Libertà ambigua : il valore della diversità *
del Gruppo Soggettività Lesbica
Libera Università delle donne


Marianne von Werefkin

 

Libertà : termine inscindibilmente legato a fraternità e uguaglianza; eppure molte di noi sentono prioritario rivendicare il bisogno di libertà.

Fraternità evoca solidarietà ma rimanda soprattutto al genos, al legame di sangue, ad un universo di uomini e battaglie con un retroterra di religiosità e buonismo.

Uguaglianza fa riferimento ad un’utopia di pari possibilità materiali ma anche alla negazione delle diversità e all’omologazione. Restringe il campo ad un’unica norma che appiattisce ogni diversità.

Perché preferiamo il termine libertà?

Anche il concetto di libertà è ambiguo proprio perché è astratto e lontano dalla materialità delle vite. Per questo rimanda a significati estremamente diversi

Certamente è diverso il concetto di libertà  per una donna o un uomo, per un nero o un bianco, per un ricco o un povero, per un occidentale o un senegalese. Ha una sua specificità anche per una lesbica che vive all’interno di una cultura fondata sull’  eterosessualità obbligatoria considerata presupposto naturale e fondativo di ogni istituzione sociale (1)

Proprio per questo possiamo parlare di libertà solo “posizionandoci” partendo cioè dalle coordinate del luogo in cui ci collocano le nostre specificità.

Per tutte noi libertà rimanda alla possibilità di essere se stesse (secondo l’antico monito: ”Sii ciò che sei”) in una società che ci fa sentire ingabbiate
 

Libertà come possibilità di espandersi in uno spazio non solo orizzontale: ”Aprire la porta sul sole e la luce e andare…” ma anche di radicamento verticale che consenta, cioè, respiro e radici. Uno spazio ”intorno” ma anche “interno” che permetta innanzitutto la libertà del pensarsi al di fuori di categorie date.
 

Libertà dagli interdetti sociali ma anche dalle dipendenze affettive. Possibilità, quindi, di viversi tutte le proprie sfaccettature affettive, sessuali ed economiche. E’ a questo punto che diventa chiaro il legame tra libertà e uguaglianza: se non c’è una base di uguaglianza per tutti la libertà diventa qualcosa di molto individuale e sopraffattorio (Per esemplificare possiamo far riferimento alla libertà dei coloni israeliani che difendono manu militare i loro territori sottratti ai Palestinesi)

Nella vita di ognuna di noi libertà ha acquisito una declinazione specifica:

C’è chi racconta di aver vissuto la propria scelta di essere lesbica come liberazione e strategia di individuazione in una famiglia di nove donne e dal loro concetto di ”maternità perpetua”

Chi ha vissuto la libertà come peso nel doversela assumere e gestire: libertà, quindi, come grande carico di responsabilità che si vorrebbe demandare alle norme e all’autorità. In questo caso il mito della libertà individuale diventa una fuga dalla responsabilità e dall’impegno personale nelle relazioni o nel contesto sociale.

Come è possibile immaginarci libere fuori dalla trama delle relazioni e dei legami sociali?

C’è chi, infine, riconosce come libertà proprio l’uscire dallo schema mentale che ci fa considerare emarginate e prive di rappresentazione. Libertà è potersi pensare come soggetti a pieno titolo.

D’altra parte anche il termine “soggetto” ha una doppia valenza. Sta ad indicare tanto la possibilità di essere protagoniste/i quanto quella di essere assoggettate/i (2): la libertà di essere soggetto “chiuso” che chiede di essere incluso o, piuttosto, soggetto “aperto” che si rifiuta di venire inglobato dal sistema e che è sempre “in transito”

 


 

1

Teresa de Lauretis, Soggetti eccentrici, Feltrinelli, 1999

Audre Lorde, Sister Outsider, The  Crossing Press, USA, 1984

2  

Judith Butler, Scambi di genere, Sansoni, 2004

 

*

Il contenuto di questo articolo esprime in maniera succinta una serata di discussione/autocoscienza del gruppo sul tema della libertà

 

25 marzo 2006