Letture per l'estate

a cura di Lea Miniutti

 

Oro Rosso del Mediterraneo


Buono questo pomodorino pugliese! Sugosa e dolce l'uva del Marocco. Che delizia queste fragole! Quante volte lo diciamo gustando un frutto, un ortaggio ma non sappiamo dove, come e da chi vengano coltivati.

Una giovane giornalista, Stefania Prandi, ha messo sulle pagine di questo libro il risultato del suo lavoro di inchiesta e documentazione durato più di due anni, con oltre centotrenta interviste a lavoratrici, sindacalisti e associazioni. Tra le pagine leggiamo storie che sembrano ambientate nel medioevo e invece accadono qui e ora: il reportage prende in considerazione tre paesi affacciati sul Mediterraneo: Italia, Spagna e Marocco, tra i maggiori esportatori di ortaggi e frutta in Europa e nel mondo.

Sono tutte donne le lavoratrici che raccolgono e confezionano la frutta e verdura che arriva sulle nostre tavole. Sì, perchè le donne lavorano meglio, hanno mani piccole e delicate adatte alla raccolta della piccola frutta, sono più pazienti, sopportano le difficoltà meglio degli uomini, e soprattutto non si ribellano alle richieste sessuali dei “caporali", perché rifiutarle significa non essere più chiamate a lavorare.

Sono donne che hanno un estremo bisogno, che lavorano nei campi dieci/dodici ore per compensi che vanno dalle dieci alle trenta euro al giorno, compresi i piaceri sessuali di chi le schiavizza!

Prandi ha trovato molte difficoltà a contattarle, perchè sono controllate. “Denunciare le molestie è un miraggio – dice un sindacalista - a Taranto si è svolto un processo dopo che nel 2011 le forze dell’ordine hanno scoperto centinaia di donne, di nazionalità rumena, costrette a prostituirsi per lavorare nelle campagne con un salario da fame. Sono stati arrestati e successivamente rilasciati diciassette caporali”.

Anche da parte delle forze dell’ordine spagnole ho trovato un muro di gomma continua la giornalista, gli uffici stampa dei diversi corpi di polizia mi hanno fatto sapere di non avere dati in merito. Ho provato a chiedere interviste singole, ho chiesto di potere seguire gli agenti nel lavoro di monitoraggio dei campi, ma non sono stata autorizzata”.

E’ incredibile che un fenomeno di sfruttamento di così ampie proporzioni venga lasciato nella totale indifferenza. Negli ultimi tempi sui giornali c'è qualche articolo sulla situazione. E’ possibile che sia merito dell’inchiesta/denuncia di Stefania Prandi.

Stefania Prandi, Oro Rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo
Ed. Settenove, pp. 110, euro 14.00

 

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PANACEA. Storie che rivestono la vita


Panacea: nome dato da Greci e Latini a piante cui attribuivano virtù magiche nella guarigione di varie malattie. Rimasto nell’uso comune, ancora oggi usiamo questa definizione per indicare un preteso rimedio a varie situazioni.

E Panacea è il titolo beneagurante che hanno scelto per questo lunghissimo racconto Luciana e Giuseppe, i due autori, che in apertura di pagina così si rivolgono ai lettori: “Panacea è un libro corale dal quale emerge tutta una vita di sogni. Il nostro sogno è ospitarvi nel miglior forno-pasticceria dell’universo; il sogno di vedere le persone prendere in mano le loro vite per tornare a fiorire; il sogno di diffondere la consapevolezza che vivere una vita gioiosa sia la base della salute”.

Il Forno Panacea è un luogo, una piazza, un ambiente magico dove le persone si recano anche se non hanno necessità di acquistare il pane. E diventa luogo di ritrovo, di confidenze, di vita: i dolci e le pagnotte appena sfornati vengono fatti assaggiare ai clienti che esprimono i loro suggerimenti: cuocerli più a lungo, aggiungere un sapore più forte, un po' di frutta secca, un po' più morbido…

Narrazione di fantasia che attinge alla realtà. Un diario a più voci. Un vortice di personaggi bizzarri che finiscono in situazioni tragicomiche e imprevedibili: travolgenti invenzioni linguistiche avvolgono i lettori che si immergono tra queste pagine.

