Nadia Maria Filippini, “Mai più sole” contro la violenza sessuale. Una pagina storica del femminismo degli anni Settanta

Liliana Moro



 

Il virgolettato del titolo contiene il messaggio fondamentale del libro, almeno quello che io ho sentito risuonare più profondamente: “Mai più sole” . Questo vale non solo per il contrasto alla violenza fisica, come nel caso oggetto del libro, il processo per stupro celebrato a seguito della -inattesa- denuncia della vittima, a Verona nel 1976. Fu il primo in Italia in cui venne richiesto che si tenesse a porte aperte e che il movimento delle donne venisse riconosciuto come parte civile.

Essere insieme è necessario per tutto, per tutti i momenti e le situazioni in cui occorre un cambiamento. Il cambiamento, di vita e di pensiero, per le donne può avvenire solo se si agisce insieme. Un 'insieme' che trasforma il privato in collettivo (allora con la pratica dell'autocoscienza) e in politico (quando si apre il rapporto con le istituzioni); un 'insieme' che contempla la presenza di un movimento delle donne.

Lo dice la stessa protagonista del processo, una ragazza di 16 anni, che dalla sua cittadina va a Verona a cercare, alla sede dei gruppi femministi veronesi, le donne del collettivo.
Una di loro, Anna Poli, racconta:

“Me la sono trovata davanti e mi ha detto: “sei tu la Anna?” e io le ho detto “sì”; “volevo parlare con te” e allora abbiamo parlato. Poi è stata ospite a casa mia... si è stabilito un rapporto di fiducia e di amicizia. Era giovane ma era una ragazza molto matura, aveva una bella testa”

Questa violenza che ho subito come donna mi ha fatto capire la vera condizione della donna dichiara “Alma” uno pseudonimo. Ho ammirato la scelta di non riportare il vero nome della protagonista, per proteggerla anche oggi, è una scelta di vicinanza, di solidarietà.


Per inciso voglio osservare che l'affermazione, il successo individuale di una singola donna – anche ai vertici del potere - non cambia nulla, lascia inalterate le logiche patriarcali.


Un 'insieme' che ha fatto e fa una grande differenza è stata la creazione dei Centri antiviolenza autogestiti, nati proprio dopo questo e gli altri processi per stupro degli anni '70. A Roma il 24 novembre 2007 alla Manifestazione Nazionale contro la Violenza Maschile sulle Donne era massiccia la presenza dei Centri autogestiti provenienti da moltissime città, ricordo la mia emozione stupita e felice nel vedere gli striscioni di: Reggio Emilia, Napoli, Cosenza, Padova, Pisa, Bari, Rimini... tante città di provincia.

Come è di provincia questa storia. Dunque siamo nel 1976 a Verona, una città “di provincia” che si è sentita messa ai margini rispetto alla capitale, alle grandi città, tanto che si considera il primo processo per stupro quello avvenuto in realtà due anni dopo, ma a Roma. A volte proprio la provincia è luogo di trasformazione, di cambiamento e qui per la prima volta si è fatta palese in un tribunale la metamorfosi che era avvenuta in Italia in quegli anni.

 

Fondamentale, per salvaguardare la forza collettiva delle donne, è scrivere la storia del movimento delle donne. Il libro di cui parliamo è un mattoncino importante. Ricostruisce rapidamente la storia del femminismo italiano e in dettaglio di quello veronese, nato in una cucina, significativamente.

Tra l'altro fornisce una ricca bibliografia, pubblica documenti dell'epoca e riporta fonti orali, interviste a testimoni dirette. Ad esempio Raffaella Poldelmengo ricorda :


“ C'era un grande ribollire, ci si muoveva su tutte le realtà: gli studenti e le studentesse nelle scuole, le donne nei quartieri sul problema della casa, le ragazzine che facevano spettacoli teatrali. Noi femministe... insomma è stato un bel periodo, un periodo di grande movimento e di grande gioia: essere capaci di risolvere i problemi comuni mettendosi tutti insieme è bello...”


Ho con grande piacere ritrovato testi e nomi che mi sono familiari : Luciana Percovich e Lea Melandri, i corsi 150 ore, e -con meno piacere - un clima culturale della mia adolescenza : Maria Goretti: o la verginità o la vita ! e giovinezza : il massacro del Circeo un evento che costituì un vero e proprio trauma.

Viene qui testimoniato l'affermarsi di un punto di vista nuovo, che si sentiva forte. Per la prima volta si usano i media per porre il problema della violenza. Molti giornalisti furono solidali, era “un periodo illuminato per la stampa” scrive Filippini. Va ricordato anche che all'epoca erano attive testate femministe come Effe, Noi donne, Quotidiano donna.

Nonostante la forte mobilitazione e i cambiamenti nella 'morale corrente' proprio anche a seguito di eventi come questo, furono poi necessari 20 anni per avere un cambiamento legislativo, per cui lo stupro da reato contro la morale passa ad essere considerato un reato contro la persona (Legge 66/1996). In Francia occorsero solo due anni per il cambiamento legislativo, anche se lì la mobilitazione partì dopo, le femministe italiane furono avanguardia allora.

Sono dati poco presenti nel sapere acquisito, anche delle donne, perché il rischio che la storia delle donne sia cancellata o distorta è sempre fortissimo, che sia cancellata quella del femminismo è praticamente una certezza.

Viene giustamente ricordato che, non solo in Italia, gli stupri di guerra non venivano risarciti proprio in quanto non reati contro la persona, quindi le vittime non li denunciavano nemmeno per non subire anche l'ostracismo sociale che condanna le vittime e non i colpevoli.

 

Infatti dopo il processo, “Alma” è costretta a emigrare, andarsene dal paese, che la respinge proprio per la scelta di aver parlato, aver mostrato la violenza nascosta, essere uscita dai ruoli di silenzio e sottomissione (la donna perfetta è quella “che la piasa, la tasa, la staga in casa”) mentalità condivisa da molte donne. Così come le madri degli stupratori che difesero con veemenza i loro figli maschi e attaccarono le femministe nel periodo del processo.

Oggi la Corte Europea dei diritti dell'uomo ha sanzionato l'Italia nel 2021 per il permanere di vittimizzazione secondaria dopo le denunce nelle istituzioni giudiziarie. E la violenza si è forse acuita : chi non vuole il cambiamento uccide. Dal 1° gennaio al 20 novembre 2022 sono stati registrati 104 femminicidi.

“ Il percorso di lotta contro la violenza di genere appare insomma assai più lungo e complesso di quanto immaginato nello slancio degli anni Settanta”

Inoltre la guerra, ora in atto anche in Europa, mostra il volto violento della cultura patriarcale portato ai comportamenti più estremi: nessuna mediazione, nessuna possibilità di dialogo e di rispetto.
I femminismi hanno denunciato, portato allo scoperto la violenza sulle donne che non era vista e veniva accettata come ineluttabile e naturale. Oggi occorre denunciare la guerra come violenza inaccettabile, anziché un male ineluttabile e una costante della storia umana, un evento naturale. Le donne devono affermare la loro visione di una società della cura, della solidarietà, dell'empatia, della fragilità, che è valida per tutti. Contro la logica di aggressione, prevaricazione, distruzione... dell'umanità e della natura.

E, come giustamente scrive Filippini in chiusura, i movimenti di donne ci sono : Non una di meno, Meetoo.


Nadia Maria Filippini, “Mai più sole” contro la violenza sessuale. Una pagina storica del femminismo degli anni Settanta,

Viella, 2022, p 169, €22




 

 

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