Carissime compagne, carissimi compagni

di Cristina Ibba, Marta Proietti Orzella, Bruno Carboni, Nunzia Scano

 

Care compagne,                                            
cari compagni,                                                                                                                           
caro Franco,
caro Michele

da circa 15 mesi (dal gennaio 2007) abbiamo iniziato l’esperienza all’interno della segreteria federale e del C.P.F. , dopo un congresso sofferto, dopo anni di vita di partito sofferti.
Il congresso straordinario ci aveva ridato speranza, coraggio, nuova passione.
Abbiamo da subito cercato di superare quell’ esasperazione correntizia che per anni aveva ingessato il partito e soprattutto non aveva permesso, a tante compagne e compagni, di mettere a disposizione le loro competenze ed energie migliori.
Abbiamo sostenuto con forza la necessità di ricercare nuove coordinate sulle quali fondare la pratica della trasformazione sociale, attraverso dibattiti e riflessioni che mettessero al centro le differenti soggettività e soprattutto la consapevolezza della parzialità dei differenti punti di vista.

Questi sono stati i presupposti che ci hanno permesso di iniziare quel processo di lavoro comune, riflessione, scavo, conflitto con gli altri partiti della sinistra arcobaleno e con i tanti movimenti che operano da anni anche nella nostra realtà territoriale.
Abbiamo creduto fermamente che la crisi della politica, la crisi soprattutto della sinistra, si dovesse combattere oltre che con l’elaborazione teorica prodotta dalle tante soggettività politiche che avevano animato le straordinarie manifestazioni del 20 ottobre e del 24 novembre, anche attraverso pratiche politiche veramente innovative, attraverso cioè una sperimentazione coraggiosa di modalità di direzione politica alternativa.

Perché si la politica è sogno, ma inizia qui e ora.
Ecco perché il paradigma della non violenza abbiamo cercato di farlo diventare impegno soggettivo facendo un lavoro su noi stessi/e, nella ferrea convinzione che, per mettere a valore le nostre molteplici complessità ed eliminare quei rapporti muscolari tipici dei partiti comunisti novecenteschi, fosse necessaria la pratica del dialogo, del confronto, dell’ascolto.
Volevamo far rinascere un partito diverso, come ci siamo detti anche a Carrara, un partito diffuso, un partito orizzontale.

E invece ci siamo trovati di fronte un partito escludente dove permane la logica del nemico-amico e quindi di tutte le conseguenti azioni “violentissime” per annientare l’avversario.
Avversario è in genere colui o meglio colei (perché  questo è soprattutto un partito misogino) che esprime un dissenso, che non cede alle logiche del capo-bastone una persona autonoma e libera nel pensiero.
Un partito dove è diffusissima l’idea della politica intesa come occupazione di luoghi istituzionali, quindi come presa e gestione del potere; un partito che ha assorbito certi comportamenti da quei modelli sociali che vorrebbe contrastare e cambiare.
Le logiche personalistiche, il presenzialismo e l’arrivismo si esplicano soprattutto in quei circoli che esistono solo come comitati elettorali.

Anche a queste logiche ci siamo contrapposti, ma senza risultato perché è troppo strutturata la gerarchia del potere interno.
Il nostro lavoro, molto umile, volontario, generoso, aperto ad una continua ricerca e sperimentazione sia nelle forme che nei contenuti, è stato mortificato da una ristretta oligarchia che ha la pretesa di rappresentare tutto, parlare di tutto, decidere di tutto.
Abbiamo creduto che per un reale rinnovamento i compagni, ma soprattutto le compagne, avrebbero dovuto rompere totalmente quella sudditanza psicologica che li ha portati ad adattarsi, omologarsi e a farsi legittimare solo dalla struttura dirigenziale.
Anche la democrazia di genere è stata tradotta in pura pratica di cooptazione.

Pensiamo che sia totalmente estraneo alla democrazia di genere anche quel contorno politico al femminile che l’oligarchia dirigenziale cerca di esibire dentro le istituzioni e dentro al partito, spacciando per nuove modalità politiche quelle che in realtà altro non sono che vecchie pratiche di potere per niente democratiche.

Pertanto non è più possibile per noi “abitare” questo partito dove ogni giorno aumenta il divario tra le dichiarazioni d’intenti, l’elaborazione politica e le pratiche politiche.
Un partito concepito in maniera proprietaria, funzionale  alla conservazione e alla riproduzione delle sue classi dirigenti, escludente e mortificante per tante compagne e compagni che quotidianamente da anni danno il loro valido contributo in sordina.

Per questo abbiamo deciso non solo di dimetterci dai nostri incarichi politici, ma di portare la nostra passione e il nostro impegno fuori da questo partito con la convinzione che possano esserci spazi per una sinistra aperta alle pluralità e alle differenze e per un esercizio della politica non confinato nelle stanze dei partiti.
Ringraziamo tutte le compagne e i compagni che in questo anno ci hanno sostenuto, sia in Sardegna che nel territorio nazionale, contribuendo al nostro percorso politico e personale.

Cagliari 13 aprile 2008

Un abbraccio

Cristina Ibba, segretaria Federale Cagliari
Marta Proietti Orzella, segreteria federale Cagliari
Bruno Carboni, segreteria federale Cagliari
Nunzia Scano, comitato politico federale Cagliari


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