Sorella Outsider- gli scritti politici di Audre Lorde

Nicoletta Buonapace

 

 

Il 26 Giugno 2014, presso la Casa dei Diritti di Milano, le associazioni Soggettività Lesbica della Libera Università delle Donne, Immaginaria e CDM, durante la settimana di eventi dedicata al Pride, hanno organizzato la presentazione di "Sorella Outsider- gli scritti politici di Audre Lorde", tradotti da Margherita Giacobino e Marta Giannello Guida. Alla presentazione è seguita la proiezione di "The Edge of Each Other's Battles: The Vision of Audre Lorde" di Jennifer Abod, 2002, USA, fornito e sottotitolato da Immaginaria. Margherita Giacobino ci ha raccontato come ha potuto realizzarsi il libro oltre a mettere in luce alcuni aspetti chiave del pensiero di Audre Lorde.

Il libro, di fatto, è stato fortemente desiderato dalla comunità lesbica che ha contribuito, con il preacquisto delle copie, a fornire i mezzi per stamparlo. Margherita stessa raccontava che in tutte le presentazioni del progetto che ha fatto in tutta Italia, ha ricevuto grandi adesioni e un entusiasmo che ripagava della fatica che tale impegno, oltre a quello della traduzione vera e propria, comportava. Questo libro nasce così davvero dal desiderio e dalla gioia.

Si tratta di un libro prezioso, intenso, in molte pagine poetico, fedele specchio dell'impegno di una vita, quella di Audre Lorde, che mai ha disgiunto il vivere dalla politica, l'amare dall'impegno contro tutte le forme di oppressione, lo spirituale dal corporeo, la poesia dall'analisi intellettuale. Questo libro raccoglie tutti gli scritti in prosa di Audre Lorde, che era soprattutto poeta. Si tratta di scritti che intrecciano linguaggi poetici, saggistici, autobiografici. Raccoglie anche una lunga e interessante intervista di Adrienne Rich e "I diari del cancro".

Audre Lorde per scrivere, pensare, si affida a quella che chiama La Donna Nera dentro di noi, la poeta, una figura che abita quel luogo profondo, al quale dobbiamo attingere per dare parola a ciò che ancora non è detto, ma "sentito" , una verità soggettiva da sondare con coraggio, per dare un senso e un significato nuovi, qualcosa che "illumina" l'esperienza, superando le barriere tra razionale e intuitivo.

Il porsi in ascolto del caos dentro di noi sfida dunque il pensiero a trovare dicibilità, perchè qualcosa d'inedito possa venire alla luce, smontando le menzogne sulle quali la cultura, la storia, la politica tradizionali, sono costruite e quel che ancora non esiste, una consapevolezza più profonda, spesso oscura, divenire pensabile. Noi non esistiamo fin tanto che non ci nominiamo; ciò che non ha nome, parola, non esiste. E' un discorso questo che riguarda la costruzione della soggettività e la necessità di creare un ordine del discorso, un simbolico, diremmo con una parola che ci è familiare, diverso da quello dominante, nel quale siamo cresciute, che ci ha condizionato e ci condiziona. Ed è straordinario che intrecci questo lavoro a un'esigenza di giustizia. Dà un fondamento etico alla politica, mettendo al primo posto il sentimento della giustizia, è una politica della passione, del cuore, contro le logiche di dominio, dalla parte di tutte/i coloro che sono vittime di discriminazione e oppressione. Non ci può essere vera liberazione, se essa non attraversa tutte le forme di oppressione. A proposito dei conflitti che possono nascere tra soggetti di oppressione diversi scrive qualcosa d'illuminante: "Questo tipo di azione è un errore frequente tra i popoli oppressi. Si basa sulla falsa idea che ci sia solo una limitata e specifica quantità di libertà da dividerci fra di noi, e che i pezzi più grandi e succosi di libertà debbano essere il bottino del vincitore o del più forte:"

Quello che colpisce di più in questo libro è la continua rete di connessioni, che il suo pensare, la sua scrittura, crea tra tutte le differenze di cui sono portatrici, portatori, soggettività diverse, per disegnare la comune appartenenza a un'umanità offesa nei suoi diritti, nei più autentici bisogni di giustizia, verità, liberazione, ma anche il riconoscimento profondo e il rispetto per l'unicità e la singolarità di ciascuna esperienza. Chiama infatti in causa i rapporti tra donne nere e bianche, tra donne nere etero e lesbiche, tra donne nere e uomini neri, tra femminismo bianco e nero, mettendo in luce le contraddizioni, le reciproche negazioni, i rischi di fraintendimento e di caduta in nuovi meccanismi di forza, di potere, cancellazione reciproca. Spinge a usare le diversità per un comune obbiettivo di liberazione, lei che, ovunque andasse, nella sua integrità, nella volontà di non negare nessuna delle parti che la facevano essere ciò che era (donna nera amante di una donna bianca, madre di una figlia femmina e di un figlio maschio, femminista, poeta, guerriera) aveva la sensazione di essere sempre un outsider dovunque si ponesse e che scrive: " L'outsider, una forza e una debolezza. Eppure senza comunità non c'è sicuramente né liberazione, né futuro, ma solo il più vulnerabile e temporaneo armistizio tra me e la mia oppressione." Questo lo annota nei Diari del cancro, coraggiosissima raccolta di pensieri che testimonia della sua battaglia intima contro la malattia ma anche, di nuovo, una battaglia politica contro le politiche di sfruttamento economico del cancro al seno. E qui testimonia di quanto ciò che l'ha tenuta in vita sia il lavoro e l'amore delle donne: "Due cose inseparabili l'una dall'altra. Nel riconoscere l'esistenza dell'amore sta la risposta alla disperazione. Il lavoro è quel riconoscimento, al quale sono stati dati una voce e un nome."

Prendere in mano il proprio sentire è dunque prendere in mano il proprio destino. Anche l'esperienza del cancro diventa qualcosa di cui appropriarsi, occasione di confronto con la paura, la rabbia, la mortalità, il dolore, ma anche l'intensa esperienza dell'amore delle donne che le stanno vicine e che l'accompagnerà fino alla fine.

Audre Lorde ci chiama a esporci, a superare la paura, scrive: "E' facendo le cose per cui devi essere forte che diventi forte." Ad ogni momento ci chiede: "Stai facendo il tuo lavoro?" che significa: "Come ti rapporti alle cose in cui credi, come le vivi non in teoria, e neppure come pura emozione, ma proprio sul piano dell'azione e dell'effetto e del cambiamento?" Questo è sorprendentemente in connessione con il concetto dell'erotico come potere e come possibilità di gioia, perché è ciò che ci spinge a vivere una vita più autentica, fonte di gioia, più fedeli a noi stesse, che ci rende meno inclini ad accettare l'oppressione, il ricatto, la menzogna. Lavoro è dunque dimensione di vita integrata all'eros, come energia, in grado di dare efficacia a un'azione e un pensiero e un amare volti a cambiare il mondo, come "un nocciolo che mi sta dentro (...). Quando lo si fa uscire dal grumo in cui è pigiato, scorre nella mia vita e la colora di un'energia che innalza, sensibilizza e rafforza tutta la mia esperienza."

 


 

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