Paura e sicurezza
di La città delle Donne di Lucca


Elisabetta Pagani


Il governo Berlusconi promette, con il “pacchetto sicurezza” in discussione in Parlamento, di prendere tutti i mostri cattivi che rubano, violentano e spaventano, per rinchiuderli o mandarli via per sempre. Si tornerebbe alla vita ordinata, sicura dei tempi andati prima di questo esodo biblico di stranieri invadenti.

Eppure Maria, Gabriella e tante donne come loro non vivrebbero tranquille; il loro incubo non è la strada o la notte piena di assassini; loro, i mostri li hanno dentro casa, ci dormono insieme persino. La testa del persecutore, sul cuscino vicino, che russa nella notte, mentre lei spera che non si svegli e non si muove. La ragazzina di Niscemi uccisa dagli amici; a Roma, la donna delle pulizie rom, violentata dal datore di lavoro italiano e via così. Tant’è che la prima causa di morte per le donne italiane e nel resto del mondo è la violenza maschile. Le donne vengono maltrattate e uccise per mano di un uomo, più facilmente il compagno, un conoscente, un famigliare; gli sconosciuti e gli stranieri sono l’eccezione: l’eccezione che conferma la regola.

Se è vero che nel corso della loro vita quasi 7 milioni di italiane (32%) sono state violentate o picchiate e non meno di 12 milioni hanno subito torture psicologiche e molestie (compreso lo stalking) è bene sapere che negli ultimi 12 mesi ci sono stati 1.150.000 nuovi casi di violenze e 62 donne sono state uccise.
Tra le donne che hanno subito violenza, l’ISTAT ci dice che il 17,5% ha subito stupri e violenze sessuali compiuti da conoscenti, amici, familiari, il 70% ha subito stupri e violenze sessuali compiuti da mariti, conviventi e ex, mentre solo il 10% è stata stuprata da stranieri ed il 2,5% da persone non meglio identificate.
Che cosa fa il governo Berlusconi per aiutare milioni di donne vittime di violenza di cui ben tre milioni tra le mura domestiche? Ebbene decide di eliminare il Fondo istituito dalla Finanziaria 2008 con 20 milioni di euro per il sostegno alle vittime e la prevenzione. I Centri antiviolenza a supporto delle donne maltrattate restano senza i soldi che il precedente governo aveva stanziato.

Ma il massimo rispetto alla reale volontà, del ministro degli interni Maroni, di garantire la sicurezza di cittadini e cittadine lo si scopre vedendo quali reati la legge “sospendi processi”, per fermare il processo a Berlusconi appunto, va a toccare:
1) Maltrattamenti in famiglia, 2) Stupro e violenza sessuale, 3) Furto con strappo, 4) Omicidio colposo per norme sulla circolazione, 5) Omissione di soccorso, 6) Porto e detenzione di armi clandestine, 7) Usura, 8) Traffico di rifiuti e associazione per delinquere, 9) Rapina, 10) Furto in appartamento, 11) Sequestro di persona, 12) Immigrazione clandestina, 13) Sfruttamento della prostituzione, 14) Reati informatici, 15) Circonvenzione di incapace, 16) Detenzione di materiale pedo-pornografico, 17) Falsificazione di documenti pubblici, 18) Bancarotta fraudolenta, 19) Detenzione di documenti falsi per l’espatrio, 20) Aborto clandestino, 21) Incendio, 22) Incendio boschivo, 23) Corruzione giudiziaria.
Tutti reati che prevedono pene inferiori ai 10 anni, ma che sono nello stesso, tempo i più odiosi e quelli che creano allarme sociale.

E’ utile per  i governanti buttare benzina sul fuoco della paura. e dirigere la percezione dell’insicurezza sociale dal reddito, dai diritti, dai  problemi quotidiani verso la ricerca del capro espiatorio. E così anche le bambine e i bambini rom e sinti sono dei possibili pericoli a cui prendere le impronte digitali per difenderli dai loro genitori, dice Maroni, perché non li mandano a scuola. Ma cose c’entra l’obbligo scolastico con le impronte digitali?

Alla paura ed al senso di insicurezza di molti italiani e di molte donne in particolare il Governo, che ha fatto di questo tema il suo cavallo di battaglia in campagna elettorale, deve dare risposte concrete e coerenti: non accettiamo che si taglino le risorse né tanto meno che si usino questi temi come merce di scambio per salvare il premier dai suoi processi personali.
Su questi reati non si tratta, non si deve accettare nemmeno di parlarne, non nel nostro nome.

La Città delle Donne
(per informazioni: luccacittadelledonne@yahoo.it)

9-07-2008