|  TERRY &   OLD LOTHARIO
 Manuela Cartosio
  Per noia, per saturazione e  per insubordinazione avevo deciso d’ignorare (per quanto è possibile, se si  leggono i giornali) l’intervista a Terry De Nicolò, esponente di punta della  folta “école barisienne”. Poi l’ho trovata sul sito della Libera università  delle donne e ho “ceduto”. L’averla guardata e l’essere qui a scriverne  conferisce all’ennesima figurina del demi-monde berlusconiano un potere su di  me che mi scoccia terribilmente concederle. 
 Non ho nulla da aggiungere  alla querelle sulle escort  (e affini) libere imprenditrici di se stesse o subalterne ancelle della cultura e della  sessualità maschile. A mio parere sono entrambe le cose e, di conseguenza,  oltre a svelare la miseria della sessualità maschile mostrano anche una miseria  femminile. Aggiungo qualche considerazione di altro tipo.
 La prima è “tecnica”. Non  occorre essere grandi esperti di media e comunicazione per accorgersi che le  risposte di Terry sono studiate a tavolino. Dopo tre anni, per catturare  l’attenzione, servono dosi sempre maggiori di   (supposta) “trasgressività”. Terry recita la sua parte fino  all’autocaricatura. Ciò non significa che non pensi quel che dice  (purtroppo). Il punto è che lo dice per  “vendersi” meglio ai nostri occhi come campionessa del “politicamente  scorretto”. Lei non è una papi-girl qualsiasi che per farsi notare dal sultano  si getta giù dalle scale. Lei cita Sgarbi (dio mio!) sulla bellezza ,  “filosofeggia”, rivendica. Ma non c’è nulla di sulfureo in questo trattatello  immorale. E neppure di cupo, d’intonato all’ultima curva  di un regime che si disfa.  II denaro, che può essere una magnifica  ossessione algida e quasi metafisica, qui serve solo a fare la differenza tra  smeraldi e collanine, straccetti e abiti da 5 mila euro. Siamo lontani anni  luce dalla morbida leggerezza di Marilyn (“i diamanti sono i migliori amici  delle ragazze”) e dal sarcasmo aguzzo di Coco Chanel (“non si è mai abbastanza  magri e abbastanza ricchi”). In un mondo che ha per “eroe” Gianpi Tarantini, il  male c’è, ma non può diventare tragedia. Lo stesso, su scala più ampia, vale  per  Berlusconi. L’uomo ha fatto molti  danni, ma tenendoci sequestrati per vent’anni in un cinepanettone che stinge  nel porno soft, in una tavernetta brianzola popolata da mezzecalzette  ambosessi. Anche  la paura della morte,  la serialità e la compulsività , la malattia, in Berlusconi,  hanno uno svolgimento grottesco, mai  tragico.
 Qualcuna ha preso  l’intervista a Terry come un’applicazione del neo-liberismo all’alcova. Io,  invece, sono stata colpita da alcuni stilemi decisamente vetero. La divisione  tra leoni e pecore rimanda allo slogan “Meglio un giorno da leoni che cento  anni da pecore”  firmato dalla “M” di  Mussolini. E l’invidia – che i tapini da 2mila euro al mese (magari)  proverebbero per Berlusconi e la sua corte - è da secoli la chiave di volta con  cui il pensiero di destra spiega le relazioni economiche e sociali. Neo o  vetero che sia, Terry è molto di destra. Come tutte le donne - dalle ministre  all’ultima delle olgettine -  che si  affacciano in questa storia infinita di sesso&potere. E’ un particolare su  cui abbiamo sempre sorvolato. Temo per una ragione poco nobile. La connotazione  politica, anche se di segno opposto,   parifica, mette sullo stesso piano. E noi, diciamocelo, non vogliamo  metterci sullo stesso piano di Terry e le altre. Le riduciamo a corpi.
 Negli stessi giorni  dell’intervista a Terry è iniziato il lancio dell’imminente traduzione italiana  di Honey Money di Catherine Hakim,  sociologa alla London School of Economics. Tanta scienza per scoprire l’acqua  calda: il “capitale erotico” – bellezza, fascino, sex appeal – influenza tutte  le relazioni sociali, lavorative,economiche. I maschi, secondo la Hakim,  riescono a valorizzare il loro capitale erotico più delle donne che, persino in  questo caso, sarebbero discriminate. Di qui   l’invito alle donne a non “svendersi”, a conquistare l’uguaglianza. C’è  qualche differenza rispetto al Terry-pensiero? OLD LOTHARIO Berlusconi come stimolo a  farsi una cultura. “How much longer can the old lothario go on?”, si domandava  l’Economist la scorsa settimana.  L’unico Lotario a me vagamente noto (quello del Sacro Romano Impero) non  c’entra. Devo ricorrere a Wikipedia per apprendere che lothario è l’eponimo del  seduttore amorale, dal personaggio di The  Fair Penitent , poema scritto nel 1703 da Nicholas Rowe. Gay Lothario è  l’espressione entrata nel linguaggio comune, dove gay significa sia  allegro-spensierato, festevole che dissoluto-gaudente. Tre secoli dopo non ho le  idee ben chiare sulla gaytudine di Silvio.   3-10-2011 |