DIVENTARE OPERATRICE DEL CENTRO ANTIVIOLENZA LE
NEREIDI
di Raffaella Mauceri
giornalista editrice
responsabile del Centro antiviolenza LE NEREIDI di Siracusa

Gran parte delle donne che si iscrivono
all'associazione 'Le Nereidi' desiderano diventare operatrici del nostro
Centro antiviolenza. Che cosa bisogna fare? chiedono. Bisogna fare
formazione. E la formazione non soltanto è un processo aperto che non si
conclude mai una volta per tutte, ma deve andare ad integrarsi con alcune
caratteristiche della personalità mancando le quali la formazione diventa
pressoché inutile, concetto che approfondirò più avanti.
Secondo lo standard nazionale dei Centri italiani, la formazione minima
indispensabile per operare in un Centro antiviolenza, consiste in almeno
due corsi, di primo e secondo livello, e un congruo tirocinio. Errore
comune a tutte coloro che desiderano diventare operatrici, è quello di
credere che un buon titolo di studio sia sufficiente per affrontare il
ruolo. Scopriranno in seguito che i titoli di studio sono sicuramente
avvantaggianti ma non possono in alcun modo sostituire la formazione
specifica. Difatti, devono fare formazione, anche e ancor più delle
operatrici ordinarie, le avvocate, le psicologhe, le sociologhe e le
assistenti sociali. E facciamo un passo indietro.
L'insieme delle conoscenze, teoriche, pratiche ed esperenziali elaborate
dalla donne, che vanno sotto il nome di 'women's studies' (studi delle e
sulle donne o 'saperi delle donne'), costituivano fino a ieri una sorta di
cultura parallela a quella ufficiale, finché, da alcuni anni, sono entrati
nei luoghi della cultura accademica sotto forma di corsi universitari
negli atenei di Bologna, Napoli, Roma, Trento, ecc. e tendono ad
espandersi progressivamente.
La formazione equivale dunque alla 'trasmissione' dei saperi delle donne
che, come dicevo, scaturiscono dalla rielaborazione della cultura
ufficiale e dall'esperienza pluridecennale accumulata dai Centri.
Esperienza ormai riconosciuta a tutti i livelli che ha ispirato molte
leggi e alla quale sempre più spesso ricorrono le varie istituzioni, dall'Istat
all'FBJ, dall'Eurispes all'Oms, dalla Comunità Europea all'Onu e così via.

un gruppo di operatrici nella sede
I Centri antiviolenza di più antica data (in testa quelli di Roma e a
seguire quelli di Venezia, Milano, Bologna, Napoli, Genova ecc.) hanno
dunque istituito al loro interno svariati e differenziati corsi di
formazione da destinare da una parte alle aspiranti operatrici, e
dall'altra agli operatori sociali di ogni ordine e grado (Forze
dell'Ordine, Docenti, Sanitari ecc.) diffondendo così la conoscenza del
fenomeno della violenza contro le donne e creando una sinergia di
interventi tra le varie forze sociali e i Centri stessi.
I Centri sono costituiti in una grande Rete Nazionale che traccia modelli
di organico (laddove la presenza delle avvocate formate è determinante per
la definizione di 'centro antiviolenza'), parametri di formazione (numero
e contenuto dei corsi), metodiche di approccio (accoglienza, conduzione
del colloquio, iter legali, applicazione della normativa, interventi
psicologici) e quant'altro.
Grazie al loro prestigioso curriculum, all'altissima percentuale di
successo (l'80%!) e alla forza contrattuale conquistata con un trentennio
di militanza, ci sentiamo di affermare che in Italia le docenti più
esperte sono senza alcun dubbio le responsabili dei Centri romani. Non a
caso hanno formato l'organico di almeno metà dei Centri esistenti in
Italia e di altri all'estero. Non solo. Il disegno di legge della 154
(allontanamento del soggetto violento), per esempio, è stato elaborato
proprio dall'Ufficio legale dei Centri romani, la legge in questione è
passata grazie alle loro pressioni e sono stati proprio i Centri romani ad
averne fruito per primi in Italia, a soli 15 giorni dall'entrata in
vigore. Inoltre, proprio in questi giorni, l'avvocata responsabile
dell'Ufficio Legale dei medesimi Centri romani, è entrata a far parte
della Commissione parlamentare 'Salute Donna' come esperta del danno
biologico derivante dai maltrattamenti.
Prima ed unica portatrice, a Siracusa, di queste conoscenze (adesso
coadiuvata dalle figure più rappresentative del Centro 'Le Nereidi') sin
dal 1999, svolgo un duro e massiccio lavoro di divulgazione sul fenomeno
'violenza domestica' e sui centri antiviolenza, presso le istituzioni e
l'opinione pubblica, attraverso un'infinità di servizi giornalisti,
lettere aperte, appelli, colloqui con le autorità e seminari per le varie
categorie di operatori sociali.
Va precisato che un centro antiviolenza per definirsi tale, deve avere in
organico un certo numero di avvocate formate e di psicoterapeute formate,
dimodoché possa attivarsi concretamente in favore delle vittime a tutti i
livelli. Inoltre deve avere protocolli o accordi di intesa con le Forze
dell'Ordine, e per finire, deve far parte della Rete Nazionale dei Centri.
Come nel caso, appunto, del Centro antiviolenza 'Le Nereidi'.

