Lei
ama lei, foto di gruppo
"Cocktail d'amore. 700 e più modi
di essere lesbica"
per DeriveApprodi
VALERIA MUCCIFORA
Qualcosa
di nuovo, ma anche d'antico. È questa l'impressione che si ricava
dalla lettura di Cocktail d'amore. 700 e più
modi di essere lesbica, a cura del Gruppo Soggettività
Lesbica della Libera Università delle Donne di Milano
per DeriveApprodi. Il nuovo è rappresentato, ovviamente, dall'oggetto
stesso dell'indagine, raramente al centro di un'osservazione così
meticolosa: il libro nasce dalle risposte a un questionario di 150 domande,
integrate da interviste e laboratori di autocoscienza. Si squarcia così,
in parte, l'oscurità che usualmente avvolge le esistenze delle
lesbiche e si scopre che donne siano, come si percepiscano, da che famiglie
provengano, quali amicizie coltivino, come si amino e/o facciano sesso,
se e come vivano la maternità, quali rapporti sociali e politici
coltivino, che sogni facciano per se stesse, per le altre e per la società.
Uguali nel desiderio lesbico, ognuna diversa nel modo di viverlo. Una
"fotografia" certo non rappresentativa del lesbismo nazionale,
dato che le cifre elaborate sono ricavate dalle dichiarazioni di 700 volenterose
che hanno riconsegnato il questionario dopo averlo compilato (a fronte
delle altre 2.300 che lo hanno ricevuto ma non compilato). Dunque il "disvelamento"
riguarda in realtà lo 0,046% del presumibile milione e mezzo (a
voler essere prudenti nelle stime) di lesbiche italiane. Si tratta oltretutto
di donne che è stato possibile contattare perché in qualche
modo già collegate a una "rete" lesbica fatta di associazioni,
circoli e locali, quindi di un campione "non neutro".
Tuttavia, poter compulsare una raccolta di 700 "ritratti" lesbici
- un'enormità, se comparati ai casi singoli e ai gruppi ristretti
di solito indagati - rappresenta una possibilità davvero senza
precedenti. L'antico risiede in alcuni risvolti del questionario, nella
forma mentis che ne ha sostanziato la fase di inventio ed elaborazione,
e che lo ha reso, in certi punti, una trasparente formazione sostitutiva
che dice paure, vergogna e disforie che ancora allignano residualmente
tra i pensieri delle stesse componenti del gruppo interrogante. Il risultato
è il manifestarsi, a tratti, di una soggezione non del tutto superata:
"preferiresti non essere lesbica?", "quale aspetto del
tuo lesbismo ti crea maggiore disagio?", "hai mai provato sentimenti
di colpa nei confronti di tua madre/ tuo padre?".
Se da un
lato la "fotografia" fornita dal libro è materiale ottimo
per uno studium attento e riconoscente da parte di lesbiche e simpatizzanti,
dall'altro presenta il neo di un avanzo di remissività, disseminato
inevitabilmente anche tra le risposte. Il mancato raggiungimento, perfino
all'interno di un gruppo "dedicato", di una compiuta libertà
negativa: da schemi, stereotipi, senso di inferiorità. Adrienne
Rich ha definito il lesbismo, in parallelo con la maternità,
"un'esperienza profondamente femminile, con specifici significati,
con una specifica oppressione, con specifiche possibilità."
Forse, avendo scandagliato il resto, è ormai tempo di insistere
sulle possibilità. Tutte. E magari di andare finalmente oltre,
immaginandosene di nuove.
Replica
di Anita Sonego
Gentile Valeria,
finalmente il manifesto ha pubblicato la recensione (evidentemente solo
perché il libro è pubblicato da DeriveApprodi!).
Ho lasciato passare alcune ore prima di scriverti, e forse farei meglio
a non farlo ma sono una un po' all'antica: ritengo ancora di essere una
"compagna" e credo di avere una certa etica.
Quindi, prima di intraprendere alcune iniziative politiche (certamente
inutili) credo sia giusto comunicarti i miei pensieri.
1) Mi chiedo per quale motivo hai scritto questa (omissis) di articolo.
Ricordo che alcuni anni fa fu pubblicato sul giornale (ma forse tu non
leggevi allora il manifesto) un articolo durissimo di Rossana Rossanda
indignata per una recensione di Monica Centanni (una grecista famosa)
apparsa sul suo/mio giornale che stroncava un libro di Nicole Lorreaux.
Rossanda dettava i principi "etici" per una recensione sul manifesto:
se un libro non viene giudicato degno di essere letto non se ne parla!
2) A parte questa premessa di correttezza politica mi chiedo chi ti autorizzi
a ritenere che 700 risposte a un questionario non siano indicative di
una realtà sociale. Sai quale é il campione base per una
seria ricerca sociologica?
Hai letto "Omosessuali Moderni" di Barbagli Colombo
2001 ed. il Mulino che è stato finanziato dalla CEE ed è
una ricerca accademica? Le lesbiche intervistate sono poco più
di 700 con l'aggravante di essere mescolate ai gay
Hai letto "Diversi da chi?" di Chiara Saraceno
2003 Ed. Guerini e Associati, altra ricerca accademica che ha i dati di
514 lesbiche?
NESSUNO, ripeto NESSUNO per quei libri ha sollevato mai il problema della
scarsa rappresentabilità del numero delle intervistate.
3) Doveva essere una donna, di un giornale "comunista", del
mio giornale a scrivere una amenità del genere per invalidarne
la "scientificità" ! Hai mai sentito parlare della "critica
ai saperi codificati"? Tutto quanto scrivi è pura ideologia.
Ma tu sai come vivono le lesbiche?
4) Carissima, le domande sono state formulate dopo 5 anni non di "laboratori
di autocoscienza" ma di incontri di autocoscienza, settimanali, per
la durata di 5 anni. Altro che "forma mentis, inventio, studium,
disforie" e analoghe amenità. Si è trattato di vite
guardate da un gruppo politico non per il piacere di autocommiserarsi
ma per capirsi e "cambiare il mondo" (hai letto le paginette
finali de libro?)
5) Se Il Manifesto è diventato un bollettino simile a "Magazine"
di Repubblica dove ci sono le lesbiche "sdoganate" o che eccelle
per non trattare MAI l'argomento (per i GAY c'è Barilli che
si guarda bene dal fare a pezzi quanto, anche di miserando, esce sui gay)
e non è capace di vedere e affrontare la crescita di un movimento
vuol dire che, dopo essere stata da sempre una militante prima e poi abbonata,
socia ecc.. è ora che elabori il lutto.
Quello che era il mio giornale - come dice una ex dirigente milanese del
gruppo politico "Il Manifesto" - per quanto riguarda le donne
è come un gulag. E' impenetrabile.
Tu sei appena arrivata. Ma hai imparato presto come si deve leggere la
realtà delle donne: o vincenti o niente!
Sarà un caso che la percentuale che citi (0,046%) per cui argomenti
una non rappresentatività dei dati è la stessa citata da
una donna della Libreria di Milano, in un incontro pubblico dove
la sua obiezione ha suscitato ilarità?
Forse ti avrebbe fatto bene venire sabato scorso al Buon Pastore alla
affollatissima presentazione del libro: avresti potuto vedere e sentire
il parere di lesbiche "non sfigate".
Mi farebbe
piacere se tu mi rispondessi.
P.S. Per immaginare cose nuove come auspichi nell'articolo abbiamo organizzato
un convegno il 21 e 22 maggio (di cui ti allego
il programma) Vieni a sentirlo, forse ti farà bene!
A presto,
quindi Anita Sonego
|