La questione è stata posta
ieri al Senato, nel corso degli interventi sulla fiducia, dalle
parlamentari del centrosinistra, e sottolineata dalla senatrice femminista
e pacifista Lidia Menapace. Offro a questo governo un voto preciso costante tenace ma sempre incalzante, ha dichiarato Menapace: «Il governo non deve aspettarsi un atteggiamento arreso e passivo. Io considero il conflitto un punto molto importante dello sviluppo della vita politica; sia il conflitto parlamentare, sia il conflitto sociale... in particolare sul tema dei diritti e della laicità». «Mi fermerò su questi due argomenti - ha precisato - per come soprattutto le donne li hanno avvertiti. E’ un peccato che questo governo cominci con un restringimento di interesse verso l’allargamento dei diritti e verso un’affermazione esplicita e rigorosa di laicità... soprattutto sull’articolo 2 e sull’articolo 3 della Costituzione!» L’articolo 2 riconosce i
diritti della persona, ha spiegato la neosenatrice: «Non si può dire, per
esempio, “voi lesbiche, voi gay, disturbate i diritti degli altri”.
L’affermazione dei loro diritti non può offendere i diritti che io ho già.
Il fatto che le loro eventuali unioni siano riconosciute, e si risponda
alla loro richiesta di diritti con i diritti, non offende la famiglia, che
è già tutelata dall’articolo 29». Si tratta di materia su cui
non ci sono precedenti giuridici. Come si fa a legiferare dove non ci sono
precedenti giuridici? Bisogna trovare una convinzione comune! Ma qui, nel
Parlamento italiano, non fuori. L’intesa tra un cardinale sia pure
progressista e un giurista molto avanzato, e magari persino uno scienziato
non prometeico, non serve: non basta. L’accordo deve esser trovato qui,
per confronto tra i due generi, riconoscendo anche che sul tema della
generazione c’è una dissimetria tra i generi: il genere maschile è atto a
fecondare, quello femminile a generare. Sul generare bisogna ascoltare
quello che noi abbiamo da dire, la nostra storia, la nostra esperienza». E ha concluso, rivolta a Prodi, esplicitando che «sono stata invece molto contenta su quello che lei ha detto sull’Iraq. I tempi tecnici di quel ritiro per me sono stringenti. Sono arrivata a 82 anni senza commettere omicidi, non vorrei cominciare adesso. Sono convinta che chiunque muoia lì è senza risarcimento, senza remissione. Non si può con la guerra stabilire il diritto. Io l’ho provato: sono vecchia abbastanza da averlo provato. Quando un esercito terribile
ha invaso il nostro Paese, questo non è bastato a spegnere il nostro
desiderio di libertà. E quando un altro esercito è venuto con distruzioni
terribili a “liberare” il nostro Paese, noi non abbiamo sentito che
dovevamo imitare quell’esercito. Abbiamo fatto una Costituzione che non è
né la copia della Costituzione americana né l’imitazione della Magna
Charta inglese. Abbiamo fatto una cosa nostra, che adesso vogliamo
difendere in ogni modo perché degna di essere difesa». questo articolo è apparso su
Liberazione del 19 maggio 2006 |