psicodramma durante un corso di formazione
per operatrici
E torniamo alla formazione. Lo staff delle conduttrici si compone di
almeno tre docenti: un'esperta di wome's studies, che di solito è la
presidente nonché fondatrice del Centro (come nel nostro caso), una
esperta di psicomotricità relazionale o una psicologa (che conduce le
dinamiche psicorelazionali e cura l'aspetto psicologico della formazione)
e un'avvocata per le nozioni sulla normativa, diritto di famiglia e
applicazione secondo un'ottica di genere. Un'operatrice infatti: a) deve
avere un minimo di conoscenza sulla storia delle donne e una profonda e
costantemente aggiornata conoscenza sul fenomeno della violenza contro le
donne, b) deve fare autocoscienza, cioè un lavoro introspettivo per
acquisire consapevolezza individuale e di genere, c) deve conoscere la
normativa in materia di reati contro la persona, d) deve possedere
spiccate qualità umane e un particolare senso della solidarietà femminile,
cose che purtroppo non si comprano al mercato e non si acquisiscono
neppure con mille corsi di formazione.
Le professioniste, inoltre, devono fare ulteriori corsi specifici inerenti
al loro ruolo. Ci riferiamo soprattutto alle avvocate che sono il pilastro
portante dei Centri antiviolenza e che dunque devono avere una
preparazione vieppiù specifica in materia di: diritto di famiglia, diritti
dei minori,
reati di violenza contro le donne, coordinamento tra i Tribunali, lavoro
dei Centri antiviolenza, assistenza legale alle donne, e, non ultimo, una
approfondita conoscenza della cultura dei Tribunali.

Le dinamiche psicorelazionali hanno anche lo scopo di dar modo alle
conduttrici di sondare il livello di identità della corsista, la sua
capacità di identificazione di genere e la autenticità e profondità della
sua motivazione. Dalle dinamiche, infatti, possono emergere difficoltà a
relazionarsi con le altre donne, incapacità di ascolto e com-penetrazione
nelle vittime, carenza di solidarietà femminile. Per non parlare dei casi
in cui la corsista ha problemi psicologici irrisolti, o disistima e
aggressività nei confronti delle altre donne. Un corso di formazione serio
deve fare emergere queste componenti della personalità, e delle
conduttrici serie e competenti devono riconoscere chi non è idonea per il
ruolo di operatrice e consigliarle di desistere dall'idea di diventarlo.
Va detto, infine, che i nostri corsi, stage, seminari e work shop, hanno
carattere esclusivo e costituiscono una straordinaria opportunità di
crescita personale. Le nostre corsiste infatti acquisiscono una nuova
chiave di lettura della loro esistenza di donne e un'autentica marcia in
più per migliorare la qualità della loro stessa vita. Non a caso li
frequentano con entusiasmo e ne escono particolarmente gratificate e
subito pronte per frequentare i corsi successivi.
Lavoriamo con l'entusiasmo, l'onestà, la trasparenza, la grinta, la
fantasia e tutto ciò che di bello e di grande le donne sanno fare con le
altre donne. Non siamo eroine ma non accettiamo che altri per noi decidano
sul nostro destino e la nostra felicità. Al contrario, non riconosciamo a
nessuno il diritto d'arbitrio sul corpo femminile. Noi crediamo che
'sapere è potere' e vogliamo tradurre in parole ed azioni ciò che ogni
corpo di donna 'sa'.
Vogliamo turbare la passività,
l'indifferenza, la rassegnazione delle passive, delle indifferenti, delle
rassegnate. Vogliamo un nuovo patto con gli uomini, un nuovo patto con il
mondo, un nuovo patto tra noi.
Per questo ci chiamiamo 'Le Nereidi'
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