Basta femminicidi

Adriana Gulizia


Il 25 giugno 2012 la Relatrice Speciale contro la violenza sulle donne, Rashida Manjoo, ha presentato a Ginevra, nell'ambito della 20ma sessione del Consiglio sui Diritti Umani dell'ONU, il primo Rapporto tematico sugli omicidi basati sul genere, femminicidi e femmicidi.
Dice il rapporto: “queste morti non sono isolati incidenti che arrivano in maniera inaspettata e immediata, ma sono l’ultimo efferato atto di violenza che pone fine a una serie di violenze continuative nel tempo”. Un’analisi serrata su cause e conseguenze di una politica che ancora troppo poco fa per eliminare le disparità di genere.”

63 le donne uccise da gennaio a giugno di quest’anno in Italia. Il 13% aveva chiesto aiuto per stalking. 63 donne in 180 giorni, una ogni tre giorni, con una violenza trasversale da Nord Sud, tra ceti alti, medi e bassi, tra persone colte e analfabeti. Un lutto costante che investe questa Italia che se ne frega, che nega, che parla ancora di “violenza privata” e non di odio di genere. Numeri in aumento, sì noi donne siamo numeri, statistiche, non ancora persone, pance, cuori.

Oggi Legnano è in lutto per Stefania Cancelliere, che aveva chiesto aiuto, ma è morta massacrata a 39 anni. Perché? E la responsabilità è anche mia? Io penso di sì.

Gli italiani e le italiane non vedono e i telegiornali non dicono, che la nostra società ha preso una deriva culturale, di linguaggi e di immagini che porta le donne a perdere progressivamente il diritto ad esistere come persone. Vengono perpetrati sui giornali, nelle televisioni, in politica, atteggiamenti stereotipati circa i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia, nella società e nell’ambiente di lavoro. La donna è ridotta a oggetto di piacere del maschio.

Un esempio ne è l’odiata Cancelliera Merkel quando non viene attaccata sul piano politico ed economico, ma sul piano personale, perché una femmina, anche se capo di stato, deve essere sempre “chiav..” per il maschio. Quale altro uomo politico è mai stato attaccato sul piano personale in modo così pesante? Non è anche questa violenza sulle donne? Com’è possibile che non ci rendiamo conto che noi donne siamo tutte denigrate insieme alla Cancelliera? Tutte catalogate sotto la categoria delle “chiavab..” o “inchiavab...” Non abbiamo diritto ad essere persone, ma restiamo oggetti del desiderio maschile.

Molte donne stanno lottando, in tutta Italia, soprattutto sui blog, perché vengano riconosciuti e tutelati i nostri diritti umani. Lottano perché le vostre madri, le vostre sorelle, le vostre figlie e le vostre amiche possano essere rispettate come persone e non siano più oggetto di violenza da parte di chi le vorrebbe sempre pronte a soddisfare le esigenze maschili, non solo sessuali. Lottano perché l’alternativa non sia “o compiacente o morta”.

Noi donne dobbiamo lottare per mantenere una cultura di equità, per avere una rappresentanza nelle Istituzioni, per avere una rappresentanza nei posti del potere economico e nel CdA RAI, che può veicolare il superamento della cultura misogina attraverso i programmi televisivi. Noi donne dobbiamo unirci per aiutare l'Italia, gli italiani e le italiane a modificare la rappresentazione delle donne nei media e il trasversale misoginismo.

Se l’interrogativo che adesso sorge è: “e io cosa ci posso fare?” rispondo che a Legnano un gruppo di persone si è posta questa domanda e si sta muovendo per costituire un’associazione culturale che abbia lo scopo di promuovere la civiltà del rispetto di genere. Bisogna che iniziamo a fare qualcosa noi in prima persona, senza aspettare che sia qualcun altro a decidere per noi, a fare per noi, a tutelarci. Bisogna iniziare a fare rete tra noi persone civili.
Se volete farne parte, se volete partecipare, uomini e donne, contattatemi pure a questo indirizzo e-mail: donne.legnano@libero.it
Apriamo gli occhi sulla realtà: basta negazionismo, basta femminicidi.
Con affetto

29-06-2012

 

 

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