A Milano un memoriale contro l'indifferenza



Adriana Giannini


Il memoriale della Shoah a Milano


La Stazione Centrale di Milano: un enorme ammasso di granito e cemento di eclettica, faraonica bruttezza, su cui aleggia un'oscura cappa di angoscia. L'ho sempre vista cos ì fin da bambina quando intorno agli anni cinquanta abitavo con i miei genitori nelle sue immediate vicinanze. E anche se ora si è riempita degli stessi colorati negozi che si vedono sulle strade dello shopping milanese per me continua a restare un luogo dove non riesco a soffermarmi più dello stretto necessario.
Fino a qualche anno fa non sapevo spiegarmi la sensazione di disagio che mi provocava la Stazione e soprattutto i tunnel che passavano sotto ai binari e dai quali, a volte, dagli androni aperti, si potevano intravedere lunghi, oscuri corridoi. Poi sono venuta a sapere che proprio da uno di quei binari, il binario 21, ben nascosto dalla vista dei viaggiatori, tra il 6 dicembre 1943 e il maggio 1944, partirono i convogli di vagoni merci su cui centinaia di persone furono caricate per essere deportate nei campi di concentramento e sterminio di Auschwitz–Birkenau e Bergen Belsen o nei campi italiani di raccolta di Fossoli e Bolzano. Dagli stessi binari partirono anche numerosi deportati politici, destinati al campo di concentramento di Mauthausen o ai campi italiani. In particolare, il 30 gennaio 1944, dal binario 21 partirono i primi convogli che portarono ad Auschwitz 605 ebrei milanesi, di cui soltanto 22 riuscirono a salvarsi.



Auschwitz–Birkenau main-track


Come fu possibile organizzare questi trasporti senza correre il rischio di essere visti dai viaggiatori che affollavano la Stazione Centrale? Inaugurata nel 1931, la nuova stazione, nonostante il pomposo e antiquato aspetto esteriore, era organizzata in maniera molto moderna. Ai viaggiatori era riservata la parte sopraelevata coperta dalle gigantesche volte in ferro e vetro, mentre le merci e la posta venivano caricate su vagoni collocati nel ventre della stazione, a livello stradale. Una volta riempiti, i vagoni venivano immessi su un montacarichi e agganciati alla locomotiva che li aspettava pi ù in alto, al binario 21, che prendeva inizio fuori dalle volte vetrate sotto cui si muovevano i normali viaggiatori.
Ed è proprio nell'ampio spazio dedicato originariamente alla movimentazione dei vagoni postali e divenuto in quei terribili anni sito di deportazione – l'unico conservatosi intatto nel tempo – che si è voluto realizzare il Memoriale della Shoah, un luogo che non solo ci "ricordi di ricordare", rendendo omaggio alle vittime dello sterminio, ma che rappresenti anche un contesto vivo e dialettico in cui rielaborare la tragedia della Shoah con lo scopo di contribuire a costruire un futuro dove non si ripetano più orrori di quella portata.


Il vagone merci usato per il trasporto dei deportati



Il progetto del Memoriale messo a punto dallo Studio Morpurgo de Curtis Architetti Associati ha richiesto lunghi anni di trattative tra le Ferrovie dello Stato e la Fondazione Memoriale della Shoah, nata appositamente nel 2007, e solo il 26 gennaio 2010 è stato possibile porre la prima pietra.  Dopo alcune interruzioni dovute alla cronica mancanza di fondi – per raccoglierli si è fatto e si continua a fare ricorso a varie campagne di sensibilizzazione alle quali hanno partecipato nomi noti della cultura e dello spettacolo tra cui Ferruccio de Bortoli, Enrico Mentana,  Gad Lerner, Roberto Vecchioni, Flavio Oreglio, Andree Ruth Shammah – il 27 gennaio dello scorso anno, il Memoriale poté essere inaugurato. Da parte sua, il Comune di Milano aveva poco prima  varato un progetto per riqualificare la via Ferrante Aporti, dove al numero 3, quasi di sotto alla sontuosa sala d'aspetto reale e proprio di fronte all'ex gigantesco Palazzo delle Poste ora passato ad altri proprietari, entrarono i camion che invece dei pacchi postali portavano i deportati. Quando, in occasione del Giorno della Memoria 2014, il Memoriale è stato aperto al pubblico, i numerosissimi visitatori a cui mi ero aggiunta hanno potuto così finalmente vedere l'intera struttura quasi completata e la via riqualificata e in parte trasformata in una nuova piazza dedicata ad Edmond J. Safra, la cui fondazione filantropica ha notevolmente contribuito alla realizzazione dell'opera.



