Lunchbox


Sara Sesti


 

 

Lunchbox di Ritesh Batra ci fa scoprire innanzitutto che, anche in epoche di social network, in India si usa ancora la vecchia "schiscetta", un contenitore di cibo (lunchbox) che ha ancora molto da dire e... da fare.

Il film racconta di Ila (Nimrat Kaur), una giovane e bella casalinga di Mumbai appassionata di cucina che spera, con le sue ricette saporite, di ridare un po' di vitalità al suo matrimonio. E di Saajan (Irrfan Khan), un impiegato sessantenne vedovo, a pochi mesi dalla pensione, che si vede recapitare sulla sua scrivania, inaspettatamente, tutte le mattine, la schiscetta che Ila amorevolmente prepara ogni giorno per il marito. Ila non sa che il contenitore è finito sulla scrivania sbagliata! Insospettita dalla mancanza di reazione ai suoi manicaretti del marito, che la sta tradendo con un'altra, infila nella schiscetta un biglietto, nella speranza di risolvere il mistero. E' l'inizio di un lungo scambio di messaggi tra Ila e Saajan... 

C'è molto più amore che cibo, ma Lunchbox è anche un film culinario dove il potere della "pausa pranzo" è quello di essere un rituale, un momento di riflessione, una solida base per l'amicizia. Tra i biglietti su carta piegata (un momento-nostalgia per noi occidentali ormai con la mano a forma di iPad) anche lo spaccato di un sistema di consegne e resi datato 1890 quando nacquero i dabbawallahs, i trasportatori di lunchbox di Mumbai grazie a un metodo ben rodato di consegne, studiato anche ad Harvard e apprezzato persino dal principe Carlo.

Un film nato in Bollywood, ma che non ha per nulla il Bollywood style per comunicare. Per il pubblico il divertimento di confrontarsi sul finale del film (ahimè) aperto: "lui segue i trasportatori di schiscetta, troverà finalmente la casa di lei e partiranno felici e contenti per il Bhutan" oppure "il destino è sempre crudele e i due non si incontreranno mai"?

 

2- dicembre- 2013