Bloccate i killer dei sentimenti! racconto di Rossella Maccani |
Nell'ombra s'aggira
leggero un killer molesto, cammina saltellando seminando interesse,
seduzione ed inganno. Non trova mai pace, né arresto. Ogni tanto si siede
a contare i cadaveri abbandonati per strada e riflette; soffre; ma per
sopravvivere egli deve godere di libertà ed indipendenza assolute. E
mentre la disperazione e la neve interiore lo tormentano in realtà non fa
altro che cercare il modo più giusto per perpetrarle. Accoglie solo i
corpi di donna o di uomo che sono segnati da censure di desiderio celate
da anni. Fugge il dolore, la disperazione, l'angoscia del vivere, senza
sapere che queste sono con noi, per noi e mai ci abbandoneranno.
Attende su in alto. In una torre d'avorio
risiede il suo spettro. Tutto è pronto. La luna apparecchiata è alta nel
cielo; vorace come diamante di vetro risplende impudica per offrirsi alle
prede. Ecco, ora è notte già fonda. E' giunta la pallida vittima.
Velocemente s'infila il mantello, controlla il suo trucco. Chiude la porta
nervosa. Lei sa cosa l' attende. La notte è compagna, amica, sorella.
Percorre leggiadra, come gazzella assetata che cerca la fonte, un vicolo
buio dove il nero è più nero del secco catrame. Piccoli passi di corsa
s'intervallano al cuore che batte e rimbomba sempre più forte. E' un ritmo
assordante, frenetico, affannato che ricorda i tamburi di latta. Manca
poco. Il dito laccato di rosso vermiglio ancora fresco preme nervoso la
sottile striscia di vita. Caronte assassino chi trasporti ora tu?
Si apre a fatica e cigola il pesante
portone. Il corpo, magro, assetato di magia e vergogna lo spinge e si
infrange contro il profumo del tiepido seno e del ventre di vergine e
madre. L'impianto è installato. Tutto deve essere perfetto. Non si può
rinunciare. E' la vita, è il mistero, è l'ignoto. Ora sale. Circospetta
controlla le uscite e le entrate. Davanti, di sotto, di fronte, sul
retro, sin nell'angolo cieco del pipistrello imbucato, del topo intanato.
Non deve vederla nessuno. Neppure quel ragno appeso su quella sbilenca
ragnatela, ossatura di filo spinato, deve sapere dove ha smarrito i suoi
anni, i migliori. Così ora prova a giocarsi il futuro, gradino dopo
gradino verso l'assurdo incantesimo. Svanito così, a mezz' aria fra le mura di un orrendo castello il mio sogno s'infrange; miraggio incantato e stregato. Finisce così il mio banchetto, distrutto e scomposto... tra i componenti meccanici imbrigliati e inceppati da un alchimista confuso. Disordine sparso, cimitero di spettri, rituale interrotto. Vedove bianche volteggiano intorno ai miei spazi, morti annunciate. Il rosso vermiglio laccato si stende per terra. Il narciso fa un salto, cade e affonda nel lago. Spengo la macchina degli errori: - tanto ormai non funziona -. Abbandono la morsa d'acciaio sul putrido muro. L'attacco è svanito; stanotte dormirò nel mio letto e prima d'infilarmi nel tenero ventre laverò con i guanti la faccia.
Rossella Maccani, Dicembre 2003
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