Adriana Mascoli, Marcella Papeschi

Fanny Mendelssohn. Note a margine

di Luciana Percovich

 

 

Adriana Mascoli e Marcella Papeschi hanno fatto un splendido lavoro, ricollocando i diari e le lettere di Fanny Mendelssohn nella cornice dei luoghi, dei personaggi e delle relazioni che le generarono. Fanny scrive cose bellissime e struggenti, che attraverso questo libro vengono "rimesse al mondo", ancora pienamente attuali. Lucida ricostruzione di affinità elettive, atmosfere, luoghi e frequentazioni di un secolo che ha cercato di stritolare definitivamente, ma evidentemente senza successo, la presenza delle donne nella scena pubblica e nella musica, è un libro da consigliare a tutte le mie amiche, non necessariamente musiciste!

Eccone l’introduzione: di Claudia Galli e Mariateresa Lietti

L'in-audita presenza: le compositrici nella storia

Nel 1839 Clara Wieck Schumann scriveva sul suo diario: "Una donna non deve voler essere compositrice. Nessuna ne è stata capace fino ad oggi, perché dovrei sperare di riuscirci io? Sarebbe un peccato di orgoglio". Clara si sbagliava. Numerose donne sono state capaci, prima e dopo di lei, di creare musica. La presenza di compositrici nel­la storia della musica di tradizione colta è costante e rilevante sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. E tuttavia Clara si credeva sola perché le sue compagne compositrici, vive e vere nella storia acca­duta, erano scomparse nella storia tramandata: è solo da pochi decen­ni infatti che la riscoperta e la valorizzazione della creazione musicale femminile ci restituiscono un patrimonio artistico importante e di pre­gio. Anche nell'ambito della musica si riscontra dunque quanto è av­venuto in altri contesti storici, culturali e artistici; come sottolinea Maura Palazzi, "il problema di nuove fonti non è quello principale, an­che se non è inesistente. Il problema principale è piuttosto quello di nuove domande con cui interrogare le fonti: [...] le donne sono state ignorate dagli storici non perché i documenti le ignoravano, ma perché la loro presenza era giudicata irrilevante e quindi non presa in consi­derazione né, tanto meno, valutata per la sua specificità"'. Clara Wieck riuscì comunque ad accettare il rischio di comporre; la conoscenza e la vicinanza di una genealogia musicale femminile avrebbero probabil­mente reso meno tormentata la sua decisione.
Nel frammento di diario riportato si accenna al peccato di orgoglio. L'orgoglio può essere un'autovalutazione esagerata delle qualità e dei meriti individuali. Ma l'orgoglio è anche coscienza e fierezza dei talen­ti che si possiedono. In questa seconda accezione, per le musiciste or­goglio è desiderio di comporre e desiderio di pubblicare, ossia di lascia­re traccia del proprio percorso creativo. Affiora il tema della visibilità contrapposta alla tradizionale reticenza femminile. Virginia Woo1f in Una stanza tutta per sé, parlando delle donne, afferma: "Nel loro sangue scorre l'anonimato. Il desiderio di nascondersi dietro un velo 1e possiede ancora. E ancora oggi non sono altrettanto preoccupate dello stato di salute della loro fama quanto invece lo sono gli uomini, e i genere riescono a passare davanti a una lapide o a un cartello stradale senza provare il desiderio irrefrenabile di incidervi sopra il loro nome”. Molte biografie di donne compositrici testimoniano il cammino spesso difficile e contrastato, verso la visibilità quale segno dell'essere (e non dell'apparire). Paradigmatica, a riguardo, è la vicenda umana professionale di Fanny Mendelssohn: ostacoli culturali, sociali e famigliari vennero superati grazie alla necessità interiore di legittimare il suo desiderio di prendere la parola con e attraverso la musica.
Questo percorso appare chiaramente nel libro di Adriana Mascoli e Marcella Papeschi, che hanno rielaborato in forma di romanzo dati biografici autentici, tratti dal diario di Fanny, dai carteggi epistolari della famiglia Mendelssohn e da fonti d'epoca.
Talvolta le relazioni tra donne, anche nell'orizzonte della composizione musicale, hanno saputo facilitare un itinerario complesso. Si rintracciano, nella storia e in epoche differenti, numerose testimonianze significative. Valga, come esempio, Hildegard von Bingen che, nel XII secolo, creò per le monache del suo convento un repertorio liturgico capace di connotare con le parole e con i suoni una via alla trascendenza segnata dall'identità femminile. Ci piace pensare, con Adriana Mascoli e Marcella Papeschi, che l'incontro tra Fanny Mendelssohn e Clara Wieck nel 1846 sia stato un evento non occasionale e che la possibilità di rispecchiarsi nell'esperienza professionale dell'amica più celebre abbia accompagnato Fanny nella sua scelta di accogliere il riaffiorare adulto del  desiderio di pubblicare.

Adriana Mascoli, Marcella Papeschi

Fanny Mendelssohn. Note a margine

Manni, 2006, 15 euro

www.mannieditori.it

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3 -12- 07