Loredana Lipperini, Ancora dalla parte delle bambine

di Liliana Moro

 

Bisogna che ci sia un bimbo in casa oppure nel giro amicale o della parentela, per rendersene conto. Il mondo delle bambine è rigorosamente rosa e quello dei bambini è marrone, nero, verde militare,  l'uno è scintillante, oscuro l'altro.

La marcatura dei generi inizia in tempi prococissimi (dai biberon per intenderci) e si approfondisce in modo inesorabile con l’infoltirsi degli oggetti, dei prodotti che affollano stanzette e armadietti. Collane e spade, mostri e fatine, pistole e fard. I colori indicano con nettezza a quale destino vengano precocemente avviati i piccoli della specie umana, almeno nella versione occidentale: la parte di sesso femminile è immersa in un limbo lezioso, luccicante e vacuo, per la metà maschile l'ambiente è violento, aggressivo e in ultima analisi triste.

Dunque a trent’anni di distanza dalla storica denuncia di Elena Gianini Belotti è ancora necessario schierarsi “dalla parte delle bambine”. In realtà dei cambiamenti ci sono stati: l’obbiettivo ormai non è più indurre precocemente le disposizioni utili per diventare una brava “massaia” (Ida Baccini, autrice per l'infanzia, scrisse “La fanciulla massaia” nel 1880), una paziente casalinga e una madre efficiente.

L'inferiorità del genere femminile rimane una costante solidamente e ubiquamente affermata, suggerita, implicata. Ma una cambiamento c'è.
Ora il modello pervasivo è quello della seduttrice e la bellezza è un dovere assoluto fin dalla più tenera età. I giochi sono trucchi, gioielli, le bambole vestono abiti succinti e hanno forme da dive porno. Non ci volevo credere e poi ho visto “le Winx”. Innocentemente sparse in vari scaffali del supermercato e nella rete: sono bambole ma dominano anche su quaderni, agende, film, giochi e gadget d’ogni genere. Prima sorridi perché sono agili, carine, hanno grandi occhi e alucce trasparenti, poi vedi che hanno l'ombelico scoperto, espongono un grande seno e hanno poteri occulti. Realizzi che sono l’oggetto d’amore e di identificazione di una bambina di quattro, cinque anni e ti corre un brivido per la schiena.

Lipperini raccoglie puntigliosa e inesorabile interventi nei blog, claim di pubblicità, dati economici e interviste. Perché non ci sono solo i giocattoli, ma vanno nello stesso senso le pubblicità e i programmi televisivi, quelli per adulti ma trasmessi in orari pomeridiani quando gli spettatori sono per lo più bambini. Programmi in cui si discutono le più spinose ed urlate questioni di coppia. E il futuro è squadernato e ben definito dentro la famiglia, che trent'anni fa si definiva "ariosa come una camera a gas" e oggi è lo scopo finale e l'orizzonte universale.

Assurdo stupirsi e scandalizzarsi se poi nel blog e in you-tube i ragazzini esaltano le loro gesta violente e le ragazzine discutono di cosmesi e di sesso con le loro coetanee. Vittime di questo ritorno a rigide differenziazioni sessuali sono in egual misura bambine e maschietti. A dilatare la marea montante mossa dai mass media c'è poi l’orda delle madri che aggregandosi nelle scuole funziona potentemente al mantenimento e rafforzamento di ruoli arcaici.

Un mondo sconosciuto agli adulti e sottovalutato dagli opinionisti, ma non dai produttori di merci e di immaginario. Grazie, dunque, a Loredana Lipperini che ha aperto una finestra davvero ampia, che non trascura nessun aspetto di quanto avvolge gli occhi e le menti dei nostri piccoli. Con cultura, acutezza e senza la supponenza degli intellettuali verso la triviale cultura di massa.

Ma a quanto pare il sasso nello stagno ha sollevato qualche onda se, uscito ad ottobre, il libro è già alla seconda edizione.

 

 

Loredana  Lipperini, Ancora dalla parte delle bambine
con una presentazione di Elena Gianini Belotti
Feltrinelli universale economica, Pagine 288, Euro 8,5

 

07/12/2007

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