Il muro dell'Indifferenza


Il Memoriale, che occupa una superficie di circa 7000 metri quadrati e si sviluppa su due piani, uno a livello stradale e uno interrato, è stato volutamente restaurato nel totale rispetto della struttura originaria in modo da dare al visitatore le stesse sensazioni che dava a chi per lavoro o per costrizione vi entrava. Sul fondo del vasto atrio dove stazionavano i camion è ora collocato un muro su cui troneggia la parola INDIFFERENZA, l'atteggiamento della gran parte della popolazione che, secondo Liliana Segre – una dei 22 superstiti tra gli ebrei milanesi deportati ad Auschwitz – ha reso possibile la Shoah. Una rampa porta poi ad affacciarsi sull'area dei binari e a seguire un  percorso multimediale che attraverso schermi e  testimonianze video fa conoscere sia gli eventi storici e sociali che resero possibile la genesi della Shoah, sia le storie personali dei pochi sopravvissuti allo sterminio. Si arriva poi al “cuore del Memoriale”, il binario della destinazione ignota su cui sono collocati quattro vagoni merci dell'epoca, analoghi a quelli su cui venivano stipati 80-100 deportati, già debilitati dall'essere stati strappati dalle proprie case e rinchiusi nel carcere di San Vittore. In pieno inverno, vecchi e adulti, donne e bambini venivano blindati in vagoni privi di qualunque conforto e venivano fatti viaggiare per giorni e giorni, senza cibo e acqua, verso una destinazione ignota che solo all'ultimo si dimostrava essere un immenso campo di sterminio ai confini della Polonia, dove le famiglie venivano subito separate, i deboli e i bambini piccoli erano  avviati alla morte e i più robusti potevano rimandare la condanna definitiva attraverso un lavoro abbruttente. Ora i nomi di tutti gli ebrei che furono deportati dalla Stazione di Milano sono proiettati su un lungo muro che scorre dietro una banchina, si distinguono, in giallo, i nomi dei pochissimi sopravvissuti. In chiusura, per favorire il raccoglimento e la riflessione dei visitatori di questi spazi che trasmettono tuttora l'angoscia di chi vi è passato incolpevole tanti anni fa, in una fossa di traslazione dei carri è stato ricavata una struttura circolare coperta dove si può sostare per una silenziosa meditazione.


I nomi degli ebrei milanesi

 

Il Memoriale sarà completato da un auditorium da 200 posti e da una biblioteca, tuttora in via di allestimento, che potrà ospitare oltre 45 000 volumi e riunirà tutto il patrimonio di conoscenze raccolto dal Centro di documentazione ebraica contemporanea. Inoltre vi saranno ampi spazi di consultazione e postazioni web per l'accesso ai memoriali e ai musei della Shoah in tutto il mondo. Purtroppo, il progetto del Memoriale non è ancora completo e questi luoghi così importanti da far conoscere soprattutto alle scolaresche, sono visitabili  su appuntamento solo due giovedì al mese. Per tenere in vita e aperta questa istituzione, unica in Europa, c'è bisogno dell'aiuto di tutti; almeno in questa occasione cerchiamo di non essere ancora una volta indifferenti!

Per informazioni e visite private o guidate si pu ò telefonare  allo 02 2820975 o visitare il sito memorialeshoah.it 

30-1-2014