Cristina Battocletti, Epigenetica Liliana Moro
Un romanzo spiazzante, per molti aspetti, a partire dalla struttura narrativa che alterna capitoli aperti da indicazioni di date diverse, seguendo un percorso temporale che rimanda più o meno a un passato e a un presente, ma con salti, intrecci, spostamenti. Tutto ciò non toglie nulla alla comprensibilità della narrazione, che ha una stringente logica interna, ne accentua però l'eccentricità. Si tratta, infatti, della storia di Maria (nome quanto mai simbolico), una donna impulsiva ed errante, stravagante, al limite della malattia mentale. Sincera e autentica sempre. Una vita che si sviluppa sotto il segno della madre, fuggita di casa e vagabonda 'figlia dei fiori' fuori tempo con tre bambini di padri diversi, di cui non si cura, che vivono felici però con lei, in quella terra ambigua, liminale che è la laguna di Grado, con la luminescenza e l'immensità delle acque basse. Di “oscura morbidezza della laguna” scrive l'autrice, rendendola immagine della fusionalità materna. “La mamma era eccezionale, estrema, speciale, tremenda, straordinaria. In una parola, terrificante.” La relazione madre-figlia è sicuramente al centro del romanzo, con le sue tinte forti, le ambiguità, l'essenzialità. “Non avevo fatto altro che salire sul binario della pazzia della mamma, mi ero rimessa volontariamente nel suo calco. Avevo il compito di battere sulla tastiera le vite degli altri per perpetuare la sua.
La scrittura è l'altro grande tema di questo romanzo che è scritto in modo superbo, mai un termine scontato, ovvio e stupende le pagine che descrivono, appunto, il processo creativo “Il dio della scrittura sa essere implacabile” Questa scrittura sostiene efficacemente il ritmo incalzante, i paesaggi sontuosi, le definizioni imprevedibili di luoghi e di persone. “...Milano mi sembra quasi tenera con la sua periferia grigia accarezzata dalla luce fredda dei lampioni. Così nuda del suo asfalto, malinconicamente brutta.”
Questa vicenda di svolte e rotture si conclude con un ricongiungimento tra madre e figlio: il figlio abbandonato e poi cercato riesce alla fine a chiamare “Mamma!” quella donna che non ha praticamente visto mai, portandone sempre dentro di sé l'immagine.
Cristina Battocletti, Epigenetica, 4-11-2024 |