Annie Leclerc, Della Paedophilia

 

 

 

Presentazione

di Luciana Piddiu

 

Non è bastata una vita intera ad Annie Leclerc per dare forma compiuta alla sua riflessione sulla Paedophilia. Su quel nodo inestricabile che trasforma e avvelena l’amore per i bambini in abuso e violenza mortifera. In quale profondità si cela la chiave del mistero? Quell’amore assoluto e accecante, quell’adorazione che è nutrimento necessario per la vita umana, improvvisamente si converte nel suo contrario. 

E’ stata Nancy Huston, dopo la morte dell’autrice, a portare alla luce questo breve testo di fulminante intensità emotiva. Pensiero poetante quello di Leclerc che nasce da una dolorosa esperienza che ha spezzato irrimediabilmente la sua infanzia. Il tempo della fiducia incondizionata negli adulti, dell’apprendimento giocoso della parola, del mondo incantato di profumi e sapori della campagna, finito per sempre dopo l’esperienza di abuso. 

Ad esso è seguito il silenzio, la perdita della parola, la morte dell’infanzia. 

Difficile definire il genere di testo. Potremmo dire che è un saggio filosofico, di quella filosofia che non germoglia dalla separazione dal corpo, dalla ragione disincarnata, ma al contrario nasce dall’ascolto del corpo e della sua verità. E’ attraverso questo duro percorso tra le emozioni vissute che Leclerc trova la risposta  alla domanda iniziale.

’’Paedophilia  recouvre de fleurs immondes la grande peur de mort’’                                       

 

 

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Dalla Prefazione di Lea Melandri

“Le cose a cui non riusciamo a dare un nome è come se non esistessero. Lo stesso si può dire per passioni, esperienze essenziali dell’umano che per la loro ambiguità sembrano destinate a rimanere impensabili, e di conseguenza private della condizione necessaria per essere dette. Nella maggior parte dei casi, il silenzio che fa sprofondare l’io in se stesso è, paradossalmente, coperto da un grande clamore e da manifestazioni evidenti di ciò che non può essere mostrato.

Tra le parentele insospettabili, e perciò indicibili, vi è senza dubbio quella tra l’amore per i bambini e il desiderio sessuale dell’adulto che si spinge fino ad abusarne, tra la parola “paedophilia” - in greco: attrazione per il bambino, dove il sesso ancora non compare- e il corrispettivo “pedofilia”, che ha finito per designare solo una questione di sesso.

Il libro di Annie Leclerc nei suoi contenuti, ma si potrebbe dire nella sua stessa lenta costruzione - fatta di note, aggiustamenti continui, rimasti nel cassetto fino alla pubblicazione avvenuta dopo la sua morte ad opera dell’amica Nancy Huston- è il tentativo appassionato e coraggioso di dare un “nome”, o quanto meno un tratto riconoscibile nei suoi “infiniti segreti”, a un sentimento “inscritto nel destino comune dell’umanità”, in cui si mescolano fino a confondersi la bellezza, l’amore e la violenza. L’adorazione del bambino, per ciò che esso rappresenta - la beatitudine dell’infanzia, la sconfitta della morte, la benevola protezione dell’adulto - accomuna tutti, ma con esiti diversi: può risvegliare gioia, vita e al medesimo tempo pulsioni distruttive, di morte.

Difficile individuare il confine tra la voracità dei baci, dei teneri abbracci di una madre, di un “corpo a corpo” che passa attraverso la bocca, e il desiderio del pedofilo che nella resa, nella malleabilità e impotenza del bambino “esplora il suo potere sul mondo”, distruggendolo e insudiciandolo a suo piacimento”.

 


QUARTA DI COPERTINA

Potrei dire la mia? Sussurra Cappuccetto Rosso alla quale ben inteso non si chiede mai il parere, sia che si tratti del lupo o dei genitori, che parlano sempre al posto suo …”


Non c’è niente di convenzionale o di scontato in questa storia: non è convenzionale la luminosa Annie Leclerc, autrice del testo; non l’argomento, assolutamente tabù e relegato, generalmente, alle pagine di cronaca nera. Questo testo, non completamente compiuto (è stata l’amica Nancy Huston a ritrovarlo tra le carte lasciate da Annie Leclerc dopo la sua morte), ma così coinvolgente, profondo e allo stesso tempo poetico, è il tentativo appassionato di dare un nome ad un sentimento in cui si mescolano, fino a confondersi, la bellezza, l’amore e la violenza. Con una scrittura capace di una liricità intensa e di affondi inaspettati in ciò che resta di impensabile della vita psichica, Annie Leclerc, che ha conosciuto nell’infanzia la confusione e lo smarrimento prodotti da un’aggressione sessuale, tenta di restituire la parola alla bambina violata, rimasta afona per il tradimento compiuto dall’adulto.



Photo: Actes Sud-Leméac

Annie Leclerc
(1940-2006)

filosofa e docente di filosofia, è una figura centrale del femminismo francese dopo il Maggio ’68. Laureata alla Sorbona di Parigi nel 1963, si impone all’attenzione del pubblico con il libro Parole de femme, Ed. Grasset (1974). Ma il libro, che le dà la fama, segna anche la rottura del forte sodalizio con Simone de Beauvoir, con la quale aveva collaborato attivamente in occasione del “Manifeste des 343” per il riconoscimento del diritto all’interruzione di gravidanza. Fortemente influenzata dalle ricerche di Michel Foucault, si batte fino agli anni ’90, per i diritti dei carcerati.

 

Annie Leclerc
Della Paedophilia e altri sentimenti
Malcor D' edizioni, marzo 2015, pag.109

 

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