Clandestino è il reato

di Giusi Marcante


Mercoledì è giorno di udienze per il nuovo reato di clandestinità al giudice di pace di Bologna. Ma di clandestini neanche l’ombra visto che quelle che vengono affrontate sono le denunce a piede libero. Fantasmi che diventano un lungo elenco di contumaci che non pagheranno mai le migliaia di euro cui verranno condannati.

A tre mesi dall’approvazione delle nuove norme sulla sicurezza, dopo il flop delle ronde il bilancio del nuovo reato d clandestinità non brilla per risultati. L’aula dove la giudice Nicoletta Maccaferri sta presiedendo è invece affollata di poliziotti, carabinieri, polizia di frontiera e vigili urbani. Tutti abbastanza scuri in volto perché sanno che rischiano di attendere tutta la mattina per poi sentirsi dire che non c’è bisogno della testimonianza perché vale la relazione di servizio allegata al fascicolo.

«Diciamocelo chiaramente, se questo articolo 10 bis ce lo tolgono di torno ci fanno anche un piacere » dice uno degli agenti che pazientemente attende il suo turno. Tutti gli uomini che sono in aula, va da sé, non sono in strada o al lavoro nei commissariati e nelle caserme. E l’impressione è quella che eviterebbero volentieri di passare il tempo nelle aule pur confortevoli del giudice di pace.
A Bologna dal 16 settembre, sono stati affrontati circa 100 procedimenti di stranieri denunciati a piede libero, altre 30 sono state le udienze in carcere per clandestini arrestati per altri motivi ma denunciati anche ai sensi del 10 bis.

Nessuno ovviamente è stato condannato alla pena alternativa dell’espulsione prevista dalla legge.
Un orientamento che prevale tra i giudici di pace in Emilia Romagna e non solo come conferma l’avvocato Massimo Libri che è anche vice presidente dell’Associazione nazionale dei Gdp: «L’espulsione è applicata solo in via residuale e quando è già prevista dal punto di vista amministrativo ». Il giudice Libri è uno di quelli che continua a celebrare le udienze mentre il collega Mario Luigi Cocco ha accolto l’eccezione di legittimità costituzionale della procura e ha inviato gli atti alla Consulta.

Anche la giudice Maccaferri non ha accolto l’istanza della procura e così altri giudici bolognesi.
In quasi sei ore di udienza il giudice tratta 29 fascicoli: alle 15 il bilancio sarà di quattro condanne all’ammenda, quattro fascicoli rimandati alla procura per nuove indagini, un’assoluzione per tenuità del fatto, tre non luogo a procedere perché si trattava di persone che si stavano imbarcando sull’aereo per lasciare l’Italia (la nuova legge non permette di andarsene senza finire denunciato) e 17 rinvii a febbraio 2010.

Così i clandestini rimangono clandestini ma la macchina giudiziaria viene inutilmente affaticata. Libri non entra nel merito della norma ma sul rischio che diventi una valanga sulla fragile organizzazione degli uffici del giudice di pace è netto. «Noi l’avevamo già detto ma nessuno ci ha ascoltato, il prossimo aprile vanno via dieci colleghi. Come faremo?». Libri ricorre ad un’immagine: «Hanno organizzato un viaggio senza prevedere la benzina». E si fa più amaro quando, prendendo a prestito Giorgio Gaber, ricorda che «nessuno si interessa delle persone che prendono l’autobus». «Noi in campo penale facciamo processi importanti per i cittadini su vicende che riguardano la vita di tutti i giorni. Inevitabilmente subiranno dei ritardi».

I fantasmi di ieri hanno nomi e cognomi e tante storie. Come quella del bangaldese Islam Saiful cui la Questura a luglio non ha rinnovato il permesso di soggiorno perché guadagnava troppo poco (quanti italiani riescono ad arrivare a 8mila euro in un anno?). In poche settimane è stato fermato due volte e ha fatto la domanda per l’ultima sanatoria. Così il suo legale, l’avvocato Andrea Ronchi, ha ottenuto che l’udienza venga rinviata. Se ne parlerà il 24 febbraio 2010. Non luogo a procedere per l’ucraina Maria Boichiuk denunciata all’aeroporto mentre rientrava in patria; un caso per nulla isolato visto che l’agente della Polaria spiega: «Anche ieri abbiamo dovuto denunciare dodici persone». Mohamed Lawen è invece un kurdo di nazionalità siriana, la polizia l’ha fermato alla stazione con la moglie il 26 agosto. Lei era finita al Cie, per lui non c’era posto ma la coppia voleva andare in Svizzera. E’ stato assolto per tenuità del fatto come ha sostenuto il loro legale, l’avvocato Alfonso Marra. Jakob Gusi è un ghanese trovato il 12 agosto dai carabinieri in un appartamento di un paese dell’hinterland bolognese. Era già stato arrestato per violazione dell’art. 14 della Bossi-Fini ed era finito al Cpt. L’avvocato Letizia Mongiello ha provato a sostenere l’inapplicabilità della legge visto che lo straniero era in Italia da molto tempo e comunque prima dell’entrata in vigore del nuovo reato. Il giudice ha rigettato e ha condannato il ghanese a 3500 euro di ammenda. La giovane legale fa parte dello studio dell’avvocato Alessandro Gamberini che, dopo che saranno depositate le motivazioni, intende ricorrere in Cassazione su questo punto.  

da il manifesto del 6 NOVEMBRE 2009

 

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