Auguri a Gerard, l'embrione adottato

di Maddalena Gasparini


Wanda Broggi

Due giorni fa, a Barcellona, è nato Gerard da un embrione congelato nel 1997, frutto di una fecondazione in vitro che aveva permesso la creazione di cinque embrioni: dai tre trasferiti in passato sono nati due gemelli, agli altri due la coppia che ne aveva voluto e permesso la creazione ha rinunciato. Dopo sette anni un'altra coppia ha chiesto il trasferimento dei due embrioni, ed Eva, il cui compagno aveva una ridotta fertilità per via di una chemioterapia, dopo nove mesi ha dato alla luce il piccolo Gerard.

E dunque auguri a Eva, mére porteuse, per dirla coi francesi, madre "portatrice" (o gestazionale) di Gerard nato grazie al trasferimento in utero di un embrione eterologo e auguri al suo compagno che a Gerard farà da padre malgrado la sterilità secondaria alla chemioterapia.

Auguri ai genitori di Gerard, nato in un paese non meno cattolico dell'Italia, ma dove i governi (di Aznar come di Zapatero) non hanno dimenticato la laicità dello Stato; cosicché chi crede che un embrione sia una persona può ottenere di farlo nascere al mondo e chi si interroga sui trattamenti riservati agli embrioni soprannumerari nei laboratori, si sentirà garantito da limiti giuridicamente vincolanti, verificati di volta in volta da un organismo pubblico e garante della trasparenza.

Auguri a chi mostra che i "veri" genitori non hanno bisogno di garanzie identitarie e dell'analisi del DNA.

E al "fiocco di neve" (snowflake chiamano gli americani i bambini "venuti dal freddo") affiancherei un fiocco rosso per dire che la forza del mercato (la compravendita di embrioni e gameti, gli interessi delle aziende biotecnologiche) può essere circoscritta con regole condivise, non da veti ideologici.

In Italia, le poche centinaia di embrioni non più richiesti a fini riproduttivi sono state trasferite in un Centro (di cui non si riesce ad avere notizie!), grazie al contributo di 400.000 euro (per il solo 2004) dell'ex Ministro della Salute Sirchia; contemporaneamente l'Italia potrà acquistare cellule staminali embrionali da paesi (come la Spagna e il Belgio) dove è lecito produrle e dove si reca chi preferisce o è costretto a migrare per accedere alla procreazione medicalmente assistita.

Ma non basta: degli embrioni si va studiando la viabilità (viability) cioè le caratteristiche predittive della capacità dell'embrione di annidarsi in utero; se negli altri paesi questa tecnica ha la finalità di aumentare il tasso di successo delle tecnologie riproduttive e trasferire un solo embrione, in Italia servirà a identificare gli embrioni "abbandonati" con probabilità di svilupparsi prossima allo zero. In tal caso anche gli scienziati supporter della legge 40 (che regolamenta la procreazione medicalmente assistita) riterranno lecito usarli per la ricerca. Con quali obbiettivi? Con che mezzi? Sotto il controllo di quale organismo?

Difficile saperlo: i lavori della commissione che nell'estate dell'anno scorso hanno redatto le linee-guida applicative della legge 40 sono stati segreti, e nulla è detto nelle linee-guida salvo la riconferma di tutti i divieti. E allora a chi si erge difensore della Vita non resta che dire: non è oscurando risposte possibili alle inquietudini generate dalle biotecnologie che si pongono limiti alle fantasie di onnipotenza e alla onnipotenza del mercato.
 

questo articolo è apparso su Liberazione del 4 settembre 2005