6 gennaio 2012
Vecchie sagge, streghe, befane:

per non dimenticare

 La traduzione inedita della riflessione di Mary Daly sui Tempi dei Roghi, tratta da

Gyn/Ecology
The Metaethics of Radical Feminism
(Gin/Ecologia. La metaetica del Femminismo Radicale)
Boston, 1978

 

Mary Daly 

Capitolo sesto

I roghi delle streghe in Europa: la purificazione del Corpo di Cristo

 

Una manifestazione tipicamente occidentale e cristiana dello Stato di Atrocità androcratico è costituita dal massacro che fu realizzato in Europa*. Tra il quindicesimo e il diciassettesimo secolo, il massacro delle streghe dilagò in tutta l’Europa occidentale. Analizzando le modalità attraverso cui si realizzarono i roghi delle streghe, si possono evidenziare alcune somiglianze essenziali con altre manifestazione della Sindrome Sado-Rituale che ho già esaminato. Tuttavia, è anche fondamentale essere coscienti di alcune differenze significative - differenze che sono presenti nella società androcratica contemporanea del mondo occidentale, entro i cui confini Megere e Crone stanno lottando oggi per la sopravvivenza. L’analisi che segue esaminerà separatamente queste caratteristiche dissimili, cosi come gli elementi di somiglianza che collegano i roghi delle streghe alle altre atrocità.

*  In questa sede non mi occupo dei processi alle streghe in America, le cui dimensioni ben difficilmente si possono confrontare con i massacri di streghe nei paesi europei. I processi più noti degli Stati Uniti si sono svolti verso la fine del diciassettesimo secolo a Salem, nel Massachusetts, dove furono giustiziate venti persone complessivamente – tredici donne e sette uomini. Altre due donne morirono in prigione. (Chi legge, tuttavia, dovrebbe evitare accuratamente di visitare il museo delle streghe di Salem, dove la propaganda è tutta concentrata sulla condanna delle vittime donne). Nel Rhode Island l’impiccagione come pena per le streghe condannate non fu ufficialmente eliminata fino al 1768. Si afferma in genere che l’ultima condanna a morte di una strega nei paesi di lingua inglese sia stata eseguita nel 1730 alle Bermude e che la vittima, di nome Sarah Bassett, fosse una schiava nera (Sally Smith Booth, The Witches of Early America, New York, Hastings House, 1975). Ometto anche uno studio sulla caccia alle streghe in Africa, che fa riferimento a un contesto sociale differente, anche se in qualche modo confrontabile. Geoffrey Parrinder in Witchcraft: European and African, London, Faber and Faber, 1963, a pag. 9 scrive: “In altri continenti, dall’India al Pacifico, sono emerse forme diverse di stregoneria. Ma è in Africa che sono oggi più diffuse. Le cacce alle streghe sono molto comuni da quelle parti e i cacciatori di streghe sono membri importanti della società”. Parrinder afferma pure che normalmente si tratta di donne (anche se in quel continente anche alcuni uomini sono accusati di stregoneria), in genere di donne anziane. Anche in questo secolo, dunque, donne accusate di stregoneria sono state lapidate fino alla morte in Africa (S. F. Nadel, “Witchcraft and Anti-witchcraft in Nupe Society”, Africa: Journal of the International Institute of African Languages and Cultures, vol. VIII, N. 4 Ottobre 1935, pp. 423-47)

 

I

E’ ben noto che le streghe erano accusate di impurità sessuale. “Tutte le forme di stregoneria provengono dal desiderio o appetito sessuale che nelle donne è insaziabile” affermavano i due preti domenicani, Kramer e Sprenger, autori del Malleus Maleficarum, che fu pubblicato nel 1486 e rimase per lungo tempo il più importante catechismo di demonologia.
Chiaramente, le supposte fantasie sessuali di tali donne erano (e sono) fantasie tipicamente maschili. Trevor-Roper scrive:

Chiunque ritenga che gli assurdi e disgustosi dettagli della demonologia siano un caso unico, può utilmente dare un’occhiata alle accuse formulate da San Clemente di Alessandria contro i seguaci di Carpocrate nel secondo secolo A. C. ... oppure da san Epifanio contro gli eretici gnostici del quarto secolo A. C. ... da Sant’Agostino contro certi eretici Manichei … o ancora i commenti di Tacito contro i primi cristiani …, o quelli dei cattolici ortodossi contro Albigesi e Valdesi nel 12° secolo o i Fraticelli nel 14° secolo … In queste fantasie ricorrenti i dettagli osceni sono spesso identici, e la loro identità getta qualche luce sulle connessioni psicologiche tra le persecuzioni dell’ortodossia e la pruriginosità sessuale. L’espressione della devozione religiosa ipocrita e del sadismo non sono molto lontane tra loro.

Possiamo dunque vedere che i maschi cristiani “santi” sono in prima linea tra coloro che erano travolti dalle fantasie. Nel quindicesimo, sedicesimo e diciassettesimo secolo, le donne accusate di essere streghe diventarono lo schermo su cui proiettare queste allucinazioni. Per di più, un gran numero di donne fu torturato a livelli così estremi che confessarono qualunque cosa i loro osceni e lascivi torturatori desiderassero maggiormente, diventando così la prova vivente di queste fantasie.
Se si vuole conseguire una qualche prospettiva su queste confessioni, è utile leggere Materials Towards a History of Witchcraft di H. C. Lea, il quale, tra le altre cose, descrive anche alcuni casi singoli. Un esempio tipico è quello di una giovane donna di vent’anni, di nome Agnese, che fu torturata a Tettnwang, in Germania, nel 1600. L’11 di agosto venne sottoposta ripetutamente allo “strappado” (definito nel Merriam-Webster come una tortura consistente nell’“issare il soggetto a una corda … e nel farlo poi cadere per tutta la lunghezza della corda stessa”). Secondo il Lea, la giovane sopportò tutto questo eroicamente, senza confessare niente e perdonando chi l’aveva falsamente accusata, perfino dopo essere stata sottoposta a tortura undici volte, dieci delle quali legata a un peso di oltre 20 chili. Dieci settimane più tardi venne torturata nuovamente e le venne detto che anche sua madre l’aveva accusata e solo in quel momento “il suo coraggio l’abbandonò”.
Lea ha raccolto le informazioni che seguono nella Geschichte der Hexenprozesse in Bayern:
 
Quattro giorni più tardi essa fece invano un tentativo di suicidio, e dopo di ciò raccontò favole mostruose su se stessa - come avesse avuto dei rapporti con il diavolo da quando aveva otto anni, che aveva ucciso numerosi bambini, che aveva mangiato il cuore di 30 di essi, che aveva ucciso 8 persone anziane spalmandole con unguenti, che aveva scatenato 5 tempeste, ucciso numerosi capi di bestiame, partecipato senza interruzioni ai Sabba, rinunciato a Dio e cosi via.  Sia lei che sua madre furono bruciate e, insieme alle altre, ai confessori rinnegarono le loro confessioni e le denunce relative ad altre donne.

Commentando questo racconto, Lea afferma decisamente: “Si può vedere chiaramente quante poche donne si sarebbero potute salvare una volta che fossero state sottoposte a giudizio”. Evidentemente. E questa è una delle ragioni che definiscono la stregoneria come un crimen exceptum, cioè un crimine ben diverso da tutti gli altri.
Per poter comprendere tutte le implicazioni di questo “statuto speciale” del cosiddetto crimine di stregoneria, e le intenzioni che sono dietro di esso, è importante ascoltare le parole di Jean Bodin, che nel sedicesimo secolo giuristi, magistrati e teorici della politica descrivevano come “il prediletto degli intellettuali storici”. Leggendo il brano selezionato di Bodin che segue, può essere illuminante ricordare che il suo autore fu lodato dallo storico Trevor–Roper come “l’indiscusso maestro intellettuale del 16° secolo” e descritto dallo stesso storico (malgrado qualche perplessità), come l’Aristotele, il Montesquieu del 16° secolo, il profeta della storia comparativa, della teoria politica, della filosofia giuridica, della teoria quantitativa della moneta, e di così tante altre cose, il quale, nel 1580, scrisse il libro che più di ogni altro, rianimò il fuoco dei roghi in tutta Europa”. Questa è solo una parte di ciò che questo “genio” aveva da dire:

Ma sbaglia gravemente … chi pensa che le pene siano fissate solo con lo scopo di punire dei crimini. Io ritengo che questo sia l’ultimo dei frutti che costituiscono un vantaggio per lo stato. Per la maggior parte delle persone e per chi comanda la cosa fondamentale è placare la collera di Dio, specialmente se il crimine è stato commesso direttamente contro la maestà di Dio, come in questo caso. Di conseguenza, una persona accusata di essere una strega non dovrebbe mai essere rilasciata e liberata, a meno che la calunnia dell’accusatore non risulti evidente come il sole, dato che la prova di un crimine di questa natura è così oscura e difficile che nemmeno una strega su un milione potrebbe essere accusata o punita se le procedure fossero quelle seguite in base alle regole ordinarie.

E’ ovvio che lo scopo non è quello di punire un crimine, in quanto non vi è nessun crimine. Il punto è “placare la collera di Dio”. Oggi, chi legge sa chi è questo “dio” cristiano/cretino, la cui “maestà” è minacciata dalle donne, e specialmente dalle donne indipendenti. Bodin sapeva che le “regole ordinarie” non sarebbero state sufficienti per sostenere le accuse e ottenere una punizione. Mentre l’intenzione era, chiaramente, quella di abbattere e distruggere le donne più potenti, s-membrare e uccidere la Dea, la scintilla divina che esiste nelle donne. Lo scopo era quello di purificare la società resa impura dall’esistenza o dalla potenziale esistenza di tali donne**. Lo scopo, come Bodin ha detto, era quello di “incutere il terrore in qualcuno attraverso la punizione di altri, di evitare che qualcuno fosse infettato da altri, di ridurre il numero degli adoratori del diavolo, di rendere sicura la vita di chi era ben disposto …”. Nel suo capolavoro (De la Demonomanie des Sorciers) Bodin aveva perfino elencato quindici disgustosi crimini dei quali ogni strega era colpevole e ne aveva dedotto che, in mancanza di prove, la presunzione di colpa era sufficiente per condannare una strega a morte. Era quindi prevista la morte sul rogo non soltanto per le streghe, ma anche per tutti coloro che (come Trevor-Roper ha sinteticamente affermato) “non credevano in ogni grottesco dettaglio della nuova demonologia.” Siamo quindi in presenza di una vera dottrina di “purificazione”, che veniva entusiasticamente applicata da professionisti maschi - preti, teologi, avvocati, medici – e dalle migliaia di adepti che sostenevano i loro Ordini Sacri.
Siamo ora in condizione di vedere che il motivo della “purificazione”assume dimensioni differenti nei roghi per le streghe in Europa rispetto a quelli svelati dalle atrocità esaminate nei capitoli precedenti. Le situazioni in cui si trovava chi era accusata di stregoneria erano diverse da quelle delle bambine cinesi cui venivano fasciati i piedi e delle bambine e giovani donne dai genitali escissi o infibulati in Africa, in quanto quelle venivano mutilate per il loro destino, il matrimonio.

 

**Non esistono statistiche complete relative al numero di donne uccise in quanto streghe. Si veda Matilda Joslyn Gage, Woman, Church and State (seconda edizione, New York, Arno Press, 1972, pag. 247; prima edizione pubblicata nel 1893). La Gage scrive: “Si calcola sulla base di fonti storiche che nove milioni di persone sono state mandate a morte per stregoneria dopo il 1484, ovvero durante i tre secoli successivi, e queste stime non comprendono il gran numero di persone che furono uccise nei secoli precedenti  sulla base della stessa accusa. La maggior parte di questa incredibile moltitudine erano donne”. Vedi anche l’introduzione di Felix Morrow al libro di Montague Summers, The History of Witchcraft and Demonology, Secaucus, N.Y., Citadel Press, 1971, p. viii. Egli scrive: “I dati degli studiosi che hanno effettuato delle stime del numero di streghe messe a morte varia enormemente, da 30.000 a molti milioni, ed è realmente impossibile saperlo, date le registrazioni che venivano effettuate a quei tempi, ma è decisamente chiaro che si è trattato di  un numero decisamente sostanzioso.” Rossell Hope Robbins, nella Encyclopedia of Witchcraft and Demonology, New York, Crown, 1959, pag.180, fornisce una stima chiaramente moderata di 200.000.

 

Erano anche in qualche misura differenti dalla situazione delle vedove in India, che venivano uccise soltanto per il crimine di essere sopravvissute ai loro mariti. Poiché il bersaglio degli attacchi nella caccia alle streghe non erano donne definite per assimilazione alla famiglia patriarcale. Piuttosto, la caccia alle streghe si concentrava in misura predominante sulle donne che avevano rifiutato il matrimonio (Zitelle) o su donne a esso sopravvissute (vedove). I cacciatori di streghe volevano purificare la loro società (Il Corpo Mistico) da questi elementi “indigeribili”, donne la cui indipendenza e attività fisica, intellettuale, economica, morale e spirituale minacciavano in profondità il monopolio dei maschi in ogni sfera.
Affinché non rimanga alcun dubbio sul fatto che il motivo che spingeva la caccia alle streghe in Europa fosse quello di voler purificare la società, abbiamo soltanto bisogno di esaminare i lavori sulle streghe degli studiosi contemporanei. Un esempio affascinante è H. C. Erik Midelfort, il quale, scrivendo nel 1972, si dimostra non contrario a una visione molto diffusa, che egli definisce “funzionalismo”*. Nelle sue conclusioni, scrive:

Tornando brevemente alla più ampia domanda sociale di funzione, possiamo concedere che  piccoli processi possano aver svolto una certa funzione, delimitando le soglie della “eccentricità” tollerabile in una data società e registrando le paure verso un gruppo socialmente poco digeribile, quello delle donne non sposate … Finché le “donne non sposate” non trovarono uno spazio più “confortevole” nelle concezioni e nelle comunità degli uomini occidentali, si può pensare che esse costituissero un elemento sociale dirompente, almeno quando vivevano senza una famiglia e senza un controllo patriarcale. In questo senso restrittivo i piccoli processi alle streghe possono perfino essere stati terapeutici o funzionali [le virgolette sono mie].
 
