Heide Göttner-Abendroth
Le società matriarcali. Studi sulle culture indigene del mondo

Anna Schgraffer

Questo libro della filosofa tedesca Heide Göttner-Abendroth, Le società matriarcali., ora pubblicato nella prima traduzione italiana, è considerato l’opera principale della fondatrice dell’Accademia Internazionale HAGIA per gli Studi Matriarcali moderni. L’opera, nata in lingua tedesca (in più volumi, 1988-2000), è stata poi pubblicata in inglese nel 2012 e su questa versione inglese si basa la traduzione italiana.

La filosofa, dopo aver lavorato in ambito accademico (dal 1973) presso l’Università di Monaco di Baviera, si è distanziata da quel mondo poco incline ad accogliere e nutrire la sua radicalità di visione e si è dedicata alla fondazione dell’Accademia HAGIA, proseguendo così il percorso in modo totalmente indipendente.
L’indipendenza, pur all’interno di un nuovo ambito quale HAGIA, condiviso e frequentato anche a livello di esperienze (feste, celebrazioni, riti), è stato il presupposto per poter offrire con quest’opera un sapere non convenzionale. Cioè fondato su nuove basi elaborate dall’autrice e offerte come uno strumento di ricerca scientifica utilizzabile da altri.
Finora poco conosciuta in Italia, Göttner-Abendroth è colei che ha ideato e diretto i primi due congressi mondiali di Studi Matriarcali, quello del 2003 in Lussemburgo e quello del 2005 in Texas. All’epoca, i suoi testi non erano ancora disponibili in versione inglese, e ciò rese difficile la comprensione del suo pensiero alle altre partecipanti, dando luogo a non pochi malintesi. Ora la lacuna è in parte colmata anche per quanto riguarda il pubblico italiano.

Il libro è un giro del mondo in 700 pagine, un’avventura della conoscenza nelle quattro direzioni, che si è avvalsa della collaborazione e dell’apporto di un gran numero di persone, fra cui molte studiose indigene delle società matriarcali. Esso si apre con due pagine di chiarimenti sulla terminologia, ossia sull’uso dei termini “matriarcato” e “matriarcale”.
Il “viaggio” si svolge fuori d’Europa poiché qui, secondo l’autrice, i gruppi matriarcali sono ormai estinti, ed offre un vasto e affascinante quadro di carattere antropologico ed etnografico, robustamente sostenuto da una quantità impressionante di documenti e di riferimenti, con apertura interdisciplinare. La trattazione vera e propria è preceduta da un’Introduzione generale in cui si espongono le solide basi filosofiche della ricerca; segue un capitolo sulla storia del pensiero sul matriarcato. In più punti l’autrice rivendica il carattere scientifico del proprio lavoro. Ma “scientifico” in che senso? “Nel senso della moderna filosofia della scienza”, laddove “il campo d’indagine, in questo caso, la forma matriarcale della società” viene trattato in modo diverso rispetto alla filosofia tradizionale.

L’intento principale dell’opera è quello di andare oltre il “mito” del matriarcato, oltre le proiezioni, e di individuare la sua realtà concreta e le sue connotazioni nel mondo, compreso quello moderno e attuale. Ad esempio, l’idea che l’allevamento del bestiame sia necessariamente legato solo al patriarcato, viene considerata come “una leggenda largamente diffusa” (pag. 319, e capitolo 18). Qui si affronta anche, come già nei capitoli iniziali, il delicatissimo tema dei sacrifici umani.
Le fonti di riferimento scritte e le testimonianze orali indigene sono talmente numerose e complesse che ci vorrebbe letteralmente una vita, per verificarle tutte, oppure il lavoro collettivo di un gruppo. Le affermazioni nascono da un insieme di esperienze di prima mano, incontri, esperienze riportate da altre persone, letture e studi (la bibliografia è di 40 pagine). In ogni caso, il risultato è un quadro coerente e plausibile delle distinte società in esame e del loro posto nell’ambito della vicenda umana globale. E poiché il campo di indagine è in continuo mutamento, l’opera assume anche un carattere storico.

In definitiva, questo libro può essere letto in vari modi. Può essere considerato come l’inaugurazione di un nuovo metodo di ricerca che apre la via al paradigma del matriarcato e quindi un esempio di trattazione accademica di alto livello a partire da un rovesciamento di idee. Ma può anche esser letto, semplicemente, come una vasta narrazione in cui punto di vista soggettivo e oggettivo si fondono felicemente, e soprattutto palesemente, liberandoci una buona volta dalla finzione esasperante di uno sguardo “neutrale”, come ama definirsi la scienza al maschile.

Una questione simile era stata posta negli anni Ottanta del ‘900 dall’antropologa Florinda Donner (Shabono, 1982), che insieme a Carlos Castaneda aveva suscitato disparate reazioni proponendo un cambio radicale di paradigma nell’antropologia accademica. Donner e Castaneda non hanno mai fatto per se stessi rivendicazione di scientificità, ma con le loro narrazioni hanno attratto molti giovani verso la possibilità di un approccio realmente “altro” alla conoscenza non solo dei gruppi, ma della storia e della condizione umana, quindi anche di se stessi: un approccio indispensabile per difendersi dal pensiero unico e per comprendere il senso della differenza, quindi anche per smascherare il pensiero patriarcale.
Percorrendo questo giro del mondo senza le lenti eurocentriche, ci si potranno aprire sorprendenti nuovi orizzonti, ad esempio potremmo capire con rammarico quanto irreparabile sia per noi tutte/i la perdita dei gruppi che vivono di economia di sussistenza, cioè i custodi delle nostre radici (“un’eredità incredibilmente preziosa”). Esso getta nuova luce e genera feconde intuizioni, permettendo un passo avanti nella comprensione del mondo umano e della sua storia.
Il che potrebbe rivelarsi molto più ricco di senso, più avvincente e per molti versi più illuminante di una lettura “rigorosamente” scientifica secondo il modello coloniale.

(già pubblicato in Leggere Donna n. 160 / 2013)

 

Heide Göttner-Abendroth
Le società matriarcali. Studi sulle culture indigene del mondo.
traduzione di Nicoletta Cocchi e Luisa Vicinelli,
Collana Le Civette Saggi, Venexia, 2013, 700 pp., 28 euro

vedi anche

All’inizio le madri. Studi sulle culture indigene del mondo di Luciana Percovich


15-09-2013

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