E via con i dialoghi tra i personaggi che sembrano usciti dalla quotidianità, che esprimono le loro perplessità, i loro affanni: risuonano parole che rivestono la vita. E come in ogni realtà emergono situazioni curiose: il lettore segue le vicende con partecipazione, simpatizzando ora per Mimì la panettiera, ora apprezzando le ricette miracolose di Lébiu e dell’Ingegnere che mescola i lieviti amorevolmente. Quando il sogno dei tre ragazzi sembra ormai realizzato, entrano in scena i cattivi e minacciano di infrangerlo. Ed ecco che compare sulla scena il dottor Carestia, autentico jedi del fisco, addestrato dai Grandi Maestri Tributari, per indagare sui conti del panificio. Qualcuno sta cospirando contro il Forno Panacea. Chi trama nell’ombra, e con quale oscuro obiettivo?

Ma il Forno continuerà a esistere. Ci saranno nuovi amori. Nuovi incontri. Nuove storie.

Intanto gli affanni degli amici del Forno diventano patologici, non credono più nelle diagnosi e cure mediche, e dunque decidono di intraprendere un viaggio per recarsi da chi prospetta loro soluzioni miracolose. Partono a bordo di un FolksFaken DA-13 alla ricerca di guaritori e guaritrici che possano sanare i loro mali. Quel viaggio salderà la loro amicizia. Le loro relazioni si fanno intense, lo stare insieme appianano le diversità, i loro vizi e virtù diventano comuni. Anche Renè il bello, sempre a disagio per la sua omosessualità, qui trova pace e conforto. Quando arrivano all’ovile di Bustianu, il pastore, a sorpresa l’uomo che era stato abituato a tenere i sentimenti chiusi e a recitare la parte del maschio irriducibile, le sue attenzioni sono solo per Renè. E Bastianu, dopo la notte trascorsa insieme si rivolge a Renè - “Non ero mai stato con un uomo, non mi ero mai sentito così perduto e così vivo nello stesso momento. E’ stata la cosa più forte che abbia mai vissuto. Temo che possa travolgere tutta la vita che ho costruito, quel che sono stato fino ad ora”.

Luciana Giordo, Giuseppe Ermenegildo Soro, Panacea
Ed. Youcanprint, pag. 555, euro 29.90

 

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Un viaggio in Italia con il figlio disabile


“Un piccione marrone e bianco, appollaiato su un ramo alto, mi guardava, curioso. Un fruscio di penne e volò via; si librava in alto, magnifico, ad ali spiegate, il cielo era luminoso, quasi senza nuvole. Bastò quel volo a riportarmi alla realtà. Tutti gli uccelli sanno volare, ma nessun essere umano ci è mai riuscito. Nessuno. Nessuno può volare” scrive Simonetta Agnello Hornby quando le giunge notizia che suo figlio George trentenne, padre di due figli piccoli, non avrebbe più potuto camminare.

La diagnosi, sclerosi multipla, non lasciava nessuna speranza. Non si è mai pronti alle avversità – pensa – ma non si dà per vinta, certa che la disabilità può essere affrontata in modo positivo. E se George non poteva neanche volare questo non gli avrebbe impedito di godersi l’esistenza in altri modi. Nella vita c’è molto di più del volare e anche del camminare: lo troveremo insieme quel ‘di più’ promette mamma Simonetta. Tra le pagine di “Nessuno può volare” si alternano le voci di madre e figlio e parole, pensieri, dialoghi si intrecciano per raccontare l’elaborazione di una storia lenta e poetica.

L ’autrice, prima di addentrarsi nella storia di George, racconta che nella sua famiglia siciliana le disabilità erano considerate solo una forma di ‘diversità’ anche in presenza di occasioni faticose o impossibilità oggettive, non erano mai sinonimo di inferiorità. E fa dei brevi e affettuosi ritratti: “di una zia cieca si diceva ‘non vede bene’, della bambinaia claudicante ‘fa fatica a camminare’, dell’obeso ‘è pesante’, dell’invalido ‘gli manca una gamba’, dello zio sordo ‘con lui bisogna parlare ad alta voce”. E si comunicavano, se necessario, soltanto le imperfezioni di cui tenere conto, senza mai pensare che si trattasse di difetti o menomazioni.