Dovrebbe essere impensabile per degli studiosi riferirsi ai pogrom degli ebrei o ai linciaggi dei neri come “terapeutici”.
Midelfort menziona sia le vedove sia le Zitelle come “persone prive di difesa” a causa del loro “isolamento” (leggi: indipendenza). Le donne fuori del controllo patriarcale, zitelle e vedove, il cui crimine è l’indipendenza (indigeribile), sono sempre state intollerabili per certi intellettuali. Jean Bodin, per esempio, era cosciente del fatto che queste donne costituiscono una reale minaccia per la maestà del dio dei cristiani. E’ interessante che uno studioso suo contemporaneo come Midelfort ammetta che “la nostra comune immagine di una strega come di una vecchia megera, che vive sola ed è conosciuta per le sue eccentricità, non è diversa dallo stereotipo del sedicesimo o diciassettesimo secolo.”  
Subito dopo si lamenta del fatto che durante le maggiori cacce alle streghe “lo stereotipo si deteriorò in modo molto pericoloso, lasciando tutte le classi sociali e tutti i tipi di persone esposti ai sospetti[corsivo mio]”. Quindi, chiaramente, il problema nasceva dal fatto che il massacro era sfuggito di mano, fino al punto che i roghi stavano consumando anche le donne più docili e da tempo socialmente “digerite” e, sfortunatamente, anche degli uomini. Per citare ancora Midelfort:

Gli uomini avevano perduto … la capacità di individuare in modo accurato le streghe. Impararono dalla propria esperienza che il tentativo di purgare il corpo politico non valeva l’agonia che ne derivava [corsivo mio].

*Vedi H. C. Erik Midelfort, Witch Hunting in South Western Germany, 1562-1684. The Social and Intellectual Foundations, Stanford, California, Stanford University Press, 1972, pag.3. Sostanzialmente, l’idea che egli cerca di far passare con questo termine, idea che afferma essere condivisa da un certo numero di studiosi (ad esempio, George L. Kittredge, E. William Monter, Kai Erikson, Guy Swanson, George Rosen) è che “le accuse di stregoneria sembrano spesso fornire canali legittimi per una aggressione a una persona altrimenti non perseguibile”. Per quanto Midelfort affermi che tali teorie possono “generare confusione” e proclami nella sua introduzione di avere una posizione diversa, in tutto il tempo che ci mette ad arrivare alle sue conclusioni sembra essere invece quasi d’accordo.

Come le Megere ben sanno, sfortunatamente non tutti gli uomini hanno imparato questa cosa. Tuttavia le Zitelle ri-membrano, e quindi comprendono non soltanto gli scopi dello Stato-Sadico – le torture, lo smembramento e l’uccisione delle donne devianti - ma anche il fatto che questo scopo è giustificato e condiviso da studiosi e da altri professionisti esecutori di questo Stato.
Questa ossessione di purificare la società dalle donne devianti e sfidanti è stata sia l’origine che la manifestazione del patto segreto tra categorie di uomini apparentemente distinte e spesso tra loro in opposizione. Così i membri della professione legale, che a prima vista sembravano opporsi o essere almeno indifferenti alla propensione verso la caccia alle streghe dei preti, più tardi diventarono dei persecutori persino più ferventi. Quindi anche i protestanti, pur essendosi duramente opposti al cattolicesimo, entrarono in competizione con essi e avrebbero anche potuto superare le controparti cattoliche nel loro fanatismo e crudeltà durante il massacro delle streghe.
Come spesso avviene, ciascuno usava l’ortodossia dell’altro per intrappolare le donne etichettandole come streghe. Tra i protestanti, ad esempio, non si può dimenticare il Vescovo Palladius, riformatore della Danimarca, secondo il quale il termine “strega” doveva essere esteso fino a includere “coloro che usano preghiere e formule cattoliche”.
Il massacro delle donne, quindi, mascherava una fratellanza ginocida segreta, i cui primi obiettivi erano le donne che vivevano fuori dal controllo della famiglia patriarcale, donne che rappresentavano una possibilità di scelta – un’opzione di “eccentricità” e di “indigeribilità”.
Il termine “eccentrico” è derivato dal greco ek (fuori di) al quale si aggiunge kentrum (il centro di un cerchio). Una delle definizione del Merriam-Webster è: “Non avere lo stesso centro, usato per i circoli, i cilindri, le sfere, e per alcune altre figure; opposto di concentrico”.
Inoltre significa”deviare da qualche ben definito modello, evoluzione o regola”. Le donne uccise in quanto streghe erano (sono) in uno spazio/tempo che non è concentrico rispetto alla androcrazia. Le Megere sono centrate su di Sé, costituiscono la società delle Outsiders, definiscono i confini di spazi ginocentrici. Questa è la terribile scelta delle Crone Paurose/Senza paura, l’ultima indigeribile minaccia alla “maestà di Dio”. Quindi, in nome di dio, questo processo di centratura su di Sé deve essere fermato e tutti i processi di centratura delle Megere devono essere ri-mossi, risucchiati nel mortale centro dell’oscurità patriarcale.
La purificazione della società era legittimata come misura di pulizia non soltanto del “corpo politico” ma, più specificamente, del Corpo Mistico di Cristo. Poiché si credeva che Cristo possedesse non soltanto il proprio corpo ma anche un Corpo Mistico – esteso fino a includere tutti i membri della sua chiesa –, questo Corpo Mistico doveva essere mantenuto sufficientemente puro per svolgere le funzioni richieste dalla sua testa Divina. Questo simbolismo del Corpo esteso è stato comunemente evocato dai padri e dai dottori della chiesa quando si confrontavano con il problema degli eretici. Questi ultimi, quasi fossero delle membra malate, dovevano essere tagliati via (uccisi) per il bene dell’intero organismo. Questa tradizione forniva una soluzione “pronta all’uso” per il problema rappresentato dalle streghe. Inoltre, mentre questa argomentazione è stata frequentemente utilizzata per legittimare la “amputazione” del membro maschile eretico, era particolarmente appropriata nei casi di donne devianti, perché vi era qualcosa di sostanzialmente incongruente nel cercare di vedere donne fornite di una qualsivoglia coscienza di Sé come incorporate nel Corpo Mistico Maschile. Questa incongruenza era in parte e in modo involuto espressa da Kramer e Sprenger quando dichiarano che i maschi erano protetti da crimini così orribili come la stregoneria perché Gesù era un uomo.
E’ importante notare qui un’evoluzione essenziale nella follia del massacro delle streghe. A livello simbolico l’enfasi è posta sul dio-figlio, “la Seconda Persona della Divina Trinità”, “che si fece carne”. Parlando in termini dogmatici, “la Parola si fece carne”. Nella dottrina cristiana, cioè, il “fatto” che il dio-figlio si fece uomo (maschio), assumendo corpo umano, cioè di maschio, ha reso possibile per i maschi diventare dio. Aprendo la strada alla Fratellanza che rappresenta/ rimpiazza Yahweh & Figlio. Quindi il modello divino cristiano originale del Grande Fratello in 1984 di Orwell è l’uomodio Gesù. E’ significativo che in questo romanzo “futuristico” – cioè patriarcalmente passato e contemporaneo – il Capo non sia il Grande Padre. Perché tutti in qualche modo si rendono conto che il padre “divino” è onni-assente, che sia un personaggio eclatante come Archie Bunker, Idi Amin (Dada), Tricky Dick Nixon o Papa Paolo Sicksth (VI, sic). E’ invece il Grande Fratello a essere onni-presente (vede, conosce e controlla tutto) e continuamente intento a purificare il corpo politico dai devianti. I professionisti maschi (o che si identificano come tali) e quanti aspirano al potere politico si identificano con questo simbolo più accessibile e “reale”.

 

II

Il secondo elemento della Sindrome Sado-Rituale – la cancellazione della responsabilità per le atrocità – è chiaramente in evidenza nel massacro delle streghe, ed è strettamente connesso alle ossessioni fallocentriche sulla purezza. Poiché le demonologie accusavano le streghe di atti osceni e lascivi, i loro persecutori maschi erano perfettamente “giustificati” nel procedere alla loro distruzione. Per questo scopo, i buoni figli di un padre santo proiettavano le loro fantasie sulle donne accusate. Si era convinti che durante i Sabba le streghe baciassero il diavolo in segno di omaggio, sotto la coda se appariva in forma di caprone puzzolente, sulle labbra se aveva la forma di un rospo. Dopo di ciò, si riteneva che si scatenassero in orge sessuali promiscue. Era chiaro, quindi, che dovessero essere torturate. Poiché i loro “atti”osceni erano stati eseguiti con il diavolo, il nemico di dio, i loro uccisori cristiani si potevano sentire pienamente religiosi e dalla parte del giusto.
Era chiaro a “tutti”, durante il massacro delle streghe, che chi metteva le streghe al rogo stava facendo la volontà di dio nello sterminare le donne. Perfino il titolo dell’autorevole opera di demonologia, il Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe) ha funzionato come una profezia che si autorealizza, poiché il termine “maleficarum” è la forma al femminile della parola che significa “amante del diavolo/strega”. Da quando questo testo fu stato pubblicato nel 1486, nella fase iniziale del massacro delle streghe, ha contribuito fortemente a concentrare l’attenzione sulle donne durante i secoli successivi. Al fine di comprendere a fondo con quanto zelo i maschi giustificarono il loro massacro, è necessario guardarlo attraverso la prospettiva del Malleus Maleficarum. Ad esempio, nel porre la nona domanda della Prima Parte, i preti autori misero sul tavolo la questione più pregnante: “Possono le Streghe produrre un’Illusione da Prestigiatori, in cui l’Organo Maschile appaia come se fosse completamente scisso e separato dal Corpo?” La risposta scontata è che esse possono fare ciò: “Ma quando ciò è realizzato dalle streghe si tratta solamente di “incantesimo”, non si tratta certo di una illusione dal punto di vista dell’uomo che ne è vittima”. Il termine “incantesimo” (glamour) naturalmente significa “magia”*.
Kramer e Sprenger forniscono abbondanti ragioni per giustificare i maniaci ginocidi che controllavano la società e la cultura. Essi spiegano che le streghe trasformano gli uomini in bestie, copulano con il diavolo, suscitano e fanno muovere uragani e tempeste. L’uccisione di streghe/donne/assassine appariva perfettamente giustificata, da quando i preti professionisti avevano posto la domanda: “Perché sono principalmente le Donne a essere più influenzate dalle Superstizioni legate al Diavolo?” La domanda in sé crea la cornice per la risposta. Il lettore viene edotto del fatto che le donne sono più credulone, che per loro natura sono più impressionabili,  hanno lingue ingannevoli, sono più deboli sia nel cervello che nel corpo, sono più sensuali dell’uomo (!) tanto da avere desideri insaziabili, poca memoria, ed essere mentitrici per natura. 

 

* Quest’ansia che tormenta i cacciatori di streghe è assolutamente comprensibile se si riflette sul fatto che le donne che essi avevano in mente erano generalmente Zitelle o vedove – donne libere dall’invasione del “membro”, donne che potrebbero perfino trovare che “l’Organo del Maschio” è ridicolo, non estetico e cosa forse più importante, non interessante. Non dovremmo quindi essere sorprese se queste categorie di donne oggi sono spesso definite delle “puttane castratrici”. Come ha evidenziato Jane Caputi, il significato di “glamour” è stato invertito dalle definizioni della grammatica moderna. Le donne “glamourous” sono truccate e coscienti dei loro poteri. “The Glamour of Grammar”, in Chrysalis: A Magazine of Women’s Culture, n.4, 1978, pag. 35-43.
Quindi – senza perdere un colpo, dopo aver ribadito con forza a più riprese la loro opinione che le donne sono deboli per natura - questi Sado-Saggi aggiungono che “quasi tutti i regni del mondo  sono stati rovesciati da donne”. 
Chiunque si fosse trovato nel ruolo di un subordinato privo di scrupoli nella caccia, nella tortura e nell’uccisione di donne in quanto streghe, potrebbe correttamente affermare di essere stato al servizio del Grande Ordine del Patriarcato e di aver “obbedito agli ordini ricevuti”. La Bolla Papale di Innocenzo VIII Summis desiderantes affectibus del 1484, era un documento stilato dalla più alta autorità esistente, che dava il sostegno di Roma “ai nostri cari figli”, gli inquisitori domenicani, Kramer e Sprenger, che stavano incontrando ostacoli alla persecuzione delle streghe. Il documento papale era stato sollecitato proprio dai due domenicani per legittimare il loro tentativo di lanciare il massacro delle streghe nella Valle del Reno. Come Trevor-Roper sottolinea:

Avendo ottenuto ciò, essi lo stamparono nel loro libro, come se il libro fosse stato scritto in risposta alla Bolla. Il libro quindi fece conoscere in tutta l’Europa sia la nuova epidemia di stregoneria, sia l’autorità che era stata loro concessa di sopprimere il fenomeno.

