Nadia Maria Filippini, “Mai più sole” contro la violenza sessuale. Una pagina storica del femminismo degli anni Settanta Liliana Moro
Il virgolettato del titolo contiene il messaggio fondamentale del libro, almeno quello che io ho sentito risuonare più profondamente: “Mai più sole” . Questo vale non solo per il contrasto alla violenza fisica, come nel caso oggetto del libro, il processo per stupro celebrato a seguito della -inattesa- denuncia della vittima, a Verona nel 1976. Fu il primo in Italia in cui venne richiesto che si tenesse a porte aperte e che il movimento delle donne venisse riconosciuto come parte civile. Essere insieme è necessario per tutto, per tutti i momenti e le situazioni in cui occorre un cambiamento. Il cambiamento, di vita e di pensiero, per le donne può avvenire solo se si agisce insieme. Un 'insieme' che trasforma il privato in collettivo (allora con la pratica dell'autocoscienza) e in politico (quando si apre il rapporto con le istituzioni); un 'insieme' che contempla la presenza di un movimento delle donne. Lo dice la stessa protagonista del processo, una ragazza di 16 anni, che dalla sua cittadina va a Verona a cercare, alla sede dei gruppi femministi veronesi, le donne del collettivo.
“Questa violenza che ho subito come donna mi ha fatto capire la vera condizione della donna” dichiara “Alma” uno pseudonimo. Ho ammirato la scelta di non riportare il vero nome della protagonista, per proteggerla anche oggi, è una scelta di vicinanza, di solidarietà.
Come è di provincia questa storia. Dunque siamo nel 1976 a Verona, una città “di provincia” che si è sentita messa ai margini rispetto alla capitale, alle grandi città, tanto che si considera il primo processo per stupro quello avvenuto in realtà due anni dopo, ma a Roma. A volte proprio la provincia è luogo di trasformazione, di cambiamento e qui per la prima volta si è fatta palese in un tribunale la metamorfosi che era avvenuta in Italia in quegli anni.
Fondamentale, per salvaguardare la forza collettiva delle donne, è scrivere la storia del movimento delle donne. Il libro di cui parliamo è un mattoncino importante. Ricostruisce rapidamente la storia del femminismo italiano e in dettaglio di quello veronese, nato in una cucina, significativamente. Tra l'altro fornisce una ricca bibliografia, pubblica documenti dell'epoca e riporta fonti orali, interviste a testimoni dirette. Ad esempio Raffaella Poldelmengo ricorda :
Viene qui testimoniato l'affermarsi di un punto di vista nuovo, che si sentiva forte. Per la prima volta si usano i media per porre il problema della violenza. Molti giornalisti furono solidali, era “un periodo illuminato per la stampa” scrive Filippini. Va ricordato anche che all'epoca erano attive testate femministe come Effe, Noi donne, Quotidiano donna. Nonostante la forte mobilitazione e i cambiamenti nella 'morale corrente' proprio anche a seguito di eventi come questo, furono poi necessari 20 anni per avere un cambiamento legislativo, per cui lo stupro da reato contro la morale passa ad essere considerato un reato contro la persona (Legge 66/1996). In Francia occorsero solo due anni per il cambiamento legislativo, anche se lì la mobilitazione partì dopo, le femministe italiane furono avanguardia allora. Sono dati poco presenti nel sapere acquisito, anche delle donne, perché il rischio che la storia delle donne sia cancellata o distorta è sempre fortissimo, che sia cancellata quella del femminismo è praticamente una certezza. Viene giustamente ricordato che, non solo in Italia, gli stupri di guerra non venivano risarciti proprio in quanto non reati contro la persona, quindi le vittime non li denunciavano nemmeno per non subire anche l'ostracismo sociale che condanna le vittime e non i colpevoli.
Infatti dopo il processo, “Alma” è costretta a emigrare, andarsene dal paese, che la respinge proprio per la scelta di aver parlato, aver mostrato la violenza nascosta, essere uscita dai ruoli di silenzio e sottomissione (la donna perfetta è quella “che la piasa, la tasa, la staga in casa”) mentalità condivisa da molte donne. Così come le madri degli stupratori che difesero con veemenza i loro figli maschi e attaccarono le femministe nel periodo del processo. Oggi la Corte Europea dei diritti dell'uomo ha sanzionato l'Italia nel 2021 per il permanere di vittimizzazione secondaria dopo le denunce nelle istituzioni giudiziarie. E la violenza si è forse acuita : chi non vuole il cambiamento uccide. Dal 1° gennaio al 20 novembre 2022 sono stati registrati 104 femminicidi.
Inoltre la guerra, ora in atto anche in Europa, mostra il volto violento della cultura patriarcale portato ai comportamenti più estremi: nessuna mediazione, nessuna possibilità di dialogo e di rispetto. E, come giustamente scrive Filippini in chiusura, i movimenti di donne ci sono : Non una di meno, Meetoo.
Nadia Maria Filippini, “Mai più sole” contro la violenza sessuale. Una pagina storica del femminismo degli anni Settanta, Viella, 2022, p 169, €22
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