Carmela Covato (a cura di), Metamorfosi dell’identità

Per una storia delle pedagogie narrate

Adriana Perrotta Rabissi

 

Capita di rado  di leggere un libro di saggi  con  lo stesso interesse con cui si legge un romanzo, ma è proprio quello che mi è successo con Metamorfosi dell’identità, una   raccolta di  testi di studiose e studiosi di Storia, di Psicologia, di Pedagogia, che costituisce il  primo titolo della collana  “Genere, differenza, educazione”, edizioni Guerini Scientifica.

Sarà anche che ho da subito apprezzato la scelta, sicuramente in controtendenza, di porre le note a piè pagina, il che  complica probabilmente  il lavoro di stampa, ma facilita molto quello di lettura, perché non costringe a cercare ogni volta il testo della nota in una pagina finale del volume, perdendo il segno della pagina che si sta leggendo; a parte gli scherzi, sono convinta che  restringendosi, malgrado i nostri sforzi, i tempi e gli agi di una lettura rilassata, tutto quello che aiuta la concentrazione mentale predispone l’animo ad un’accoglienza di buon grado.

Il libro è composto da tredici saggi che rintracciano, in fonti eterogenee quali la letteratura, il teatro, le fiabe e le ninna-nanne  e secondo metodologie disciplinari specifiche, percorsi di pedagogie narrate;  testimonianze che costituiscono, tra altre,  “ quel fiume parallelo di ‘racconti’ sulle forme dell’educazione e, allo stesso tempo, di narrazioni intrise di norme pedagogiche che descrivono i molti significati e le innumerevoli fatiche del formarsi dei destini individuali”. Un fiume che scorre parallelo “ alle rappresentazioni filosofiche, etiche, religiose, giuridiche e pedagogiche del discorso educativo”. (Carmela Covato, Introduzione, pp. 11-12)

La scelta delle fonti è ampia, spazia dai testi latini, le commedie di Plauto, ai romanzi di de Beauvoir, di  Musil e De Libero; dalle fiabe ai canti “della  culla nella tradizione popolare siciliana”; la messe di narrazioni -corredate di un apparato critico sulle funzioni ricoperte all’interno dei differenti contesti culturali nei quali si sono formate – permette differenti livelli di lettura e approfondimento, sia di natura storica, che bibliografica, che di indagine  personale e/o professionale su temi rilevanti nella costruzione delle soggettività di donne e uomini, e permette inoltre di riflettere sui propri  percorsi pedagogici,  agiti e/o subiti.

Dal momento poi  che la lettura di un libro, nella sua qualità di attore di  incontro-dialogo, è spesso orientata dalle urgenze del momento, personali e collettive,  non si può non considerare significativa la ricostruzione  puntuale di Maria Iolanda Palazzolo   sulle strategie messe in atto  dalle gerarchie cattoliche (mediante l’istituto dell’Indice dei libri proibiti) per mantenere l’egemonia religiosa nei confronti del Protestantesimo e quella morale nei  confronti del liberalismo, all’indomani dell’unificazione italiana.

Nel momento in cui era necessario “educare” i cittadini e le cittadine  dello stato unitario, sia tramite la scuola che  le altre istituzioni preposte alla formazione, l’attento e ossessivo esame dei testi pubblicati in Italia, da  condannare o appoggiare, appare dettato da preoccupazioni quasi esclusivamente di natura politica, piuttosto che pedagogica e etica.

Altrettanto significativo è poi l’esame condotto da Lorenzo Cantatore dell’educazione impartita a tre adolescenti in tre collegi maschili, educazione descritta in tre romanzi di formazione, rispettivamente di Mirbeau, Musil e De Libero,   che ne denunciano i tratti autoritari e corruttori.

Così, su un diverso piano, mi sono sembrati degni di nota  i saggi di Alfredo Capone  sulla  formazione della soggettività maschile, di Gabriella Bartoli sulle ninne-nanne rivelatrici dell’ambivalenza affettiva materna nei confronti dei/delle figli/e, di Susanna Pallini e Merete Amann Gainotti sul momento della ninna-nanna come  meccanismo di regolazione e contenimento dell’emotività materna nei confronti del piccolo/della piccola.

Ho ricordato questi saggi in  particolare solo come esempio di testi  che hanno maggiormente “dialogato” con la mia “sensibilità personale”,  ma la ricchezza di tutti e tredici  permette, secondo me,  un incontro con molte soggettività, differenti tra loro.

 

Carmela Covato (a cura di),
Metamorfosi dell’identità. Per una storia delle pedagogie narrate,

Milano, Guerini e Associati, 2006, pp.326,