Siamo quindi in presenza di una manipolazione pienamente cosciente della legittimazione dall’Alto da parte degli Inquisitori. Avuto il “via libera” da Innocenzo, ebbero la giustificazione perfetta alla attuazione degli ordini ricevuti. Anzi, qualcosa di più: Innocenzo aveva detto con chiarezza che “il nostro venerabile Fratello, Vescovo di Strasburgo, dovrà minacciare terribili pene a tutti coloro che tenteranno di ostacolare o creare difficoltà agli Inquisitori e a tutti coloro che faranno opposizione”.  Il potere ecclesiastico venne dunque usato per eliminare completamente qualunque tentativo di opporsi alla persecuzione delle streghe, perfino soltanto di parlare contro di essa.
Benché la Bolla di Innocenzo si riferisca a “molte persone di ambo i sessi” che si erano abbandonate nella braccia di diavoli, incubi e succubi”, gli autori del Malleus Maleficarum cercarono di cancellare del tutto questa idea, mentre nello stesso tempo cercavano il pieno sostegno di “Innocenzo” nella loro guerra contro le donne. Quindi i “cari Figli” – le reali guide della fratellanza dei cacciatori di streghe – era in realtà il potere dietro il trono del Santo Padre.
Rispetto al massacro, si può rilevare la verità espressa da Helen Diner, che afferma ”nella Cristianità gli alberi diventarono la croce della tortura del mondo”. Sotto il segno della Croce donne buone e intelligenti furono torturate e bruciate a morte. Gli alberi vennero uccisi e il loro legno fu utilizzato per fare le cataste che avrebbero divorato queste donne. Durante il regno della Società della Croce della Tortura, l’Albero della Vita – la divina vita centrata sul Sè delle donne indipendenti – è stato tagliato e consumato. I cittadini della città di dio crearono, diffusero e realizzarono l’inferno cristiano sulla terra. La loro teologia si espresse come demonologia; la loro filosofia dominante divenne un’ontologia dei dannati. Nessuno era responsabile per tutto questo male eccetto le vittime, che venivano percepite non come vittime dei loro assassini ma come il diavolo. Innocenzo e i suoi “cari Figli” erano servi di dio e bruciavano d’innocenza.

 

III

Come avviene in altri ginocidi rituali, i roghi delle streghe attecchirono e si diffusero come un incendio. Trevor-Roper li descrive come una “forza esplosiva” e sottolinea che “non vi era alcun dubbio che il massacro delle streghe fosse in crescita, e crebbe terribilmente, dopo il Rinascimento. … Gli anni tra il 1550 e il 1600 furono peggiori degli anni 1500-1550, e gli anni 1600-1650 furono perfino ancora peggiori”. (21) La diffusione era esplosiva sia in termini numerici che in termini geografici. In origine il massacro era stato confinato nelle zone montuose della Germania e dell’Italia. Con la stampa del Malleus Maleficarum non si diffuse soltanto lungo il Reno ma anche attraverso l’Italia, la Spagna, la Francia e nei paesi del Nord Europa.
Come ha dimostrato Jane Caputi, questa enorme diffusione fu alimentata dall’invenzione della stampa. L’evoluzione della tecnologia e l’aumento della persecuzione confluirono insieme con passo marziale nella “marcia del progresso”. Risulta una certa ottusità da parte degli studiosi circa la funzione cruciale della stampa nella diffusione del massacro. Trevor-Roper scrive di una “mera moltiplicazione dell’evidenza dopo la scoperta della stampa”, ma non sottolinea il ruolo della stampa come un dei fattori causali. Molti storici semplicemente ignorano il collegamento.*
Ma se esaminiamo il ruolo della stampa come mezzo per la diffusione del massacro delle streghe, risulta evidente che ebbe l’effetto di rinforzare una gerarchia in evoluzione, basata su una tecnologia in via di sviluppo e su un accesso controllato a un apprendimento ufficialmente riconosciuto. Inoltre, possiamo notare che le demonologie originali erano scritte in latino, la lingua dei professionisti uomini educati in strutture formali. Perciò non è sorprendente leggere quanto segue:

Il massacro fu sostenuto dai Papi di alta cultura del Rinascimento, dai grandi Riformatori Protestanti, dai santi della Contro-Riforma, da studiosi, giuristi e uomini di chiesa dell’epoca degli Scaligeri e di Lipsio,  Bacone e Grozio, di Berulle e Pascal.

Chiaramente, allora, non si trattò solo dei ricchi ma dei “colti” – e più specificamente del blocco crescente dei poteri professionali – che sostenevano i cacciatori di streghe. Il successivo testo si riferisce alla guerra contro le Megere:

I laici potevano magari non accettare tutti i dettagli esoterici forniti dagli esperti, ma accettavano la verità della teoria generale, e poiché accettavano la verità generale, non erano in condizione di discutere con gli esperti più dotti. Per cui gli esperti erano in una reale posizione di comando sul campo. Per due secoli il clero aveva predicato contro le streghe e i giudici le avevano condannate. ... Confessori e giudici avevano a disposizione dei manuali che venivano costantemente aggiornati…

Questo fenomeno del ruolo di guida e di controllo da parte di “esperti” è familiare agli abitanti delle moderne società occidentali. Non è sorprendente, quindi, che esistesse all’epoca non soltanto un “corpo” di conoscenze degli esperti, ma anche una propaganda in termini popolari per le masse.
Anche in questo senso la tecnologia, in forma di stampa, era uno strumento essenziale di inseminazione mentale artificiale. Stava emergendo un nuovo genere di letteratura in forma di Teufelsbucher, cioè di “libri del diavolo”, il cui effetto generale era quello di “suggerire che il diavolo era dappertutto”. Era ovvio chi fossero le coorti in prima linea e chi gli agenti del diavolo nella società cristiana. Come sottolinea Caputi, in quel periodo il messaggio per le masse era stampato in particolare su incisioni in legno e in rame.

*  Un’eccezione è rappresentata da Jeffrey Burton Russell, Witchcraft in the Middle Ages, Ithaca, N.Y.,
Cornell University Press, 1972. A pag. 234 scrive: “Il fatto che la stampa potesse ora moltiplicare i lavori dei teorici della stregoneria in quantità finora nemmeno sognate di copie, contribuì ad aumentare enormemente la crescita delle dimensioni del massacro. … Fu una coincidenza sfortunata che la stampa fosse stata inventata proprio mentre aumentava l’impegno dei cacciatori di streghe; e la rapida propagazione dell’isteria da streghe attraverso la stampa fu la prima prova che Gutemberg non aveva affatto liberato l’uomo dal peccato originale”. Tuttavia, dopo aver individuato questo collegamento, Russell non è andato oltre. Quindi anche in questo caso, come in molti altri lavori di studiosi, l’autore fornisce uno spunto importante ma non riesce a percepire o a trasmettere la sua significatività. In realtà, la sua stessa scelta di una espressione simbolica, il “peccato originale”, collega l’immagine della donna a una Eva peccatrice che merita di essere punita, evocando il mito che per primo legittima i roghi delle streghe. Questo linguaggio allontana l’attenzione del lettore dai torturatori delle donne accusate e dal ruolo della fallotecnologia nei loro sadici regni del terrore. E’ fondamentale che le Megere continuino a individuare i nodi e i collegamenti che studiosi di questo tipo eliminano  nei loro scritti, così che noi possiamo far emergere le basi della moderna società androcratica come si stava formando in Occidente, poiché la caratteristiche che si stavano consolidando allora continuano a sorprendere  ancora oggi.

 

Basta soltanto fare qualche piccolo sondaggio per vedere come le donne sono normalmente rappresentate come schiave del diavolo. Non era necessario conoscere il latino per leggere i Libri del Diavolo in Germania, e non c‘era bisogno di essere un letterato per cogliere il messaggio delle incisioni.  Quindi, come avviene oggi, i messaggi degli esperti professionisti erano inculcati nelle menti delle masse attraverso edizioni “per il mercato di massa”. La società fallotecnica aveva lanciato la sua prima massiccia campagna contro le donne pericolose – una campagna i cui echi in continua crescita oggi ci colpiscono continuamente attraverso i mezzi di comunicazione di massa diffusi ovunque: film, riviste patinate, televisione, cartelloni pubblicitari, giornali, libri di testo, e tutta l’altra “letteratura” che distribuisce immagini esplicite e subliminali di stupri, smembramenti e ginocidi.*

Ora possiamo affrontare la questione di chi fossero veramente le donne che facevano tanto orrore agli esperti che creavano, controllavano e legittimavano il massacro delle streghe. Un passaggio cruciale è rappresentato dall’abbandono, nell’ultima parte del sedicesimo secolo, della distinzione giuridica tra streghe “buone” e “cattive”. Nel 1563 la legge scozzese sulle streghe eliminò questa distinzione e, subito dopo, furono cambiate anche le leggi del continente e infine in Inghilterra. La più chiara espressione dell’ideologia sottostante a queste modifiche legislative fu evidenziata dal predicatore di Cambridge William Perkins, che affermò che chiunque avesse fatto un patto con il diavolo, anche a fin di bene, doveva morire. Perkins dichiarò che “una strega buona è un mostro più orribile e detestabile di una cattiva”. Quindi, “se la morte spetta a una qualsiasi, migliaia di morti secondo il diritto spettano alla buona strega”. La sua logica è impeccabile. Esprime molto esplicitamente il fatto che naturalmente i cristiani intendono distruggere le bontà individuate in una donna reale, cioè l’indipendenza, la forza, la conoscenza, e la capacità di apprendere attraverso le quali le Megere (guaritrici, consigliere, sagge, insegnanti) si erano guadagnate il rispetto delle popolazioni.
L’importanza di questa maniera di pensare apparentemente involuta che portava a considerare una strega buona più pericolosa di una strega cattiva, non dovrebbe essere limitata alle sole Megere. Come ha sottolineato Denise Connors, poiché tali donne avevano guadagnato (e hanno ancora oggi) il rispetto per il loro lavoro, la loro competenza finiva per dimostrare l’incompetenza dei “professionisti”. La concorrenza diventava intollerabile e i professionisti non sarebbero riusciti a mantenere intatto il loro prestigio.** Chiaramente non erano disposti ad attribuire una tale capacità di acquisizione di conoscenze e di guarigione al talento naturale e alla superiorità delle donne. Durante il massacro delle streghe la soluzione trovata fu quella di attribuire i poteri delle donne al “fatto” che esse erano strumenti del diavolo, il rivale del dio cristiano, cioè degli stessi maschi. Fu quindi la combinazione delle conoscenze spirituali e mediche che rese le streghe buone sintesi del “male” per i persecutori cristiani.

*Fa pensare la lettura delle seguenti affermazioni del prete Montague Summers nella sua entusiasta introduzione all’edizione del 1928 del Malleus Maleficarum: “Causare la morte di un uomo [sic] o ferirlo, facendone un’immagine a sua somiglianza e mutilando o distruggendo questa immagine, è una pratica che può essere trovata nel mondo intero anche nelle epoche più antiche”. In: Heinrich Kramer e James Sprenger, The Malleus Maleficarum, traduzione e introduzioni, bibliografia e note del Reverendo Montague Sommers, New York, Dover, 1971, pag. XIX, nota. Naturalmente ciò è quanto viene fatto alle donne da parte degli uomini attraverso la produzione massiccia di “pin-up girls”, tavole centrali di Playboy, e così via, fino alla nausea. Queste mutilazioni e distruzioni dell’immagine della donna e l’intenzione profonda di questo voodoo tecnologico hanno lo scopo di perseguire la morte dell’identificazione di un Sé femminile autonomo.
** E’ illuminante il richiamo alla definizione “arcaica” del termine prestigio. Secondo il Merriam – Webster indica un trucco da congiurati: illusione, falsa apparenza. E’ utile ricordare questa definizione quando si sente parlare di “prestigiose” riferito a istituzioni (e alle persone che ne provengono) come la Harvard Medical School, la Yale Divinity School, il Massachussett Institute of Technology (M.I.T.) e molte altre.

