Le stelle
di Miss Leavitt
La storia dimenticata della donna che scoprì come misurare l'universo
di
Cristina Pagetti

Agli inizi del Novecento, presso l'Osservatorio dell'Università
di Harvard (USA), per la determinazione degli oggetti presenti nelle
lastre fotografiche, venivano utilizzati dei computer umani. Naturalmente
queste persone erano donne pagate 25 cent l'ora (che corrispondevano alla
paga minima prevista) il cui compito era appunto quello di catalogare
i cambiamenti delle posizioni degli oggetti (le stelle) fotografate dai
telescopi.
Un lavoro simile era considerato noioso, e a chiedere il posto non erano
molti uomini ma soprattutto donne.
Tra queste Miss Leavitt, sulla cui vita è appena uscita
una biografia " Le stelle di Miss Leavitt" , di
George Johnson, che getta un po' di luce su questo personaggio, molto
schivo e di cui si sa ancora troppo poco.
Il libro non è solo la storia della Leavitt ma un resoconto di
quanto avvenne nei primi decenni del secolo scorso quando si discuteva
se l'universo fosse rappresentato dalla sola Via Lattea (di dimensioni
tre volte superiori a quello che si ritiene attualmente), oppure che fosse
sconfinatamene più grande e complesso. La Leavitt era impegnata
a studiare una serie di fotografie relative alla Piccola Nube di Magellano,
dalle quali si capiva chiaramente che si trattava di un gruppo di stelle
situate al di fuori dalla Via Lattea (anche se in verità
alcuni astronomi pensavano che esse ne facessero parte).
Questo sistema di stelle conteneva molte Cefeidi le quali presentavano
un periodo di pulsazione tanto più lungo quanto più apparivano
brillanti al massimo dello splendore. Come si ricorderà, questa
regolarità non si riscontrava nelle cefeidi che si potevano osservare
in altre zone del cielo. Come mai ciò accadeva proprio per quelle
della Piccola Nube di Magellano? La Leavitt comprese che ciò doveva
dipendere dal fatto che le cefeidi presenti nella Nube di Magellano erano
più o meno tutte situate alla stessa distanza da noi, ragione per
cui la loro magnitudo apparente era in pratica una magnitudo assoluta:
con la differenza che essa era riferita alla distanza a cui si trova la
Piccola Nube di Magellano invece che a 10 parsec.
Questa distanza tuttavia non si conosceva, ma se si fosse riusciti a misurarla,
la magnitudo assoluta della stella si sarebbe potuta stabilire attraverso
la durata del suo periodo di pulsazione, il quale appariva, come abbiamo
detto, tanto più lungo quanto più intensa era la luminosità
al massimo dello splendore. Studiando con attenzione le foto della Piccola
Nube di Magellano, scattate in tempi successivi, la Leavitt fu in grado
di scrivere una relazione che legava la magnitudo assoluta delle cefeidi
con la lunghezza del periodo di pulsazione. Da questa relazione periodo-luminosità
si poteva dedurre quale periodo avrebbe dovuto avere una cefeide che presentava
una certa magnitudo assoluta, e viceversa a quale magnitudo assoluta doveva
corrispondere una cefeide che presentava un certo periodo di pulsazione.
A questo punto non rimaneva altro che determinare la magnitudo assoluta
di una sola cefeide per conoscere quella di tutte le altre.
Con questo parametro fu possibile cominciare a misurare l'universo nelle
grandi dimensioni.
Ma chi era in realtà Henrietta Swan Leavitt?
Nata a Cambridge nel Luglio 1868 (Massachusetts) si diplomò al
Society for Collegiate Instruction of Women (ora Radcliff College). Non
era una sprovveduta e si era laureata brillantemente in astronomia. Quando
nel 1893 si unì all'equipe dell'osservatorio a titolo di volontaria
Henrietta Swan Leavitt aveva 25 anni. Figlia di un pastore congregazionalista
Si era proposta di studiare l'astronomia. Nella sua brillante carriera
universitaria gli unici problemi li ebbe con la storia e solo al quarto
anno si iscrisse ad un corso di astronomia e ne uscì con il massimo
dei voti. Nel 1892, poco prima del suo ventiquattresimo compleanno, Henrietta
si laureò e l'anno seguente lo passò all'osservatorio lavorando
come volontaria. Ci lavorò con alcune interruzioni, durate anche
un paio d'anni, sino a che non ci ritornò a tempo pieno nel 1902.
Trascorreva le sue giornate dedicandosi a quel lavoro scrupoloso, talmente
assortita nelle sue misurazioni che uno dei colleghi in seguito l'avrebbe
definita posseduta da "uno zelo quasi religioso".
Non è risaputo cosa la colpì dell'universo stellare, donna
schiva e riservata non si sposò e morì giovane. Alla sua
morte un collega anziano disse di lei:" Miss Leavitt aveva ereditato,
in una forma in qualche modo addolcita, le austere qualità dei
suoi antenati puritani. Prendeva la vita sul serio. Pareva interessarsi
ben poco ai più banali divertimenti".
Leavitt lavorò sporadicamente durante gli anni ad Harvard, spesso
ostacolata da problemi di salute e doveri familiari. Ma dal 1921 , quando
Harlow Shapley prese il posto di direttore dell'Osservatorio, lei
fu messa a capo della sezione che si occupava di fotometria astronomica.
Morì di cancro alla fine di quell'anno. Le sono stati dedicati
un'asteroide, 5383 Leavitt e il cratere Leavitt sulla Luna.
Oltre al contributo fondamentale sulle Cefeidei, determinò la "Sequenza
polare nord", parametro fondamentale per la determinazione delle
magnitudini stellari, e veniva sollecitata dai maggiori astronomi del
tempo per indagare in vari campi quali ad esempio le relazioni esistenti
nelle variabili di ammasso appena scoperte. Faceva parte di almeno una
commissione scientifica internazionale ed era considerata una lavoratrice
precisa e puntigliosa. Scoprì ad esempio tre "novae"
e un numero straordinario di stelle variabili.
Sulla base del lavoro scientifico svolto, il matematico svedese Gosta
Mittag-Leffler la propose per il Nobel. La nomination era dovuta proprio
alla sua formulazione della relazione periodo-magnitudine delle Cefeidi.
Tuttavia poiché era già morta non potè essere nominata.
Le sue ricerche favorirono i successivi studi di Edwin Hubble,
noto principalmente per la scoperta, assieme a Milton Humason,
nel 1929, della legge empirica redshift/distanza, oggigiorno universalmente
nota come "legge di Hubble".
George Johnson
Le stelle di Miss Leavitt
Codice Edizioni, 2006
cristina.pagetti@libero.it
26-09-06
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