Moolaadé. La forza delle donne
di Liliana Moro

 
 

Un film in DVD e un libro per raccontare in diversi modi una realtà molto diffusa e altrettanto oscurata, quella delle “mutilazioni genitali femminili”. Perfino il nome è significativamente controverso:  nelle lingue ‘occidentali’ ha una connotazione assolutamente negativa, appunto MGF, ma nelle lingue di chi la pratica si usano termini che significano: ‘cucitura’ o ‘purificazione’ o ‘circoncisione’.

L’argomento è dunque dei più inquietanti in sé e per la somma di questioni che vi si addensano, ma il film di Ousmane Sembene lo affronta con calore ed energia. Ci porta un in mondo pulito, solare e pieno di colori dove le scelte sono ponderate e nette, dove i movimenti di ognuna/o sono comunque legati a quelli di altri/e. A volte sono armoniosamente collettivi nella preparazione dei pasti, nella cura dei bimbi, nelle feste, nelle riunioni, nel pianto funebre; altre volte sono duramente contrapposti: a partire dalla scelta della protagonista di dare rifugio alle bimbe fuggite dalla mutilazione e di separare la casa con il simbolo del moolaadé.

Un mondo in cui la sfera delle donne e quella degli uomini sono nettamente separate, ma anche complementari: come ben dice la scena della flagellazione, un momento di fortissima carica emotiva, amplificata dal coro di tutti gli abitanti del villaggio, che in qualche modo si trasforma in una danza rituale.

E forse è proprio il ritmo, l’armonia dei suoni e delle immagini ciò che più affascina in questo film, che è –non dimentichiamo- la storia di una frattura, di un cambiamento che altera la vita routinaria di un paese africano ormai irrimediabilmente fuori dall’isolamento. Ma le sue donne trovano in sé, nelle proprie radici culturali, messe in tensione con il mondo esterno (rappresentato dalle radio e dalla tv) la forza di interrompere una tradizione di sofferenza e di subordinazione.

 

Su questo versante della dinamica tra due mondi è estremamente interessante la lettura del libro allegato al film.

Diversi interventi di donne impegnate in associazioni di cooperazione (Aidos, Alma mater, Nosotras, Crr e altre) ci riferiscono delle problematiche attuali sulla pratica delle MGF, che coinvolgono molte donne oggi presenti in Italia e in Europa oltre quelle che vivono nei paesi africani dove essa è in uso.

Un modo per ricordarci che il corpo delle donne, anche in questo caso, è il luogo politico (come ricorda Barbara Duden) dove si giocano diverse partite. Quella della migrazione, con il conseguente spaesamento e la necessità di vivere sul crinale di mondi diversi, mai del tutto integrate nella cultura d’arrivo e non più appartenenti esclusivamente alla cultura d’origine, allora la fedeltà alla tradizione rassicura e rafforza, soprattutto se ci si sente rifiutate dal paese ospitante.

Ma anche la partita dell’integralismo islamico che cerca di innovare il rito condannandone gli aspetti più cruenti, per riaffermare la propria autorità (appoggiando la pratica meno invasiva della sunna) proprio in situazioni di confusione quando non di conflitto aperto, come accade attualmente in Somalia.

Il fattore più incisivo di trasformazione dei rapporti tra i sessi e le generazioni in Africa è però costituito dal diffondersi dell’istruzione femminile, come ricorda Carla Pasquinelli, perché ha messo “le donne in grado di assumere una maggiore consapevolezza e di negoziare la propria posizione diventando dei soggetti sociali critici e partecipi ai processi di cambiamento”.

 

Daniela Colombo e Cristiana Scoppa (a cura di),
Moolaadé. La forza delle donne,
regia di Ousmane Sembene
Lucky red - Feltrinelli Real Cinema, maggio 2006,
durata 117’ e pag.156,  €17