 

Queste donne intelligenti non erano soltanto identificate con il “male” ma erano anche definite “malinconiche”. Midelfort descrive questa malinconia come “uno stato depressivo caratterizzato occasionalmente da oscure o minacciose espressioni e da comportamenti strani”. Qualunque Megera può ritrovare qualcosa di familiare in questa descrizione. Queste donne erano devianti e minacciose e possiamo tranquillamente assumere che non ridacchiassero o sorridessero per disprezzarsi da sole. E non vi è dubbio che esse considerassero il patriarcato uno Stato Depressivo.
Suggerisco, quindi, che proprio come la casta elitaria che era responsabile dei roghi per le streghe era costituita nella maggior parte dei casi da una elite di uomini che aspiravano a diventare degli “intellettuali”, così i loro odiati bersagli rappresentavano in primo luogo una elite spirituale, morale e piena di conoscenze, che attraversava trasversalmente la popolazione femminile europea. Questa battaglia di principi tra componenti fondamentali e poteri era nel suo nucleo più interno connessa ai processi della conoscenza, che i professionisti volevano possedere e controllare in quanto era il loro “corpo di scienza”. Da questo punto di vista, il massacro delle streghe è molto diverso dalle atrocità studiate nei capitoli precedenti.
La situazione economica delle donne accusate poteva essere diversa. Le informazioni fornite da Monter sostengono la tesi che gran parte delle accusate erano donne povere. Contro questa posizione, Montague Summers richiama, in apparente accordo con essa, l’opinione di Bodin “che esisteva, non solamente in Francia, una completa organizzazione di streghe, immensamente ricca, con potenzialità praticamente infinite, molto ben guidata, con centri e cellule in ogni distretto, con una rete di informatori in ogni territorio, con aderenti collocate in posti chiave nelle corti di giustizia e come umili servitrici nelle case di montagna”.
Tuttavia, chiunque abbia anche una minima esperienza del sistema legale contemporaneo della “giustizia” può affermare che una simile discrepanza tra ideologia e pratica è piuttosto familiare. Le allucinazioni paranoiche dei persecutori dipingono la donna “colpevole” come immensamente ricca, ma in realtà quelle che disponevano di qualche ricchezza erano normalmente protette dagli interventi della legge e attraverso la legge stessa. Non deve quindi sorprendere che dalle registrazioni emerga che le tante donne catturate e processate fossero povere. Quale deve essere stata la delusione rispetto alla ricchezza finanziaria delle streghe perseguitate, quando si scopriva che la vera ricchezza di cui disponevano era spirituale, mentale e morale.
Studiando il massacro delle streghe vediamo dunque che i seviziatori erano appartenenti alle classi “più alte” degli uomini, nel senso che essi avevano una legittimazione professionale e delle conoscenze ufficialmente riconosciute. Se esaminiamo la situazione delle vittime, è chiaro che queste donne non appartenevano necessariamente alle classi economiche e sociali più alte, ma che costituivano una minaccia per le gerarchie professionali in fase di crescita proprio in quanto possessori di più alti (ma non legittimati) livelli di conoscenza, cioè di conoscenza spirituale e di capacità di guarigione, nonché delle caratteristiche di forte indipendenza che accompagnavano queste conoscenze.
Affermare il primato del timore del potere spirituale non significa negare la presenza di motivi “economici”, anzi. Ciò diviene evidente quando consideriamo il fatto che le streghe costituivano una minaccia non solo per il prestigio ma anche per il potere economico dei professionisti in fase di ascesa. Non vi è dubbio che esse fossero fonti di disordini in molti modi. William Dufty sottolinea in Sugar Blues che mentre le streghe consigliavano alle persone di non mangiare zucchero, la chiesa aveva degli interessi costituiti nell’industria dello zucchero, che nel Medio Evo iniziava svilupparsi. Scrivendo che “il regno di Cristo si è preso un bel boccone del frutto proibito”, egli aggiunge:

Ciò che seguì furono sette secoli in cui i sette peccati mortali si diffusero sui sette mari, tracciando un sentiero di schiavitù, genocidio e crimine organizzato.  

Dufty sostiene che le guaritrici attribuirono correttamente molte malattie al consumo di zucchero e così sintetizza la posizione delle streghe rispetto allo zucchero:

Le antiche civiltà come quelle Orientali credevano che tutti i disordini corporei e mentali dipendessero da ciò che mangiamo … Le streghe – donne sagge – scienziate naturali credevano la stessa cosa. Naturalmente, nel momento che lo zucchero veniva introdotto in Europa e diffuso rapidamente, le scienziate naturali venivano accusate, praticamente nel tempo di una notte, di essere le nemiche della chiesa e dello stato.

Mentre sarebbe semplicistico ridurre il massacro delle streghe soltanto a una causa, cioè il conflitto tra le streghe e lo zucchero, come Dufty sembra fare, questo aspetto è importante.
La diffusa e complessa macchina della religione occidentale maschilista ha alimentato falsi bisogni fisici e spirituali e false prese di coscienza. Per parafrasare Dufty, ha lasciato anche una scia di schiavitù, ginocidi e crimine organizzato. Secondo una tipica inversione di senso, ha marchiato le donne scienziato come delle esecutrici di crimini organizzati, trasformando in capro espiatorio i loro nemici.

L’estensione geografica dei massacri è già stata fatta rilevare. La sua espansione temporale è un fenomeno ancora più complesso e terrificante. Abbiamo già visto che i massacri raggiunsero il loro punto massimo d’intensità nella prima metà del diciassettesimo secolo per poi solo gradualmente diminuire quando lo stereotipo si “deteriorò” tanto da minacciare di includere troppe “persone”. Naturalmente non era la fine dell’orrore. Al fine di iniziare a comprendere l’espansione nel tempo degli effetti dei massacri delle streghe, è vitale prendere in considerazione gli usi e gli abusi sui bambini in relazione ai roghi delle streghe, poiché gli orrori marchiati nelle loro memorie devono essersi trasmessi per molte generazioni. Sappiamo che “secondo la legge, i/le bambini/e di cui si era detto avessero partecipato al Sabba con le loro madri, dovevano essere soltanto [sic] frustati di fronte al fuoco nel quale la loro genitrice veniva bruciata”. E’ probabile che la maggior parte fossero delle bambine. Queste figlie hanno visto le loro madri bruciare vive.* Questo è un altro aspetto della tragedia dei rapporti tra madre e figlia nel patriarcato. Non solo le figlie sono state private delle loro madri, ma fin dalla loro infanzia le hanno viste durante tutte le loro torture e la loro uccisione.
Durante i processi alle streghe, per di più, bambine e bambini venivano spesso usati come testimoni legalmente riconosciuti. Come ha sottolineato Ronald Seth, il giudice per la stregoneria Jean Bodin “ha esplicitamente dichiarato di usare i bambini come testimoni perché a una età così giovane  potevano senza difficoltà essere convinti o obbligati a fornire informazioni contro le accusate”. La parola di un/a bambino/a di età superiore ai sette anni era considerata una testimonianza sufficiente per una condanna a morte. E ciò faceva parte della natura eccezionale dei processi contro le streghe. Come scrive Seth:

Per rendere possibile che bambine e bambini potessero testimoniare nei tribunali nei processi di stregoneria, le regole che si riferivano loro in quanto potenziali testimoni, e che si applicavano a tutte le altre forme di procedure giudiziarie e prescrivevano che non poteva essere accolta alcuna testimonianza sotto i 14 anni, furono sospese.

Il rafforzamento del ruolo attivo e strumentale di bambine e bambini getta nuova luce sulla demoniaca distorsione delle menti delle donne durante il massacro delle streghe. Per una figlia, ricordare di aver visto sua madre bruciata era una cosa. Ricordare per tutta la vita di essere stata usata per accusare e condannare sua madre a morte, di avere in pratica commesso un matricidio, deve aver significato sopportare un peso autodistruttivo che è quasi inimmaginabile.

 

*  Durante una discussione sugli effetti di questa esperienza, una donna affermò che ciò doveva aver inciso sulla mente di bambine piccole in una misura tale che ogni processo di identificazione come donna, ogni capacità di avere un rapporto di fiducia con delle donne sarebbero state realmente distrutte. Poi qualcun'altra ha rimarcato che queste figlie senza dubbio erano giunte alla conclusione logica che “E’ meglio sposarsi che finire bruciate”. La risata che seguì questa conclusione fornì un breve sollievo all’intensità dei nostri processi di concretizzazione su quanto era stato fatto alle nostre sorelle del passato e di conseguenza a tutte noi.

Queste bambine devono aver trasmesso questa sensazione di odio verso se stesse sulle loro figlie e sulle generazioni successive. Quindi la presenza di giovani fanciulle sia come “osservatori” impotenti davanti ai roghi, sia come testimoni legalmente riconosciuti validi nei processi, può in realtà aver trasmesso la lezione del massacro delle streghe lungo tutti i secoli, fino a questo, il “nostro” tempo. Prive di conoscenze e senza consenso le donne sono state addestrate a continuare l’uccisione rituale della divinità femminile, bruciando la strega dentro se stessa e dentro tutte le altre. Per bloccare questa silenziosa continuazione del massacro delle streghe – una continuità che è stata prevista e programmata da uomini come Jean Bodin – è necessario rompere i silenzi e le falsità della “storia”.

 

IV

Abbiamo già visto un aspetto dell’uso delle donne come emblema dei torturatori nel massacro delle streghe: esse erano forzate con la tortura ad accusarsi l’un l’altra.

Una volta che una strega aveva confessato, la fase successiva era di ottenere da lei, sempre sotto tortura, una lista di tutte le vicine che aveva riconosciute nei Sabba delle streghe. Così ci si trovava a disposizione un nuovo gruppo di indiziate (indicia), la scienza clericale veniva confermata e una nuova serie di processi e di torture poteva cominciare.

Si può quindi vedere che il processo di accuse sotto tortura sarebbe potuto continuare all’infinito e così è stato, costruendo illusioni sopra illusioni, distruzioni sopra distruzioni. Le sorelle erano usate contro le sorelle, le amiche contro le amiche, e – senza dubbio – le amanti contro le amanti. Il nucleo fondamentale dell’amore e della fiducia, senza il quale il processo di identificazione femminile ha difficoltà a verificarsi, il legame tra madre e figlia, è stato distrutto sui banchi della tortura e poi bruciato dai paternalistici fuochi purificatori.
A differenza dei patriarchi che hanno inventato e legittimato la fasciatura dei piedi e le mutilazioni genitali, tuttavia, nel loro insieme, i padri e i figli cristiani in generale non usarono le madri come principali strumenti per la tortura fisica delle figlie. Piuttosto, usarono madri e figlie come testimoni una contro l’altra. Inoltre, hanno succhiato come vampiri il potere che era nella Madre come simbolo, chiamando “Madre Chiesa” la loro istituzione responsabile delle persecuzioni. Quindi a livello mitico/simbolico essi hanno tentato di distorcere i sentimenti femminili più profondi – tutte le donne sono, com’è ovvio, figlie – tramutando questi sentimenti in un contraddittorio sentimento di amore-odio.
Nel massacro delle streghe, i maschi usarono il simbolo della Madre per mascherare i propri motivi di sadismo e di controllo. Invece di usare i corpi femminili in termini fisici per realizzare atti di tortura e di assassinio, i padri cristiani hanno usato il Corpo istituzionale della Madre Chiesa. Questo Corpo Mistico, la chiesa, che era anche conosciuto come “la Sposa di Cristo”, era, ed ancora è, la falsa “Madre” usata per distruggere le personalità femminili coscienti di Sé. Nel realizzare questa distruzione i padri e i figli invocavano la “Madre di Dio” – la replica robotizzata della Dea –
che era stata addomesticata e ri-denominata, creata all’interno di un loro bisogno di mutilare, stuprare e uccidere la divinità femminile.

 

 

V

Gli assassini delle streghe utilizzavano usualmente la tattica di bloccare ogni presa di coscienza dell’orrore dei loro atti, spostando l’attenzione sulle esigenze di ordine, sulle procedure ripetitive e sulla fissazione per i dettagli più piccoli. Questi “grandi intelletti” si concentravano assiduamente su infallibili segni di colpevolezza come la presenza di una verruca o di un neo oppure di un punto insensibile, che non reagiva quando veniva stimolato, o ancora sulla capacità di galleggiare quando si veniva legate e gettate in acqua, o infine sulla incapacità di muovere le orecchie.
Chiunque volesse mettere in discussione il fatto del mantenimento compulsivo dell’ordine nei processi alle streghe, ha solo bisogno di leggere la Terza Parte del Malleus Maleficarum, quella relativa alle procedure giudiziarie davanti alle corti sia ecclesiastiche che civili, che “contiene XXXV domande nelle quali sono chiarissimamente definite le Regole per Iniziare un Processo di Giustizia, come dovrebbe essere Gestito e i Metodi per Pronunciare una Sentenza”. E’ stimolante confrontare l’ordine eccessivo di questo schema di procedura giudiziaria con le visioni dell’immaginazione concernenti le streghe, espresse dagli autori ecclesiastici nelle parti precedenti della stessa opera. Un esempio può essere sufficiente a comunicare il loro stato mentale:

E che cosa allora si deve pensare di quelle streghe che talvolta fanno collezione di un gran numero di organi maschili, venti o trenta membri tutti insieme, e li mettono in un nido di uccelli oppure li chiudono in una scatola, dove continuano a muoversi come se fossero dei membri ancora vivi, e mangiano avena e granturco, come molti hanno potuto vedere e descrivere?

Gli autori rispondono alla loro stessa domanda spiegando che “tutto ciò avviene per opera e illusione del diavolo”. La combinazione, inventata da una mente scatenata, di un ordine rituale e di bizzarre fantasie caratterizza la mentalità presentata da questi Inquisitori. Il loro ordine superficiale di procedure predeterminate è un tentativo di dare l’apparenza di una logica a un orribile olocausto: il mondo delle loro fantasie realizzate.
L’ordine dettagliatissimo delle regole per le procedure giudiziarie era ugualmente rispettato dai rapporti legali meticolosamente dettagliati per ogni processo in corso. Attraverso la combinata e ritualizzata fissazione di minuzie, coloro che bruciavano le streghe tentavano non solo di dare una apparenza di razionalità alla loro propria demenza, ma anche di distrarre le proprie menti dall’orrore degli atti che essi stessi istigavano, condonavano, incoraggiavano e comandavano. La descrizione seguente, citata da Henry Charles Lea, fornisce qualche idea dell’inferno cristiano mascherato dalla logica ritualizzata del Maschio Faber:

Vi sono uomini che in questa arte superano gli spiriti dell’inferno stesso. Ho visto arti fatti a pezzi violentemente, occhi fatti uscire dalla testa, piedi strappati dalle gambe, muscoli strappati alle giunture, le scapole spostate dal loro posto, le vene profonde anormalmente gonfie, le vene superficiali estratte a forza, la vittima prima costretta a stare in piedi, poi gettata in terra, poi ancora sbattuta e rivoltata e poi sospesa ad un gancio con i piedi in alto. Ho visto il boia colpirla con la frusta, picchiarla con un bastone, schiacciarle le ossa, allungarla con dei pesi, pungerla con degli aghi, legarla con delle corde, ustionarla con olio bollente, bruciarla con lo zolfo, bruciacchiarla con le torce.                