In questo racconto a due voci madre e figlio trovano quel “di più” nel viaggio in Italia. Lei vuole far conoscere a George, nato a Londra, questo bel Paese, a cominciare dalla Sicilia terra degli Agnello, dove era nata e vissuta prima di trasferirsi nella grande City. Viaggio faticoso certo, le barriere architettoniche, i servizi per disabili non sempre adeguati, molti gli ostacoli per chi si muove in sedia a rotelle. Ma tutto compensato dalle bellezze della Penisola: le meravigliose città d’arte, musei, monumenti e palazzi storici, il mare, il sole, buon vino e buon cibo.

Un viaggio che è anche – soprattutto - un volo al di sopra di pregiudizi e luoghi comuni, per consegnarci, insieme a episodi toccanti, uno sguardo nuovo sulle disabilità. Una storia che insegna a vivere la normalità come dimensione eccezionale e ad apprezzare ciò che ci viene offerto di vivere.

 

Simonetta Agnello Hornby, Nessuno può volare
Feltrinelli, pp. 222, € 16.50

 

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Cara Mamma...

Chi non ha scritto almeno una volta, una lettera alla propria madre, conservata poi nel cassetto e mai consegnata? Ispirata da Simenon e il suo piccolo capolavoro "Lettera a mia madre”, Anna di Cagno ha preso dal cassetto la sua lettera e ha voluto condividerla con altri. Ha sentito amici e scrittori proponendo di mandare i loro scritti e in pochissimo tempo sono arrivate venti lettere.

Dieci figlie e dieci figli, chi tirandola fuori dal cassetto, chi scrivendola di getto, hanno mandato le loro lettere. Che ora sono raccolte in un volume. Tra le pagine emergono le mamme viste dai loro figli: mamme distratte, protettive, amanti (dei loro figli), belle, sfuggenti, distanti, severe, ingenue, “infinitamentecare"…

Racconti teneri, racconti spigolosi, racconti emozionanti. Scriverle - confessano gli autori – è stato più facile che parlarle, sia che si tratti di tenerezze, sia di rimpianti o di cose imbarazzanti e a lei sconosciute. “Parlare della propria madre è come togliere un pezzetto di sé - esordisce una figlia – anche se rivediamo in noi la parte peggiore di lei". C’è chi è tornato nella casa vuota a cercare la mamma che non c’è più e si è perso in ricordi vicini e lontani ma sempre presenti. Chi, rovistando nei cassetti profumati di lavanda, ha trovato biancheria intima ricamata, scoprendo una donna romantica e sconosciuta.

Ogni autore ripercorre in modo personale la memoria e i ricordi della propria origine. Scrivere alla madre per parlare di sé: alcuni si confrontano con il proprio passato, emergono episodi infantili, il tempo scorre veloce ma lascia tracce indelebili. Tutti prima o poi scopriamo “di somigliarle più di quanto sappiamo, più di quanto ci rendiamo conto”. Scriverle una lettera per fare pace con lei, per sentirla accanto, per riconoscerle il diritto di essere donna, non solo madre.

Non compaiono tra queste pagine, ma è noto che molti poeti hanno dedicato una poesia alla madre, solo alcuni nomi tra i tanti: “A mia madre” Eugenio Montale; “La madre” Giuseppe Ungaretti; "Preghiera alla madre" Umberto Saba; Pier Paolo Pasolini chiude la sua "Supplica a mia madre” con questi versi ”E’ difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio”.

Autrici e autori: Silvia Andreoli; Erica Arosio, Michaela K. Bellisario, Fioly Bocca, Annalisa Briganti, Fernando Coratelli, Stefano Corbetta, Anna di Cagno, Andrea Di Fabio, Isa Grassano, Gabriella Kuruvilla, Massimo Laganà, Giorgio Maimone, Paolo Mancini, Elena Mearini, Marco Montemarano, Gianluca Morozzi, Andrea G. Pinketts, Daniela Rossi, Pino Roveredo.

 

Lettere alla madre, A cura di Anna di Cagno
Morellini Editore, pp. 155, euro 13,90

 

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Soffiava un vento nuovo…


Un percorso lungo cinquant’anni: 1968 – 2018. L’anno appena passato è stato ricco di incontri, conferenze, rievocazioni del mitico ’68. E fra i libri che raccontano quel periodo, due sono particolarmente significativi.

