Silvia Conforti, Anch'io potrò volare
di Liliana Moro


 

Romanzo storico, proprio nel senso manzoniano di un “romanzo misto di storia e d'invenzione". In questo caso la storia non è solo la "grande storia" quella degli eventi politici, pubblici, che coinvolgono un'intera epoca, ma è autentica anche la storia dei protagonisti, che non sono personaggi storici ma gente comune e proprio le loro vicende sono storiche, nel senso che si basano su dati accertati e documenti.

 

Ci troviamo, in questo caso, di fronte alla ricostruzione romanzata della vita degli antenati, dell'amica e socia della Lud Miranda Ragazzoni, la quale ha fornito alla scrittrice gli elementi di fatto che l'hanno ispirata.

Occasione dell'incontro tra la scrittrice e la testimone, tra Conforti e Ragazzoni è stata la pandemia di Covid19 diffusasi nel 2020, che a molti ha richiamato quella dell'influenza detta “spagnola”: entrambe hanno devastato l'Europa segnandone le popolazioni in profondità, entrambe sono giunte inattese dalle opinioni pubbliche, anche se le premesse erano chiare a chi le volesse vedere, entrambe hanno segnato un crinale della storia. Non in senso positivo.

Dunque Miranda, in un testo pubblicato sul sito della Lud ricorda lo strano destino dei nonni, uccisi entrambi dalla pandemia a pochi giorni di distanza l'uno dall'altra, lasciando tre bimbi orfani. Silvia legge e si innamora della vicenda, il contatto è presto realizzato e nasce questo romanzo.

 

Il contesto storico è quello di inizio '900, fino alla Prima Guerra Mondiale e agli anni del primo dopoguerra. Dato storico sono anche le condizioni di vita e di lavoro dei minatori del Monte Amiata; la condizione delle donne, in particolare, strette tra le rigide regole familiari e la povertà, il pesante lavoro domestico e nelle miniere di mercurio, - dove anche donne e ragazzi lavoravano al trattamento del minerale.

Può capitare allora che una ragazza, Ida, conscia della propria dignità, fugge lontano alla ricerca di una vita migliore, insieme ad un'amica, e arriva fino a Napoli. Conduce così un'esistenza più libera, ma sempre segnata dal bisogno di lavorare, può allora incontrare un padrone di casa che allunga le mani oppure un'anziana nobildonna eccentrica ma affettuosa e generosa. Sarà lavorando nella sua casa che incontra l'amore.


L'universo femminile è al centro della narrazione con la fitta rete di sostegno in cui si muove la giovane Ida e soprattutto con la granitica solidarietà tra Norma e Aurora, le due sorelline sue figlie, rimaste orfane di entrambi i genitori.

C'è anche l'amicizia tra la zia delle bimbe, la sorella del padre, che vive a Milano, e la sua sarta Maria, così che Maria desiderosa di maternità possa adottare la piccola che diverrà in seguito madre di Miranda.


Tuttavia non ci troviamo di fronte ad un quadro in bianco e nero con tutto il positivo al femminile e il negativo al maschile, tutt'altro: non mancano, come nella realtà, donne negative, come la rigida madre di Ida e nonna delle bimbe, che non ha mai un gesto di affetto per le bambine né un ripensamento nella condanna della figlia fuggita; oppure la vicina di casa di Ida a Milano, pettegola e maligna.

D'altro canto vi sono uomini molto affettuosi, come il padre adottivo o il fratello maggiore da cui le bimbe saranno separate dopo la morte dei genitori senza mai dimenticarlo; sarà proprio danzando tra le sue braccia nella scena finale del libro, che la piccola Aurora riacquisterà l'uso delle gambe perso per il trauma infantile.

 

La narrazione è condotta con vivacità, aumentata dall'alternanza dei tempi e delle vicende nella successione dei capitoli e dall'accuratezza nella ricostruzione di ambienti, paesaggi e personaggi.


Silvia Conforti, Anch'io potrò volare,
GMlibri, 2025, pp.256, €20




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