Lea continua citando le stesse testimonianze secondo le differenze geografiche. Scrive:

In Italia e in Spagna la tortura è limitata a un’ora, ma in Germania, ovunque, potrà durare da un giorno e una notte fino a quattro giorni e quattro notti, durante i quali gli esecutori non interrompono mai il loro lavoro, e il giudice non evita mai di ordinare di ripetere gli interventi, e l’esecutore ha pieni poteri di  impiegare nuovi metodi.

Mentre la selvaggia eccitazione raggiungeva punte eccezionalmente alte tra i Tedeschi amanti dell’ordine*, illustrando con molta vivezza la connessione tra la metodicità compulsiva e il sadismo

 

* Chi scrive e parla dell’olocausto degli Ebrei nella Germania Nazista del XX secolo non conosce la storia dell’olocausto ginocida, osserva Janice Raymond (“Women’s History and Transcendence”, in Religious Liberty in the Crossfire of Creeds, Franklin H. Littell, Philadelphia, 1978). I processi contro le streghe in Germania furono caratterizzati da estrema brutalità combinata con meticolosità ad alto livello. Tuttavia gran
maniacale, questa combinazione – caratteristica dei rituali sadici – era generalmente presente in tutti i massacri di streghe dell’Europa. Come Robbins sottolinea:

Durante la tortura era prassi comune, seguendo le indicazione del Malleus Maleficarum, che un notaio “scrivesse tutto nei registri relativi al processo, come la prigioniera veniva torturata, in quale momento gli (sic) si presentavano le domande e come egli rispondeva”.

La tortura e il rogo per le donne ritenute streghe divennero normali e quindi regolamentati nell’Europa del Rinascimento. I membri maschi del Corpo Mistico, tentando di realizzare il mito della resurrezione del loro Capo simbolico, cercavano con tutta la loro forza di ri-nascere attraverso l’assassinio della Dea, vale a dire attraverso l’eliminazione violenta della Presenza Femminile.* La loro teologia e le loro leggi richiedevano questo massacro. Perfino difendere una strega equivaleva per chiunque dichiararsi strega.

 

VI

I metodi usati per estorcere le confessioni a chi era accusato di stregoneria non erano legalmente “normali”, come abbiamo visto, poiché la stregoneria era stata definita crimen exceptum, fuori da tutte le regole ordinarie di una “giusta” procedura giudiziaria. Peraltro i metodi fondamentali della tortura – non considerati abbastanza straordinari per “contare” come tortura – erano piuttosto normali per il patriarcato. Secondo Robbins:

Con ogni probabilità la donna, mentre la spogliavano, veniva stuprata dagli assistenti del torturatore, come è successo alla signora Peller, la moglie di un funzionario del tribunale, durante il suo processo a Rheinbach nel 1631. Era stata accusata di stregoneria per caso, solo perché sua sorella si era rifiutata di dormire con il giudice delle streghe, Franz Buirmann … Questa tortura preliminare era così poco considerata che molti registri dei tribunali la ignoravano e riportavano semplicemente  “la prigioniera ha confessato senza tortura”. (44)

Lo stupro non era considerato una tortura e non lo erano nemmeno le degradazioni e le umiliazioni, come ad esempio il denudarla.
Che i roghi fossero accettabili nella società del Rinascimento è evidente in mancanza di obiezioni al massacro negli scritti di eminenti e prolifici pensatori come Bacone, Grozio, Selden e Cartesio, che “fiorirono” all’inizio del diciassettesimo secolo, il periodo di massima intensità del massacro delle streghe. Il silenzio di queste rispettabili guide intellettuali era senza alcun dubbio almeno in parte il risultato di una auto-protezione cautelativa, o parlando con maggior precisione, di vigliaccheria. Per
certo, possiamo ipotizzare che questi “grandi uomini” giustificassero a se stessi questo mancato confronto con un delitto sociale di massa. Dopotutto, i membri di questa fraternità di vigliacchi si occupavano di problemi più “importanti” del ginocidio. In realtà, il loro pesante silenzio mette in forte evidenza una tacita approvazione. Il silenzio di questi uomini ha dunque alimentato i fuochi funebri delle nostre antiche sorelle quanto il depravato fanatismo dei loro più aggressivi e volgari colleghi.

 

parte degli autori, ad esempio William L. Shirer, scrivono dei massacri degli Ebrei come se di un tale sadismo di massa non ci fossero dei precedenti storici.
* Il fatto che il Rinascimento sia esaltato come la “rinascita dell’umanesimo”, è l’eclatante indicazione che “umanesimo” non è un termine universale, poiché  non comprende le donne. Quindi umanesimo funziona come un termine pseudo-generico ed è comparabile a espressioni come liberazione umana.

 

 

 

Non deve sorprendente che nella società dei roghi per le streghe, nella quale il massacro delle donne era percepito non solo come normale ma addirittura regolamentare, i fuochi fossero difficili da mettere sulla carta stampata. Abbiamo visto come nella “scienza” distorta di teologi e giuristi una strega buona fosse considerata altrettanto e forse più “cattiva” di una strega “cattiva”. Alla luce (oscura) di queste mentalità misogine, era difficile immaginarsi un ritorno alla giustizia. Anzi, la natura intrinseca del patriarcato esclude la giustizia. Alla fine di Materials Towards a History of Witchcraft, Henry Charles Lea rileva che la Vossische Zeitung del 28 aprile 1888 riportava il resoconto di una donna bruciata come strega nella piazza del mercato di Bambamarca, in Perù, dopo ripetuti tormenti. Le parole conclusive di questo lavoro, scritto durante la prima decade del ventesimo secolo, suonano minacciosamente vere:

Si registra una reviviscenza nei circoli protestanti della Germania di credenze nella stregoneria e di patti con il diavolo … Gli applausi che questi scrittori hanno ricevuto mostra quanto siano numerosi coloro che sono pronti a far rivivere vecchie superstizioni.

 

VII

Non è necessario leggere gli oscuri scritti di fanatici religiosi per sapere “quanto siano numerosi coloro che sono pronti a far rivivere le vecchie superstizioni”. E’ sufficiente guardare i lavori più conosciuti e più ammirati di ”obiettivi” scritti contemporanei sul massacro delle streghe per riconoscere i fenomeni familiari di legittimazione dei riti della sado-scienza. Queste ri-cerche mettono nuovamente in atto i riti ginocidi in una varietà di stili e di modi, riaffermando – talvolta in maniera eclatante, talvolta in maniera sottile – le stesse ipotesi culturali che hanno sostenuto l’inizio del massacro delle streghe, nascondendo il loro significato.
Per un sostegno profondamente convinto al massacro delle streghe, nessun altro studioso del ventesimo secolo è riuscito a superare il prete Montague Summers, editore dell’edizione inglese del Malleus Maleficarum. Nella sua introduzione all’edizione del 1928, padre Summers lo presenta come un “grande lavoro”, lo descrive come “uno dei libri più carichi di significati e più interessanti che io conosca tra le produzioni di questo tipo”. Nell’Introduzione all’edizione del 1948 Summers mostra un entusiasmo ancora maggiore, sottolineando (molto accuratamente) la “modernità di questo libro”. Il seguente passaggio sintetizza i suoi sentimenti:

Si può tornare più e più volte a questo testo con edificazione e interesse: sia dal punto di vista della psicologia , che della giurisprudenza e della storia, esso è di livello altissimo. E’ molto difficile dire che scrittori successivi, per quanto grandi siano, sono riusciti a fare qualcosa di più che trarre concetti da questo apparentemente inesauribile pozzo di scienza che i due domenicani, Heinrich Kramer e James Sprenger,  ci hanno dato con il Malleus Maleficarum.

L’entusiasmo di padre Summers parla da solo. Parla di un libro che sostiene che le streghe trasformano gli uomini in bestie, fanno sparire i membri maschili, copulano con i diavoli, scatenano e fanno aumentare uragani e tempeste. Le Megere invece non si meraviglierebbero, perché le opinioni espresse da padre Summers sono in forte accordo con gli atteggiamenti androcratici verso le donne, sia tradizionali che contemporanei. Ed è un atteggiamento che egli condivide con altri professionisti maschi del ventesimo secolo, inclusi medici, psichiatri, giudici e acclamati letterati “di genio”, come Henry Miller e Norman Mailer. Il “problema” del prete massacratore di streghe è semplicemente che egli esprime la sua totale complicità con il ginocidio con una semplicità vecchio

stile, lasciandosi scoperto di fronte alle accuse di ridicolo.*
In contrasto con Summers, Trevor-Roper è ingannevolmente sofisticato. Per difendere il silenzio di Bacone, Grozio, Selden e Cartesio, egli pone delle domande retoriche: “Perché avrebbero dovuto rischiare per una questione secondaria e del tutto periferica?”
Egli afferma che la questione principale sulla quale erano concentrati tutti questi pensatori, e che si supponeva avrebbe alla fine distrutto l’intero fenomeno del massacro delle streghe, era “la nuova filosofia, una rivoluzione filosofica che avrebbe cambiato l’intera concezione della Natura e del suo modo di operare”. Quindi Trevor-Roper nasconde il ginocidio sotto i panni della narrazione di una “nuova filosofia “ (la stessa vecchia filosofia presentata in un nuovo abbigliamento), ridimensionando la realtà e il significato degli eventi che lui stesso aveva cosi accuratamente ri-cercato. Così, leggiamo nel suo saggio che gli uomini che hanno fatto questa rivoluzione filosofica “non lanciarono il loro attacco su un’area così marginale della Natura come la demonologia”.  Trevor-Roper quindi lusinga il lettore poiché crede che la demologia – sempre “marginale” – oggi è morta. È precisamente questa credenza, ovviamente, che è il dogma centrale della moderna Demonologia, che permette di controllare il pensiero e il contesto in modo subliminale, di pervadere l’intera atmosfera della società moderna come un gas senza colore, senza odore e totalmente velenoso. La Demonologia (un altro nome della teologia), regna ancora Sovrana tra le discipline umane e scientifiche del patriarcato. Come Trevor-Roper affermato in una parte iniziale del suo saggio: “Più un uomo era preparato come studioso tradizionale secondo i canoni del suo tempo [il periodo del massacro delle streghe], più diventava un sostegno per gli esperti di streghe.” Questa regola dà veste giuridica ai riti della cultura sadica di oggi, come dimostrano le stesse annotazioni dell’autore.
E’ illuminante fare un confronto tra Trevor-Roper e Summers. Il secondo scrive con molto entusiasmo “del lavoro amplissimo e molto tecnico di Inquisitori e Demonologhi, santi e reverendi divini, dottori delle due leggi, civile e penale, giuristi teste dure, lenti e sobri, uomini colti, studiosi con mentalità filosofica, i nomi più onorati delle università d’Europa, in prima linea nella letteratura, nelle scienze, nella politica e nella cultura …”.  Diversamente da Trevor-Roper, padre Summers non trova nulla di “eccessivo” nel fatto  che uomini colti hanno scritto un tale libro. Al contrario, egli accetta ogni parola, trovando che questa ossessione per le fantasie sessuali e un tale sadismo siano nel loro insieme molto appropriate. Diversamente da Trevor-Roper, egli non sente alcun bisogno di giustificare il silenzio di un Francesco Bacone o di un Cartesio di fronte alle atrocità, perché i responsabili delle atrocità sono le donne massacrate. Summers è impegnato a glorificare chi bruciava le streghe. Poiché, diversamente dallo studioso lontano dalle passioni e sofisticato, il prete agitato da molte passioni è – prendendo in prestito un termine usato da Felix Morrow - “convinto della sua giustizia”. Con innocente accuratezza, utilizza le stesse categorie essenziali degli “approcci” professionali alle devianze delle donne diffuse nel diciassettesimo e nel ventesimo secolo.
Vi sono, naturalmente, diversi gradi nella “convinzione della propria giustizia”. Mentre Summers vince certamente il Premio Nobel per l’Eclatante Odio verso le Megere, Trevor-Roper è abbastanza esplicito da meritarsi una medaglia d’onore in questo “campo”- in particolare se viene confrontato con la maggioranza degli storici del periodo dei roghi, che raramente ammettono che un tale  fenomeno si sia neppure verificato. Ad eccezione dei pochi esperti che hanno fatto dei roghi delle streghe il loro campo di “specializzazione”, gli storici in genere seguono una linea di quasi totale

 

*Quando, ad esempio, invece di dedicare il suo lavoro misogino alla sua (inesistente) moglie, padre Summers ha firmato la sua introduzione al Malleus Maleficarum nel giorno della festa cattolica della Beata Vergine Maria, e ha firmato l’introduzione al proprio libro The History of Witchcraft “nella festa di Santa Teresa Vergine”.