Ragazze nel ‘68” raccoglie 19 mini biografie raccontate oggi dalle stesse protagoniste, allora ventenni, che quel periodo lo hanno vissuto e attraversato. Il ’68, con la sua rabbia e il suo incanto, è stato l’anno che ha segnato la rottura con i metodi educativi clericali, con un mondo ormai obsoleto. E’ l’inizio di un passaggio d’epoca e, a giudizio di molti, la rivoluzione meglio riuscita del Novecento.

“Non portavo più i tacchi a spillo e la gonna stretta da attrice più o meno seky, ma scarpe basse e l’eskimo. La divisa della rivoluzionaria” – così inizia uno dei racconti. E’ la generazione femminile che ha avuto accesso allo studio, all’università, la generazione che ha messo in discussione i baroni accademici, il sistema autoritario e classista della scuola. Per rivendicare e affermare il forte bisogno di cambiamento, oltre alle manifestazioni esterne, le occupazioni delle aule e il blocco delle lezioni erano frequenti.

Durante i cortei le ragazze buttavano i reggiseni, non portavano più le mutande sotto le minigonne… provocazioni esagerate per richiamare attenzione. Gesti rivoluzionari che determinarono la rottura degli schemi borghesi. Partire da sé era l’imperativo! Sugli striscioni che aprivano le manifestazioni c’era scritto “Io Sono Mia”. Non volevano più percorrere la stessa strada delle loro madri, non volevano più essere solo la moglie di… la figlia di… Non accettavano più che i doveri fossero solo delle donne. Era in discussione il rapporto maschio - femmina così come era stato trasmesso e come si era fissato da tempo immemorabile nelle strutture patriarcali della società: la famiglia, la scuola, l’organizzazione del lavoro, la cultura, la politica. Eventi che segnarono la fine di un mondo e l’inizio di una nuova epoca attraversata, purtroppo, anche da eventi dolorosi: la strage di Piazza Fontana fu la prima di una lunga serie. “Quella strage – si legge tra le righe – cambiò tutto. Fu per noi la perdita dell’innocenza. Ci fu il tentativo di attribuire tutta la responsabilità alla sinistra, ma la strage era di Stato, rivelava il pericoloso disegno destabilizzante, quella strategia della tensione che dominò tutto il decennio”.

Donne nel sessantotto” è il titolo dell’altro volume. Le autrici, giornaliste e scrittrici, fanno parte di Controparola, nato nel 1992 per iniziativa di Dacia Maraini. Tra le pagine una galleria di ritratti femminili, militanti o donne comuni, i cui comportamenti hanno contribuito a quel grande passaggio d’epoca. Commovente la storia della coraggiosa Franca Viola che si ribellò agli arcaici costumi siciliani e rifiutò il matrimonio riparatore. E Margherita Cagol che pagò con la vita la sua adesione al terrorismo. Due ribellioni diverse, una pacifica e l’altra violenta, emblematiche di quegli anni. Tra questi estremi ci sono le altre, ciascuna con il proprio percorso, che hanno fatto storia. Nel pezzo “Con la toga contro la violenza” si racconta la forza di Tina Lagostena Bassi impegnata nel grande processo per stupro che fu il massacro del Circeo. E fu solo il primo di una lunga serie. E chi non ha letto “Dalla parte delle bambine” di Elena Gianini Belotti in cui denunciava i condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita? E Carla Lonzi con “Il Manifesto di Rivolta femminile” letto ancora oggi. E ancora i versi ribelli di Amelia Rossellli, le tele dipinte Carla Accardi e inoltre Patty Pravo, Giovanna Marini, Perla Peragallo, Krizia, Emma Bonino, Rossana Rossanda, Letizia Battaglia, Mira Furlani, Annabella Miscuglio. Ogni ‘ritratto’ racconta il percorso politico, artistico, letterario, canoro e di emancipazione di Ciascuna.


Autrici varie, Donne nel Sessantotto
Il Mulino, pp. 291, euro 23.00

Autrici varie, Ragazze nel ’68
Enciclopedia delle donne - Fondazione Badaracco, pp. 247, euro 18.00



 

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