ELEZIONI AMMINISTRATIVE: ECCO LE NOSTRE RICHIESTE
Le prossime elezioni
amministrative sono una scadenza importante per noi donne. Nei governi
delle città le donne possono e devono dire molto. A Milano Usciamo dal
silenzio ha deciso di scrivere una lettera alle candidate e ai candidati
sindaco con le richieste delle donne per un futuro più civile e vivibile
della città.
DOCUMENTO DI USCIAMO DAL SILENZIO -
ELEZIONI COMUNE DI MILANO
Questa città è stata il luogo non casuale della grande manifestazione del 14 gennaio, scelto dall'assemblea delle donne di Usciamo dal silenzio proprio perché Milano, attraverso le politiche del centrodestra, in questi anni ha particolarmente mortificato la possibilità delle donne di disegnare liberamente la propria vita sui tanti piani che la compongono: gli amori, il lavoro, la maternità, la produzione di pensiero e di cambiamento. Questa città, che vi candidate a governare, ha reso visibile un conflitto che attraversa la politica: una visione, dalla quale non sono esenti neppure le forze del centrosinistra, che separa la condizione delle donne dal rapporto di potere che l'ha storicamente determinata. Il 14 gennaio ha chiesto alla politica proprio questa discontinuità: non tanto politiche specifiche per le donne, che rischiano di riprodurne la subalternità, ma l'assunzione di un punto di vista sul rapporto tra i generi. Ancora oggi in Italia è considerato ovvio e non oggetto di discussione, che le donne siano le uniche responsabili di casa, figli, anziani, e il solo orizzonte che la politica sceglie è tutt'al più un sostegno alla conciliazione tra lavoro di cura e lavoro professionale. È una logica che cancella le donne come persone e che perpetua un modello di famiglia immobile e chiusa, che riassume in sé compiti che stanno invece sì nella condivisione privata di uomini e donne, ma soprattutto nella responsabilità pubblica intesa come servizi tesi a migliorare la vita di tutti. Noi invece pensiamo a famiglie diverse tra loro e liberamente disegnate e a relazioni tra le persone che abbiano un rapporto e un dialogo con la città, non ad un luogo in cui troppi doveri finiscono per strangolare gli affetti. Quando parliamo di sicurezza della città, per esempio, parliamo certo di libertà di movimento (trasporti, illuminazione, vita culturale), ma anche e soprattutto di sicurezza nella famiglia, che è, come ci viene raccontato dai dati, il teatro più frequente della violenza sulle donne e sui bambini. Una famiglia, dunque, che non sia "luogo di segreti, silenzi e bugie", ma che si apra agli altri spazi dell'educazione e della socialità, a cominciare dalla scuola, che non resti isolata nei compiti di cura dei bambini, degli anziani, e, al contempo, non sia fonte di segregazione per le altre donne, le migranti ormai coprotagoniste della cura, "le tate, le colf e le badanti". Non basta dunque una politica che corre il rischio di ridurre il tema del rapporto tra uomini e donne semplicemente ad una più equa rappresentanza, o ad azioni positive che funzionano da alibi senza cambiare effettivamente le concezioni tradizionali del maschile e del femminile. Per queste ragioni l'assemblea delle donne di Usciamo dal silenzio pensa che la discontinuità politica si possa misurare su alcune scelte insieme concrete e simboliche:
Milano. 8 maggio 2006 - Usciamo dal Silenzio
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