 

 

cancellazione, eliminando l’esistenza delle streghe ancora e ancora attraverso il sotterfugio del silenzio. Questo non significa che la loro misoginia sia meno intensa di quella di Summers o degli esperti in massacri di streghe, ma soltanto che la esprimono (anche in forma non esplicita) in un modo diverso, che può anche essere più efficace. Il metodo della cancellazione storica è, dopotutto, coerente con la soluzione finale del ginocidio.
E’ abitudine degli storici dell’inizio dell’epoca moderna omettere il massacro delle streghe. In genere, l’omissione è assoluta o quasi. Cosa quest’ultima più efficace di una completa non citazione del tema, perché dà la sensazione che la caccia alle streghe è stata “coperta”, come in effetti lo è stata. Così, ad esempio, il terzo volume della Pelican History of the Church, di Owen Chadwick, molto utilizzato e altamente considerato, dedicato alla “Riforma”, e che “copre” una parte significativa del periodo del massacro delle streghe, contiene due (2) riferimenti alle streghe nell’indice. E’ opportuno citare i passaggi nella loro interezza, in modo che il lettore non abbia a perdere nulla della loro importanza. Controllando il primo riferimento, troviamo la seguente “non informazione”:

Un fervore religioso mal regolato può diventare superstizioso o perfino demoniaco. Nel 1500 più streghe vennero torturate e bruciate, più Ebrei vennero perseguitati. Ma la superstizione non è innovativa.

L’affermazione, che manca sia di contenuto che di un contesto significativo, è davvero stupefacente. La frase “più streghe vennero torturate e bruciate” fa sorgere e lascia inevasa la domanda: “Più di quante?” Un lettore superficiale  potrebbe immaginare che forse furono coinvolte solo poche dozzine di persone. Tuttavia, anche questo pensiero potrebbe essere oscurato dalla mancanza di qualunque significato della frase successiva, che cancella il massacro delle donne usando un’astrazione effimera e irrilevante come la parola “superstizione”. Mentre può essere vero che “la superstizione non è innovativa” (molti potrebbero pensare che la lunga durata della fede cristiana sia una prova abbondante di ciò), questo truismo è totalmente al di là del punto in questione, distraendo il lettore dal fatto non menzionato che l’aumento continuo dei roghi delle streghe nel sedicesimo secolo era qualcosa di più di una superstizione.
Il secondo e ultimo riferimento alle streghe compreso nell’indice (che in realtà è un riferimento ai “cacciatori di streghe” di questa visione della “storia della chiesa della Pelican) si trova più di 250 pagine dopo, quando il ricercatore trova la seguente illuminante affermazione:

…i praticanti della medicina Protestante erano scarsamente emancipati dalle magie materiali, i loro astronomi erano ancora astrologi, i loro chimici erano ancora degli alchimisti, i loro cacciatori di streghe altrettanto zelanti.

Di nuovo, l’autore cancella magicamente la domanda più ovvia ricorrendo all’alchimia degli studiosi pronti alle cancellazioni. Non si chiede nulla e non si dà nessuna risposta: “Zelanti di chi o come che cosa?”. Al lettore viene elemosinato un briciolo di informazione che, sottoposta a un esame più approfondito, dimostra di essere una disinformazione, poiché il massacro delle streghe si era intensificato durante la prima metà del diciassettesimo secolo, il periodo al quale si riferisce il testo citato. I cacciatori di streghe, pertanto, non erano “altrettanto zelanti” ma più zelanti di prima. Queste menzioni minimaliste del termine cacciatori di streghe sono più efficaci di un completo silenzio, poiché costringono il lettore a inserire le più mostruose atrocità nella categoria dei “fatti insignificanti”. Quando false conoscenze come queste entrano a far parte della mente di uno studente ignaro, occupano lo spazio mentale che potrebbe ospitare le domande reali.
Proprio come la “storia della chiesa” cancella il massacro delle streghe, così si comportano anche i testi storici normali nelle analisi dello stesso periodo. Un esempio tipico è costituito da The Foundations of the Modern World: 1300-1775, di LouisGottschalk, L. C. MacKinneye E. H. Pritchard. Anche se ha l’aria di un libro che è difficile immaginare che qualcuno voglia leggere, dato che ha l’aria di una compilazione scritta da un computer, in realtà è un tomo molto considerato, il quarto di una serie di sei volumi intitolata con molta precisione “Storia dell’Umanità”. Questa serie, sponsorizzata dall’UNESCO, è descritta nella copertina del volume come “la prima storia globale, concepita e realizzata da un punto di vista internazionale”. Certamente è stata pianificata dal punto di vista della persecuzione delle donne. L’indice di questo volume, un tomo di ben 1133 pagine, che coprono tutto il periodo in cui si svolse il massacro delle streghe, menziona la stregoneria di sfuggita in esattamente quattro (4) punti.
Il primo breve riferimento annuncia soltanto che una “epidemia” di caccia alle streghe iniziò nell’ultimo quarto del quindicesimo secolo, che le pene di morte per stregoneria divennero rapidamente più comuni e che nella città di Como, in Italia, furono bruciate diverse centinaia di donne. Il secondo riferimento al tema, che consiste in un paragrafo ed emerge circa 300 pagine più avanti, fornisce al lettore un’informazione così interessante come il fatto che il cosiddetto eroico gesuita Friedrich von Spee spingeva per una illuminata riconsiderazione dell’argomento nel suo anonimo testo Cautio Criminalis (un esempio brillante di coraggio intellettuale maschile). Il lettore apprende che migliaia di persone “che erano incorse nella riprovazione ufficiale” furono “imprigionate”. Quando arriva alla fine del paragrafo, il lettore scopre che “una strega è stata bruciata in Svizzera ancora verso la fine del 1782 e due in Polonia alla fine del 1793”. Quello di cui non si viene mai a conoscenza sono le centinaia e le migliaia – probabilmente i milioni – di donne che furono uccise prima di queste date, durante il periodo coperto da questo libro.
Circa 450 pagine più avanti, il tomo menziona che “ondate” di persecuzioni della stregoneria continuarono fino agli ultimi anni del diciassettesimo secolo, enfatizzando in apparenza i massacri atipici e numericamente ridotti del New England. Il quarto e ultimo riferimento al tema è la seguente frase molto informativa: “… l’umanitario Thomasius sollevava dubbi sulla giustizia delle pratiche correnti nei tribunali relative alla stregoneria e alla tortura”. Se qualcosa è destinato a rimanere nella memoria di chi legge la Storia dell’Umanità sulla caccia alle streghe, saranno probabilmente i nomi “dell’eroico” gesuita von Spee e dell’“umanitario” Thomasius. Nessuna delle donne massacrate è citata con il suo nome. Non viene fornita nessuna immagine delle dimensioni e dell’orrore del massacro delle streghe. Non vi è nessun accenno alle reali intenzioni dei cacciatori e nemmeno alla reale identità delle loro vittime.
Oltre a queste storie generali che coprono e ri-coprono il periodo del massacro delle streghe, esistono naturalmente dei libri concepiti per approfondire specificamente i problemi delle donne di questo periodo. Ma per lo più, il Ricercatore trova questa semplice ripulitura del massacro delle streghe, la cui menzione viene o evitata accuratamente, o riferita alle “orribili” donne supposte di aver fatto cose abominevoli che richiedevano recriminazioni. La cancellazione delle streghe e l’oblio riservato ai cacciatori di streghe è il nome del gioco sulla cultura “concernente le donne”del periodo del cosiddetto Rinascimento e della Riforma in Europa.
Esistono, dicevo, molti lavori specializzati sulla storia del massacro delle streghe. Ho già fatto riferimento all’illuminante studio di Midelfort, che assume la posizione che i piccoli processi alle streghe possono essere stati “terapeutici o funzionali”. Anche se non chiarisce per chi possono essere stati terapeutici, possiamo con certezza ipotizzare che non lo sono stati per le donne assassinate.

Un’altra forma di mistificazione degli studiosi è esemplificata dal lavoro dello storico sociale e antropologo Julio Caro Baroja, The world of the Witches . Nell’ultima parte del suo libro, adottando un moderno approccio “psicologico”, Baroja presume di poter descrivere “la personalità della strega”. Saggiamente ci informa che “una donna in genere diventa una strega dopo il fallimento della parte iniziale della sua vita di donna; dopo storie amorose illegittime o frustranti, che hanno lasciato in lei un senso d’impotenza o la sensazione di essere vittima di disgrazie”. Le Megere possono con buoni risultati “invertire il doppio senso” di queste affermazioni e ritenere che “una donna diventa una strega dopo un successo iniziale della sua vita, in cui ha cercato di superare il ruolo ‘femminile’ secondo i termini patriarcali; dopo aver intravisto, attraverso le contraddizioni inerenti ‘l’amore romantico’, un processo di chiarificazione che arricchisce il suo senso di ginergia e di grazia.” Il libro di Baroja si conclude così:

In conclusione, mi sembra, come storico, che la stregoneria più che altro faccia sentire una persona più ricca di pietà. Pietà per coloro che furono perseguitate, che desiderarono fare del male anche se non erano in grado di farlo, e le cui vite sono state in genere frustranti e tragiche. Pietà anche per i persecutori, che erano brutali perché erano convinti di essere circondati da innumerevoli pericoli.

Questa analisi piena di pietà rivela il fallimento della stessa “pietà”. Poiché non vi è ragione di ritenere che le streghe buone - zitelle, vedove, donne sagge - “desiderassero far del male”, questa “pietà” è distorta e manchevole. Le Megere possono provare angoscia e preoccupazione per le nostre antiche sorelle torturate, ma la pietà per i loro e i nostri persecutori non è la risposta appropriata. Una giusta rabbia è in più in accordo con la realtà e può generare un’energia creativa.
Solo come storico sociale Baroja fa ricorso alla fine a un debole psicologismo, e lo stesso ha fatto il moralista W. E. H. Lecky nella sua History of European Morals in due volumi. Egli ha scritto rivelando (nel senso di svelare e rivelare nello stesso momento) le condizioni che portarono alcune streghe al suicidio:

In Europa questo atto era molto comune tra le streghe, che furono sottoposte a tutte le sofferenze possibili senza avere alcuna delle consolazioni del martirio. Senza entusiasmo, senza speranza, senza nemmeno avere la coscienza della propria innocenza, con un corpo decrepito e con la mente continuamente distratta, forzate in questo mondo a sopportare torture senza fine, di fronte alle quali l’eroismo più appassionato poteva cedere, e condannate, come esse stesse credevano, alla dannazione eterna nel mondo futuro, molto spesso si uccisero nella agonia della loro disperazione.

Questa è una descrizione perfetta delle condizioni alle quali i signori del patriarcato desideravano  fossero ridotte le donne che li sfidavano. E’ l’annuncio dell’intento androcratico. Come poteva sapere Lecky che le streghe erano “senza nemmeno la coscienza della propria innocenza”? L’espressione “con il corpo decrepito” e “con la mente distratta” sono ingannevoli perché non sono accompagnate da alcuna descrizione dei metodi dei torturatori cristiani.
Nella pagina successiva, questo “storico delle morali” avendo ammesso la realtà delle indicibili torture delle streghe, decide di scrivere che “si verificavano spesso … epidemie di suicidi semplicemente folli” [corsivo mio]. Lecky qui si riferisce in modo specifico alle donne di Marsiglia e di Lione. E poi prosegue:

In questa strana mania che infuriò nei territori del Napoletano dalla fine del quindicesimo secolo fino al termine del diciassettesimo, e che era stata imputata al morso della tarantola, le pazienti si gettavano in massa nel mare e spesso, non appena le acque blu si aprivano davanti ai loro occhi, cantavano un selvaggio inno di benvenuto, e si gettavano con entusiasmo nelle onde [corsivo mio].

Denominando “mania” questo fenomeno ed evitando di notare il significato delle date, Lecky rende il significato del testo quasi invisibile per la maggior parte dei lettori. Le Megere, tuttavia, sapendo qualcosa della storia dei Tempi dei Roghi, sanno giudicare questa come una decisione completamente sana. Moltitudini di donne si gettavano in mare proprio perché rifiutavano di essere “pazienti” per i dottori/torturatori di streghe e sceglievano di essere agenti di un atto di Autoaffermazione anche sotto il Regno di una Giustizia Infernale.*

*  Le parole dell’inno, secondo la Epidemics of the Middle Ages (Londra, 1844) sono:
Allu mari mi portati                  Così m’ama la donna mia
Se voleti che mi sanati              Allu mari, allu mari,
Allu mari, alla via                     Mentre campo, t’aggio amari.

 

Altrimenti, potevano essere obbligate a sottomettere i loro corpi e le loro menti, ad accusare se stesse, le loro figlie, le loro madri, le loro amiche più care, di crimini impossibili. Lo storico morale Lecky rende legittimo questo orrore, cancellando il contesto e gli agenti del ginocidio dal suo testo. Scrive che tali casi “appartengono piuttosto alla storia della medicina che a quella delle morali.” Quindi non c’è nessuno da condannare. I Padri sono esonerati, poiché non c’è nulla nel quadro delineato che abbia rilevanza per la storia delle “morali”.
Poiché gli storici delle morali sono propensi a sradicare la responsabilità morale dei roghi delle streghe, classificando l’argomento sotto la voce “medicina”, ci si può aspettare che anche coloro che praticano i rituali della ri-cerca psichiatrica continueranno in questa eliminazione radicale. Come sottolinea Thomas Szasz, alla possibilità che alcune persone accusate di stregoneria fossero “malate mentali” si era accennato anche molto prima dell’inizio della moderna psichiatria, e perfino durante la caccia alle streghe, in particolare da Johann Weyer. Szasz ritiene che Jean-Etienne-Dominique Esquirol (1772-1840) “contribuì più di tutti gli altri a far diffondere l’opinione che le streghe fossero persone mentalmente disturbate”. Quindi la strada era aperta per i sado-rituali della ricerca psichiatrica, che cancella e perpetua i processi alle Megere.
Tra i ri-cercatori psichiatrici Gregory Zilboorg è stato uno dei più influenti. Com’è tipico, egli considera pazze le streghe/vittime e non chi le bruciava/torturava. Scrive che “non vi è più alcun dubbio nelle nostre menti che milioni di streghe, stregoni, posseduti e ossessionati, costituissero un’enorme massa di nevrotici e psicotici gravemente ammalati e colpiti da deliri organici fortemente deteriorati”. L’ignoranza di Zilboorg dà luogo a enormi distorsioni. Particolarmente maligno è il suo sostegno alla bigotteria cristiana. Commentando il Malleus Maleficarum, fa una raccomandazione:

Tuttavia, i dettagli sadici che colpiscono così tanto l’uomo di oggi non ci devono interessare oggi. Tenerli in considerazione non aggiungerebbe nulla alla nostra conoscenza delle tendenze umane e potrebbero invece tendere a oscurare sensibilmente un tranquillo giudizio sui fatti presi in esame.

