Match point

di Gianna Beltrami

 

 

Questo ultimo film di Woody Allen ha diviso critica e pubblico che gli ha attribuito grande consenso oppure lo ha giudicato ripetitivo rispetto alle opere precedenti, e un po' banale.
Match point in gergo tennistico è il punto che decide la finale di partita e la palla nel film rimane sospesa, con una bella immagine metaforica che però non corrisponderà allo svolgimento della storia. E' vero che nella realtà tutto è molto legato al caso, ma anche al contesto sociale e all'inconscio.

Nel film l'ambientazione è quella dell'alta borghesia votata al mercato (americano, londinese, globale?). Allen abbandona la sua Manhattan e ci offre una Londra smagliante e prestigiosa parallela al prestigio degli ambienti di vita dei protagonisti del film.

Chris, un giovane irlandese spiantato interpretato splendidamente dall'attore Matthew Goode, attraverso la sua professione di maestro di tennis s'inserisce in una ricca famiglia e ne assume i valori e la condotta arrivando al matrimonio con Chloe, la figlia. La banalità del matrimonio è turbata solo dalla difficoltà della coppia ad avere figli ma intanto Chris è travolto da una grande passione per Nola (Scarlett Johanson) e quando la ragazza incinta minaccia il suo approdo sociale - conquistato per altro senza troppo faticare o rinunciare - arriva al delitto che resterà impunito ed anzi premiato dalla nascita di un figlio legittimo.

Quando Chris viveva nella sua modesta casetta prima della scalata sociale, ci viene mostrato mentre nel tempo libero legge "Delitto e castigo" e forse per questo alcuni critici hanno fatto riferimento a Dostoevskij che a mio parere non ha nulla a che vedere col personaggio al quale manca ogni interiorizzazione.

Il film ha un bel ritmo narrativo ma è molto teatrale ed è accompagnato da brani di opera ad alto sonoro.

 


26-1-2006