De-generi(s)

di Nicoletta Buonapace

Il 22 Gennaio si è svolto a Brescia, un importante convegno dal titolo: “De-generi(s) – Riflessioni critiche sull’identità di genere, l’orientamento sessuale e le psicoterapie.”
Importante per l’intreccio che si è voluto intessere tra la comunità lgbt, (l’associazione lesbica Pianeta Viola ha organizzato il convegno ) e gli operatori della relazione di aiuto, l’Ordine degli Psicologi della Lombardia, le varie realtà dell’associazionismo.
Il Convegno nasce con il patrocinio infatti dell’Ordine degli Psicologi e della Commissione Pari Opportunità del Comune di Brescia, in una cornice istituzionale che prende posizione riguardo a  una sfera così delicata come quella del trattamento terapeutico di pazienti lesbiche, gay, bisessuali.

Le organizzatrici che, nella presentazione del convegno, sottolineano il percorso che da anni svolgono sul territorio di sensibilizzazione e informazione sulle tematiche di genere, hanno voluto rispondere da una parte alle richieste di confronto e scambio ricevute da operatori del settore spesso impreparati ad affrontare le questioni che l’omosessualità fa emergere, dall’altra rispondere in modo costruttivo a un convegno che si è tenuto proprio a Brescia nel mese di maggio dello scorso anno sulla teoria riparativa dell’omosessualità, il cui teorico è lo statunitense Joseph Nicolosi.

In quell’occasione era stato chiesto all’Ordine degli Psicologi di pronunciarsi su queste teorie che considerano l’omosessualità sostanzialmente una malattia e sulla terapia riparativa che sarebbe “azione rivolta ad eliminare e attenuare gli effetti negativi di un danno,un’offesa, un errore”.
Il convegno fa grande chiarezza rispetto alla questione.
Gli interventi dei relatori, psicologi, psicoterapeuti, psicanalisti, articolano dettagliatamente le problematiche che un operatore si trova ad affrontare quando incontra un/a paziente gay/lesbica/bisessuale, sottolineando in particolar modo il fattore di stress e sofferenza che comportano l’omofobia interiorizzata, lo stigma sociale, il vissuto di violenza di chi è curato, ma anche le questioni per così dire interne a chi cura, in termini di pregiudizio, di emozioni e credenze che possono condizionare inconsapevolmente chi fornisce una prestazione di cura e pregiudicare la buona riuscita di un percorso terapeutico.

Interrogarsi sul proprio ruolo è fondamentale visto che quasi il 50% delle persone gay e lesbiche ha avuto un trattamento psicologico o psicanalitico e “in particolare, nel caso di giovani gay e lesbiche, la figura dello psicologo/a rappresenta spesso il primo contatto con un “esperto” che secondo le intenzioni dei genitori dovrebbe “guarire” il proprio figlio o la propria figlia o quanto meno rassicurare tutti sulla transitorietà di questa fase. A questi dati possiamo aggiungere che l’orientamento sessuale rimane la prima causa di suicidio tra gli adolescenti, in relazione alla violenza subita in famiglia o tra i propri pari” ( dal documento che introduce il convegno).
Ecco dunque da un lato, la necessità di fornire a chi si occupa di disagio, strumenti utili ad affrontare il problema, dall’altro il tentativo di mettere in connessione il lavoro di cura con il tessuto sociale, la cultura, all’interno del quale terapeuti e pazienti si muovono.
E’ dal 1973 che l’omosessualità scompare dai due manuali diagnostici dei disturbi mentali, considerando il disagio rispetto alla propria omosessualità come un fattore dipendente sia da cause interne che esterne, sostanzialmente un disturbo di ansia e adattamento, mentre considera l’omosessualità una normale variante del desiderio sessuale.

La teoria riparativa ha un fondamento ideologico e antistorico, fatto ben discusso e articolato nell’intervento di Mauro Grimoldi, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, che in occasione del convegno era stato chiamato dalla comunità lgbt a pronunciarsi sulla questione.
E’ un pronunciamento, quello dell’Ordine, che ha una valenza sia scientifica che politica.
I concetti di “malattia” e “normalità” sono concetti soggetti sensibili alla modificazione della società e ormai da anni si ha consapevolezza di quanto tali questioni siano soggette a una potente costruzione culturale, questioni perciò anche “politiche” se pure in una maniera più sottile di quelle comunemente intesa.

Nel pronunciarsi l’Ordine richiama gli psicologi al rispetto del codice deontologico che all’art. 4 recita: “Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione a all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori, non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi(…)”.
La teoria riparativa si fonda su un sistema di valori e credenze lesive dell’integrità e della dignità delle persone omosessuali e non ha alcun fondamento scientifico.

Per la puntuale discussione della questione rimandiamo agli interventi raccolti nel CD prodotto dal Pianeta Viola in occasione del convegno all’interno del quale sono pubblicati tutti gli interventi dei relatori presenti.
Quel che interessa è la chiarezza di una presa di posizione che diffida gli operatori dal fornire “cure” volte a una modificazione dell’orientamento sessuale, in modo pacato e autorevole.
All’interno del convegno si sono voluti prendere in considerazione anche le questioni relative alla costruzione del genere, al contesto familiare, i problemi che si trovano ad affrontare i genitori delle persone omosessuali e l’omogenitorialità, considerando il ruolo materno e paterno più come delle funzioni che non dei dati fondati sulla biologia e il sesso di appartenenza.

Si è proiettato “Genitori due volte”, film documentario prodotto dall’AGEDO, che narra l’esperienza di superamento di paure e difficoltà, di crescita e consapevolezza reciproca tra figli gay/lesbiche e i loro genitori.
Così come molto interessante è l’intervento di Patrizia Colosso, fondatrice del Pianeta Viola, che fa un parallelo tra le opere di Judith Butler e quelle di Bianca Pizzorno, scrittrice di testi per l’infanzia.
E’ infatti un lavoro sull’immaginario quello che si mette in gioco quando affrontiamo le questioni relative al genere e ai ruoli sessuali.
Costruire delle storie in cui i personaggi si liberano dalle gabbie imposte dai ruoli maschile e femminile, svelarne la segreta pervasività, produce libertà e la possibilità di un divenire se stessi in armonia con il proprio sentire.

Per sottolineare l’importanza della creazione d’immagini positive dell’omosessualità e mettere in discussione il pregiudizio che è alla base dello stigma sociale, si sono raccolti, mettendoli a confronto, una serie di spot contro l’omofobia realizzati da vari paesi.
La giornata è stata dunque ricca di stimoli e molto seguita, duecento persone affollavano la sala del Museo di Scienze che ospitava il convegno e fa ben sperare per il processo di crescita del nostro paese.

 

CD: CONVEGNO de-generi(s)
      “Riflessioni critiche sull’identità di genere, l’orientamento sessuale e le psicoterapie”

         www.pianetaviola.com

 

8-02-2011


   

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