Evidentemente il sadismo dei persecutori cristiani non è di competenza di questo figlio psichiatrico dei Santi Padri. Inoltre, ha una buona parola per più di un demonologo, ad esempio Johannes Trithemius, un più giovane contemporaneo di Sprenger e Kramer, che condivideva i loro punti di vista. Johannes era “un uomo molto colto e molto gentile”. Con totale credulità, Zilboorg accetta la descrizione di Johannes che ha lasciato un suo contemporaneo: “Una bontà che non poteva essere espressa in parole riposava sulle sue forti e maschie sopracciglia e i suoi occhi puri e luminosi parevano riflettere una luce celestiale”. Nel suo Antipalus Maleficarum, Johannes scrisse che “il numero di tali streghe è molto elevato in ogni provincia”. Egli stigmatizzava il fatto che non erano disponibili abbastanza Inquisitori e Giudici, mentre “uomini e bestie muoiono a seguito del male causato da queste donne”. Non è quindi sorprendente che Zilboorg si riferisca in modo deferente al “Reverendo Montague Summers, che oggi, come molti di coloro che l’hanno preceduto nel quindicesimo e sedicesimo secolo, combina una grande e approfondita conoscenza con una non meno profonda fede nell’esistenza delle streghe”.
Il sostegno di Zilboorg alla bigotteria cristiana si applica sia al passato che al presente. Riguardo al passato, scrive:

In altre parole, queste streghe erano realmente eretiche; esse realmente peccavano contro i Sacramenti … realmente o si ribellavano contro o avevano timore del segno della Croce - e tutto questo mentre erano ovviamente malate di mente.

Non si trova qui nessuna critica al concetto di “peccato”, dei “Sacramenti “ o del “segno della Croce”. Non vi è alcuna ammissione del fatto che una tale ribellione potesse essere un segnale di forza e di salute. Le sue affermazioni sugli atti considerati “sacrilegi” all’epoca sono coerenti con questo pensiero doppiamente distorto:

E’ noto che negli adolescenti e negli adulti una delle più tipiche fasi della compulsività nevrotica si esprime attraverso espressioni sacrileghe coscienti o incoscienti, vale a dire attraverso una serie di pulsioni dirette contro Dio, Cristo e la Chiesa.

La tattica usuale per realizzare una cancellazione attraverso l’uso dell’espressione “è noto” dà l’illusione della “voce dell’autorità”. E’ importante per le Megere notare questa alleanza tra la ri-cerca psichiatrica “profonda” e l’ortodossia cristiana. Il tema non è quello della fede in “Dio, Cristo e la Chiesa”. L’oggetto del suo attacco è il deviante diffidente che va al di là della mera miscredenza, riconoscendo e dando un nome alla falsità del mito cristiano, esorcizzando la propria negazione e viaggiando verso il Retroscena. Le Megere suscitano lo stesso terrore senza nome negli Sprenger, Kramer, Summers, e nei buffoni come Zilboorg della Sado-Società. Così si realizza la continua legittimazione dei roghi delle streghe – sia nelle forme del passato che in quelle attuali – attraverso i riti degli scritti di psichiatria.
L’ignoranza colpevole degli uccisori contemporanei delle Crone è illustrata anche nella History of Psychiatry di Alexander e Selesnick. Essi scrivono:

Si deve anche dire che le streghe sotto accusa molto spesso giocavano sotto le mani dei loro persecutori. Una strega faceva emergere la sua colpevolezza confessando le sue fantasie sessuali nel tribunale aperto al pubblico; nello stesso tempo, otteneva delle soddisfazioni erotiche soffermandosi su tutti i dettagli davanti ai suoi accusatori maschi. Queste donne pesantemente disturbate sul piano emotivo erano particolarmente suscettibili di fronte alle stimolazioni dei demoni e diavoli che ospitavano dentro di loro, e avrebbero confessato di coabitare con gli spiriti del male, tanto quanto fanno le persone disturbate oggi, quando influenzate dai titoli dei giornali si vedono nella loro fantasia come assassini  confessi.

Il contesto nel quale questi dottori delle streghe contemporanei scrivono queste frasi indica che le distorsioni espresse non sono manifestazioni di semplice ignoranza. Nelle pagine precedenti hanno sottolineato e discusso il Malleus maleficarum. Non è possibile che questi luminari della moderna psichiatria non fossero a conoscenza del fatto che le streghe fossero torturate dai loro persecutori. Liste e riproduzioni degli strumenti e dei metodi della tortura sono disponibili in molte fonti, ad esempio nella Encyclopedia of Witchcraft and Demonology di Robbins.
Venivano usati estrattori di occhi, ferri per marchiare, ruote per slogare le ossa, pinze per dilaniare la pelle, schiaccia dita, morse per stritolare, carrucole per lasciar cadere violentemente, scarpe di ferro per stritolare le gambe, sedie arroventate, le “pere” per soffocare. I torturatori tagliavano mani e orecchie delle loro vittime, imponevano periodi senza sonno o di sete insopportabile (dopo aver fatto mangiare cibi salati e aver rifiutato qualunque liquido) e “lo squassamento”, che poteva slogare completamente mani, piedi, ginocchia, caviglie e spalle. Ho già ricordato il fatto che le umiliazioni, il denudamento, e i normali stupri di gruppo non erano considerati delle “torture”.
Alla luce di queste informazioni facilmente accessibili, si dovrebbero rileggere le affermazioni sopra citate dei buoni dottori Alexander e Selesnick. Se ci fosse stato un minimo di onestà intellettuale, il passaggio citato in precedenza dovrebbe essere letto più o meno così:

E’ evidente che le streghe erano fisicamente e mentalmente mutilate e smembrate dai loro aguzzini. Una strega era obbligata a evitare la tortura confessando che aveva messo in pratica le fantasie sessuali che i suoi giudici maschi le descrivevano. I giudici ottenevano una gratificazione erotica dalle sue torture, dalla vista del suo denudamento e dello stupro di gruppo, dal vedere il suo corpo sfigurato, dal forzarla ad “ammettere” di aver attuato le loro fantasie erotiche, dalla sua lenta morte spirituale e fisica. Questi uomini disturbati e sadici stavano creando l’illusione che esistessero diavoli altri da loro stessi – proiettando il proprio scopo malvagio su questi “diavoli” che erano l’immagine speculare di se stessi – come fanno molti degli psichiatri sadici di oggi che, influenzati dai miti, dai mezzi di comunicazione di massa e dalla loro formazione professionale, fantasticano su si sé vedendosi come scienziati che desiderano guarire le “malattie” che essi stessi hanno inventato.

Se vogliamo smontare i confusi tentativi degli storici psichiatrici, dobbiamo concentrare l’attenzione su coloro che mettevano in pratica le atrocità: i cacciatori di professione e i giudici delle streghe. Nel suo modo involuto e ingannevole la letteratura psichiatrica richiama l’attenzione sul nucleo centrale delle fantasie erotiche sadomasochistiche. Le Megere sanno vedere le azioni e il voyeurismo dei torturatori e dei giudici, che esplicitano un precedente cristiano al “porno dal vivo” del quale gli maschi “godono” ai giorni nostri. Divertimenti di questo tipo giungono alle loro logiche conclusioni quando la performer donna viene realmente uccisa e trasformata in un film di porno estremo. In un cinema porno alternativo molto conosciuto a New York, è stato organizzato realmente uno stupro seguito da assassinio, protagonista una “attrice” ignara della sua sorte, e un film popolare intitolato Snuff ha imitato l’originale, traendo forti vantaggi dal vorace desiderio voyeuristico degli amanti di questo tipo di film. E’ una categoria di divertimento che attira molto giudici, medici, poliziotti e altri professionisti di oggi, tutti presi dal loro “essere in servizio” quando le donne diventano “vittime” (ad esempio a seguito di uno stupro) e finiscono in loro potere. E non è soltanto quando sono “in servizio” che gli uomini in posizioni di potere richiedono azioni che coincidono con le loro fantasie. L’uso/abuso di prostitute costituisce un altro mercato favorito.*

Per quanto molte e diverse categorie di professionisti uomini siano coinvolti nella sindrome del processo alle streghe, i paralleli tra chi bruciava le streghe e i loro moderni sostituti psichiatrici sono particolarmente sconvolgenti. Robbins sottolinea che per i giudici delle streghe una confessione volontaria non era sufficiente: “Essa deve essere resa sotto tortura, perché solo in questo caso si può presumere che venga dal cuore e sia sincera”. Questa maniera di “ragionare” prevale anche nella moderna psichiatria, come Szasz ha mirabilmente dimostrato. I malati mentali vengono anch’essi torturati e diventano i capri espiatori e ci si aspetta anche che paghino il costo delle cure. Robbins sottolinea che il patrimonio delle streghe accusate e i loro parenti dovevano pagare i costi di tutto il processo, incluse le spese per la tortura. La stessa regola si applica oggi per trattamenti come l’elettroshock, la chirurgia del cervello e l’imprigionamento negli ospedali psichiatrici.
In tutti gli studi di cui sono autori dei maschi, peraltro, dai peggiori ai migliori, manca sempre qualcosa: in particolare una visione dal punto di vista delle Megere. Si constata una generale riluttanza a constatare che la maggior parte delle streghe erano donne. Persino quando ciò è ammesso, spesso brontolando, le relative implicazioni non vengono rese esplicite. Robbins in genere usa il pronome pseudo generico il che, come ogni Megera può vedere, è assurdo. Solo con riluttanza vengono ammesse la forza e il potere delle streghe che minacciavano i Padri. Forse Szasz è quello che si è avvicinato di più all’identificazione del Malfattore, ma non riesce a isolare e a descrivere il Maschio che fa il Male.

*  Un recente rapporto su questa proiezione di fantasie sadomasochiste da parte di uomini in posizione di potere è contenuto in A Sexual Profile of Men in Power, di Sam Janus, Barbara Bess e Carol Saltus (Englewood Cliffs, N.J., Prentice-Hall, 1977). E’ molto interessante che questi “uomini di potere”, i cui successi professionali richiedono un contesto di tipo sadico mentre sono “in servizio”, paghino delle prostitute per degradarle in tutti i modi immaginabili, incluso urinare e defecare su di esse. Le prostitute quando parlano di questi personaggi loro clienti li chiamano “gli schiavi”, poiché desiderano essere trattati come schiavi. Il contesto nel quale si muovono questi uomini (Hitler incluso, che era un masochista al massimo grado) suggerisce che il “sadico”e il “masochista”sono la stessa persona che assume ruoli differenti. Quindi la teoria dello storico della psichiatria che erano le fantasie delle donne a essere realizzate durante i processi alle streghe è completamente fuori strada. Le donne non erano e non sono i produttori

 

Riesce a mostrare che le tre istituzioni – l’Inquisizione, la lettre de cachet e la psichiatria – si basano tutte sul principio del paternalismo, poiché i loro rispettivi padri sono il santo padre (il papa), il padre della nazione (il re) e il padre scientifico (il medico). Tuttavia, chi legge resta con l’impressione che le cose sarebbero potute andare bene se solo i padri si fossero comportati meglio. Szasz non smaschera l’obiettivo ginocidiale inerente allo stesso patriarcato.

