Il re nudo piace e la famiglia è salva e sacra
di Lea Melandri

 
Silvia Levenson

“Il re è nudo” è stato il grido di vittoria di una generazione ribelle, convinta che bastasse smascherare l’autorità e il potere per aprire la strada a processi virtuosi di cambiamento dell’individuo e della società. Oggi il “re” è davvero nudo, molto più di quanto lo fosse trenta o quaranta anni fa, ma scopriamo anche, con amara sorpresa, che, così spudoratamente esposto nelle sue segrete cose allo sguardo del popolo, piace molto di più, soprattutto se al suo fianco a denudarsi di ogni riservatezza è anche la “regina”.

Ieri, il quotidiano La Repubblica ha collocato in apertura di prima pagina la lettera di Veronica Lario, che chiede al marito, Silvio Berlusconi, pubbliche scuse per le “esternazioni” offensive nei suoi confronti durante la serata dei Telegatti. Qualsiasi sia l’interpretazione che uno voglia dare a questa scelta, non c’è dubbio che non si può liquidarla come spettacolo, scoop mediatico, trovata pubblicitaria. Per il rilievo che le è stato dato, ma soprattutto per il titolo a lettere cubitali che le fa da piedistallo –“La Cei: no alle leggi sui Pacs”- la vicenda privata Lario-Berlusconi prende inevitabilmente un significato politico.

In questi giorni si discute alla Camera di famiglia e unioni civili, proposte di legge che, al di là delle innovazioni effettive che riusciranno ad apportare, in termini di diritti e riconoscimenti giuridici, rivoluzionano pregiudizi antichi, sicurezze materiali e immaginarie, abitudini e sentimenti solidificati dalla tradizione. Su questa scena, che ha come protagonisti di primo piano lo Stato e la Chiesa - le massime autorità politiche e le gerarchie ecclesiastiche-, intenti a sbrogliare un rapporto vissuto finora come essenzialmente privato, compare all’improvviso una vicenda che, al di là del ruolo pubblico di uno dei suoi attori, attiene effettivamente alla sfera personale.

Sull’immagine di famiglia che emerge dalla lettera di Veronica Lario le opinioni saranno sicuramente diverse: chi vi vedrà una critica, come conseguenza indiretta dell’atto che rompe una indulgenza femminile divenuta intollerabile; chi, al contrario, la riproposizione idealizzata di una figura  di madre e moglie capace di sacrificare i suoi desideri personali, sopportare silenziosamente, per il bene dei congiunti, “contrasti e momenti dolorosi” del rapporto coniugale, ma anche decisa, per la stessa ragione, a chiedere che si rispettata la sua dignità di donna.

Qualcuno, considerando di scarso interesse amori, tradimenti, “beghe” di casa, dirà che si tratta ancora una volta di pubblicità gratuita per Berlusconi, per riportarlo comunque, nel bene e nel male, sotto i riflettori. L’aspetto che generalmente passa quasi del tutto inosservato è l’alienazione progressiva, inavvertita o volutamente lasciata cadere, che si sta verificando per quanto riguarda alcune vicende essenziali della vita delle persone.

Lo spostamento del confine tra individuo e collettività, l’invadenza normativa sempre più ampia e più capillare della sfera pubblica, sembrano aver consegnato, senza ritorno, l’esperienza che ognuno fa di se stesso e del rapporto con gli altri, a un discorso che prende forma “fuori di sé”, che parla le molte lingue della vita sociale, delle sue istituzioni e dei suoi potenti mezzi comunicativi. Tra questi, sicuramente, un posto di primo piano spetta oggi a istituzioni e poteri a cui solo una visibile regressione culturale poteva ridare fiato e credibilità: una politica di vertice, che isola un’èlite di professionisti con un seguito di partito sempre più esiguo; una gerarchia religiosa costretta a ripiegare sull’imperiosità di comportamenti “non negoziabili”, nel venir meno dell’antico controllo sulle coscienze; un palcoscenico mediatico che assorbe tutto il dicibile di anonime vite particolari, trasferendolo sui volti noti di pochi uomini e donne di successo.

Quanti dubbi e tormentosi interrogativi assorbirà la breccia che Veronica Lario ha voluto aprire all’interno della casa più nota d’Italia? Quanti si affanneranno a scomporre e ricomporre i legami della famiglia Berlusconi nello sforzo di gettare qualche lume sulla propria?

Non si può certo dare torto a chi vorrebbe che si alzasse il velo sui comportamenti privati dei politici che si accingono a votare sulle unioni civili, ma resta il dubbio che tanta “nudità” li renda ancora più popolari, più simili ai “normali” cittadini. Le “scherzose esternazioni” di Berlusconi, nel mescolare indifferentemente, vita privata e ruolo pubblico, non sono state forse un ingrediente essenziale del consenso che ha avuto e ha tuttora? 

L’intervista al settimanale “A”, anticipata oggi dal Corriere, casuale coincidenza o voluta risposta alla lettera pubblica di Veronica, è la conferma di quanto siano in sintonia le questioni di Palazzo e gli interni delle case dei potenti: Veronica, nelle parole di un marito che si profonde di lodi e tenerezze per una “donna speciale”, oltre che “madre meravigliosa”, è colei a cui si possono dare dispiaceri per la natura esuberante e scherzosa del consorte, avvezzo a leggere scorrerie mondane e amorose, ma non sarà mai abbandonata per convolare a nuove nozze.

Come dire che la “sacra famiglia” è salva e indissolubile. La Cei, su questo versante, non ha nulla da temere.

 

questo articolo è apparso su Liberazione del 1 febbraio 2007

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