Le analisi femministe riescono in questo smascheramento. Spostandosi nel Retroscena, rendono evidenti le interconnessioni tra le cose. Una di queste analisi è stata scritta nel diciannovesimo secolo da Matilda Joslyn Gage nel suo interessantissimo libro, Woman, Church and State, che è stato pubblicato per la prima volta nel 1893 e che contiene un colto e rivoluzionario capitolo sulla stregoneria. Le femministe di oggi stanno ovviamente lavorando come Meger-ografe e Meger-ologiste, scoprendo la nostra Preistoria e la nostra Cron-ologia. Vi è stato in questo lavoro un forte senso di scoperta e di shock man mano che imparavamo di più sui Tempi dei Roghi. Per alcune è stata un’esperienza scioccante come la lettura del lavoro della Gage e dell’analisi piena di sensibilità e di approfondimenti di questo studio sulle donne. Fa infuriare la scoperta che questa nostra antica sorella, e altre come lei, avevano già raccolto e analizzato materiali che le studiose femministe hanno solo cominciato a scoprire di nuovo.
Come Jane Caputi ha scritto: “E’ penosamente ironico affrontare la cancellazione della Cage…che aveva dedicato la maggior parte delle sue energie a reclamare attenzione al nostro passato.” Questa dolorosa scoperta fa emergere delle domande inquietanti: Come abbiamo potuto - specialmente noi donne che ci occupiamo di storia, istruite e legittimate da titoli universitari – essere state tenute in una tale ignoranza delle nostre stesse tradizioni? E quando delle donne superano in qualche misura questa ignoranza voluta e pubblicano dei loro lavori originali, saranno tenute altrettanto efficacemente nascoste alle nostre “istruite”sorelle del futuro quanto il lavoro delle nostre antiche sorelle è stato tenuto lontano da noi?
Una delle premesse essenziali al lavoro delle Meger-ografe deve essere la promessa di realizzare per intero il processo, di attuare delle creazioni in modo tale che la nostra creatività non possa essere passata più sotto silenzio. Ciò richiederà un’approfondita conoscenza del fatto che il Tempo dei Roghi continua ancora, e che i Riti del Gettare i Libri nel Fuoco – in forme sofisticate come cattive recensioni, povera pubblicità e modesta distribuzione, lasciare esaurire i libri femministi, impedire loro di essere stampati – stanno violentando le menti delle donne.
Poiché era lei stessa una Megera, Matilda Joslyn Gage scrisse con impressionante erudizione e passione. A differenza degli studiosi maschi, era capace di scrivere con coraggio, accuratamente e con l’orgoglio della propria tradizione:

 La conoscenza superiore delle streghe era riconosciuta dalla credenza ampiamente diffusa nella loro abilità di compiere miracoli. La strega era in realtà la pensatrice più profonda, la scienziata più avanzata di quei tempi…Poiché la conoscenza è sempre stata un potere, la chiesa temeva il suo uso nelle mani delle donne e quindi ha riversato su di loro i suoi colpi più nefasti.

La Gage poi nomina correttamente il gioco in atto: la chiesa temeva e odiava le conoscenze e il potere delle donne. Correttamente definisce le donne scienziate, odiate dalla chiesa e dai suoi figli:

 

degli spettacoli delle torture. Piuttosto, il dramma dei processi alle streghe è il prodotto delle fantasie dei maschi, che sono alternativamente sadici e masochisti. Gli “uomini al potere”sono i drammaturghi e creano e si identificano sia nei ruoli degli aguzzini che delle vittime. Non vi è alcuna prova che una sola donna abbia goduto delle torture. Invece i maschi torturatori hanno goduto delle sofferenze delle donne, sostituendosi agli autori dello spettacolo.

I primi medici tra le persone comuni dell’Europa Cristiana furono donne che avevano imparato le virtù e gli usi delle erbe. I famosi lavori di Paracelso erano soltanto la sistemazione delle conoscenze di queste “donne sagge”, come egli stesso ha affermato…Ma mentre per molte centinaia di anni le conoscenze della medicina e la sua pratica tra le classi più povere erano state quasi completamente nelle mani delle donne e molte scoperte della scienza sono dovute ad esse,  successivamente la conoscenza delle erbe che alleviavano i dolori, o lo studio delle loro qualità, venne da un certo momento in poi guardata come se fosse stata acquisita attraverso un intervento diabolico.

Qui gli studiosi del diciannovesimo secolo chiariscono sinteticamente il punto: i figli della chiesa devono cancellare le donne che hanno il potere della conoscenza, non solo uccidendole, ma anche negando che esse acquisissero conoscenze con i loro propri poteri. Dovevano invece essere state acquisite “attraverso un intervento diabolico”, vale a dire attraverso l’obbedienza a un altro, il “diavolo”.
La Gage si era resa pienamente conto dell’orrore che provava la chiesa di fronte a una “sapienza” delle donne:

La Chiesa, avendo vietato le funzioni e tutti i metodi esterni di conoscenza alle donne, era profondamente irritata e indignata per il loro essere riuscite con la propria sapienza a penetrare in alcuni dei segreti più profondamente nascosti della natura.

Sapeva che la chiesa voleva rivendicare a se stessa questa “misteriosa conoscenza nascosta … che è considerata come facente parte dei suoi metodi di potere per il controllo dell’umanità”
Anche se c’era ancora molta enfasi sulla cristianità nel lavoro della Gage, essa riconosceva l’universalità del patriarcato. Discutendo delle torture alle streghe, sottolinea che “sotto le leggi sia della Chiesa che dello Stato esse si rendevano conto che il loro sesso era considerato un crimine”. Il suo capitolo sulla stregoneria è presentato in un contesto di interrelazioni, in un libro che inizia, molto correttamente, con un capitolo intitolato “Il Matriarcato”, stabilendo che il matriarcato ha preceduto il patriarcato e che quest’ultimo è caratterizzato da poligamia, infanticidio e prostituzione.
Poiché la prospettiva della Gage era ginocentrica, la realtà e il significato del suo lavoro sono stati cancellati dagli storici. E’ particolarmente ironico che il suo lavoro sia stato lasciato in secondo piano Notable American Women. La presentazione che ne fa Elizabeth B. Barbasse dà molto credito al padre della Gage (che riceve una lode spropositata in quello che è un breve articolo) per aver “diretto l’istruzione di sua figlia”. Se la Barbasse fosse stata più sensibile alle sfumature degli scritti della Gage, avrebbe notato che suo padre non è citato nella dedica di Woman, Church and State. La Gage scrive invece:

Questo Libro è Dedicato alla Memoria di mia Madre, che è stata per me insieme madre, sorella e amica.

Queste parole indicano chi, nella visione della Gage, era stata la reale educatrice della sua vita, ma l’autrice della breve scheda biografica, passando sopra a questo ovvio aspetto cruciale, informa il lettore soltanto del fatto che la madre della Gage “era una signora di gusti raffinati, i cui mobili e tappeti molto belli resero possibile a Joslyn di imparare a tenere in ordine una casa in circostanze favorevoli”.
E’ poi significativo che la presentazione del Notable America Women dedichi un lungo paragrafo ai dettagli del matrimonio della Gage ma destini esattamente otto righe poco significative alla descrizione della sua opera maggiore, Woman, Church and State. Veniamo informati che la Gage “non ha mai eguagliato i risultati” ottenuti da Elizabeth Cady Stanton e Susan B. Anthony. In termini strettamente letterali è vero. La Gage era una pensatrice rivoluzionaria che non solo non ha “eguagliato”, ma ha piuttosto distanziato di molto le riformiste citate con l’originalità e la creatività del suo pensiero, vale a dire nel viaggio temporale/spaziale del sapere metapatriarcale.
Nella prima metà del ventesimo secolo, Margaret A. Murray ha discusso in un suo ampio e ben documentato libro l’ipotesi che le streghe fossero quanto rimaneva di una religione pagana, che la  cristianità era ben determinata a far scomparire. Giunse a questa conclusione, suscitando le isteriche rimostranze di Montague Summers, perché i suoi scritti portavano alla luce il fatto che la nuova venuta sulla scena religiosa, la cristianità, aveva assunto alcuni elementi della Vecchia Religione. Quando la Murray aveva affermato che le congreghe di streghe erano formate da tredici membri, padre Summers  gridò allo scandalo:

… i demonologi non si sono mai stancati di insistere sul fatto che Satana imita Dio in tutte le cose e che i sostenitori del male si compiacciono di parodiare ogni ordine e istituzione divina. La spiegazione è semplice. Il numero tredici venne adottato dalle streghe per i loro incontri per imitare Nostro Signore e i Suoi Apostoli.

E’ evidente che padre Summers fosse anche fortemente colpito “dalla stupefacente e indecorosa asserzione” della Murray secondo cui “Giovanna D’Arco faceva parte della Vecchia Religione e non di quella cristiana”. Per questo prete demonologo il culto di Diana è “immaginario”, e “il servizio delle streghe è un’imitazione ridicola della Santa Messa”. Quindi egli vede la studiosa sua antagonista come persona che interpreta tutto al contrario e afferma che “quanto Miss Murray suggerisce è che la parodia potrebbe essere esistita prima delle cose imitate”. Riflettendo sugli specchi distorcenti della Casa dei Divertimenti di questo padre, le Megere dei nostri giorni possono apprezzare il fatto che la Murray abbia fatto saltare qualche nervo. Ci sono prove infinite a sostegno della sua tesi che sottolineava che i resti della Vecchia Religione sopravvivevano e minacciavano i padri cristiani.
In una prospettiva femminista, tuttavia, il suo lavoro lascia molto a desiderare e può difficilmente essere considerato rappresentativo della dimensione psichica della vita ginocentrica. Il problema più serio con il suo lavoro è il fatto che basa le sue asserzioni su quelle che dovevano essere le pratiche delle streghe sulle registrazioni dei loro processi. Ormai chi legge sarà consapevole di tutto ciò che vi è di sbagliato in questo metodo. Nella sua introduzione a The Witch-Cult in Western Europe, la Murray difende il suo uso di queste fonti, anche contro l’obiezione che qualunque prova è sempre emersa sotto tortura, sostenendo che “in molti dei processi in Inghilterra e in Scozia la tortura non veniva applicata”. Di fronte all’obiezione che le prove offerte dalle streghe nei processi sono pressoché uniformi, il che implica che venivano poste “domande guida”, suggerisce che gli Inquisitori pervenivano alla definizione dei questionari sulla base di conoscenze e che “la reale uniformità delle loro confessioni evidenzia la realtà di quanto era avvenuto”.
Questa argomentazione potrebbe apparire perfettamente sensata solo se non si fosse consapevoli dell’ampiezza delle torture inflitte e della natura di alcune delle accuse: ad esempio, l’accusa di scatenare tempeste. Certo non è possibile eliminare tutte le prove fornite dalla Murray. Per le studiose femministe, è molto importante rendersi conto che la Murray descrive il culto nella sua forma più tarda, quando “gli onori resi alle deità maschili risultano ormai aver superato quelli alle deità femminili”.
Forse uno dei vantaggi maggiori che si possono trarre dai problemi relativi alle dispute che si sono accese su lavori come quello della Murray, è accettare l’idea che la storia e il significato della energia ginocentrica, creativa, psichica e spirituale non possono  essere discussi in misura adeguata nel contesto di un “culto”, oppure di una “religione organizzata” o di,  come qualcuno la chiama, un’“Arte”. E’incoraggiante ascoltare le parole di Matilda Joslyn Gage:

Quando al posto di “streghe” leggiamo “donne”, arriviamo a una più piena comprensione delle crudeltà inflitte dalla chiesa a questa parte dell’umanità.

Le femministe che identificano il loro Sé profondamente centrato con il termine strega, non cercano di essere meramente metaforiche, oppure intelligenti, o di divulgare o rendere popolare un concetto. Io suggerisco, piuttosto, che è vero il contrario: che limitare il termine per applicarlo soltanto a coloro che hanno conoscenze esoteriche e che partecipano formalmente all’“Arte” rappresenta di fatto un riduzionismo. E questo è il caso soprattutto a partire dal momento in cui il culto, come la Murray ha dimostrato (magari inavvertitamente), è stato pesantemente invaso da influenze patriarcali.
Insieme a Robin Morgan, che tanto ha fatto sia per risvegliare nelle donne un’ampia e profonda intuizione del significato di Witch, sia per resistere alle volgarizzazioni semplicistiche, spero che sempre più femministe vorranno dedicare alla storia delle streghe “gli studi seri che merita, riconoscendo che è una parte della nostra storia sepolta, un residuo della Vecchia Religione che precedette nel tempo tutte le fedi patriarcali e che fu una venerazione della Dea, una fede matriarcale …..(leggendo) gli studi antropologici, religiosi e mitografici su questo soggetto.” Si può sperare che, così facendo, non sacrificheremo il vigore e l’integrità che ha ispirato i “New York Covens” alla fine degli anni sessanta, quando proclamarono:

Tu sei una Strega dicendo ad alta voce “Io sono una Strega” tre volte, e pensando intensamente a ciò. Tu sei una Strega perché sei una donna, integra, mai soddisfatta, gioiosa e immortale.

Molte donne hanno compreso questa identità della Strega interna, quel Sé che è l’obiettivo degli attacchi dei padri e il centro del movimento originale. Barbara Ehrenreich e Deirdre English hanno molto lavorato per diffondere questa conoscenza tra le donne, sul ruolo delle streghe come levatrici e scienziate, mostrando che la loro soppressione coincise con la creazione di una nuova professione medica maschile. Agli inizi degli anni settanta, Andrea Dworkin ha dato al massacro il nome che gli competeva: ginocidio. E ha mostrato le interconnessioni con gli altri orrori come la fasciatura dei piedi, le storie di creature soprannaturali, gli stupri e la pornografia. Altre hanno svolto ricerche su pezzi del mosaico che non sono facili da trovare. Tali lavori dovrebbero essere valorizzati per accendere la Scintilla che infiamma il desiderio di effettuare ulteriori ricerche. C’è ancora molto da fare. Lavorando con maggior fiducia e precisione, le Megere devono continuare nella tradizione spirituale di visionarie come Matilda Joslyn Gage, continuando a scoprire il nostro passato e a tracciare sentieri per il nostro futuro. Questo sarà possibile se continueremo con coraggio il Viaggio nel nostro spazio/tempo.
 Guardare attraverso le fraudolente ri-presentazioni del massacro delle streghe ci aiuterà a riconoscere le tattiche degli odierni Maschi Levatrici, i geniali professionisti che senza successo hanno cercato di sostituirsi alle Donne Sagge, le Anticipatrici della Medicina Moderna.

(traduzione di Alberto Castagnola e Luciana Percovich)

 

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2-01-2012
                                                                                                              

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