Notiziabilità


Graziella Tonfoni

 

In occasione della presentazione del suo volume dal titolo “Notiziabilità”, anno 2018, all' approssimarsi della giornata mondiale della poesia Unesco, 21 marzo 2019, ecco che l'autrice stessa, Graziella Tonfoni,  ne illustra lo scopo scientifico e ne sintetizza narrativamente i contenuti, rilanciandoli nel più vasto contesto di una riflessione sul ruolo delle donne in editoria.

Durante il suo passato accademico (Tonfoni G.1983-2015) la ricercatrice, scienziata, autrice letteraria, ha realizzato opere classiche, divulgative, grafiche, poetiche, narrative, pubblicate e ripubblicate, saggi online e compendi stampati, manualistica utilizzabile tuttora nella prassi didattica. La complessità semantica delle sue prose ha richiesto da parte dell'autrice, la costante, parallela realizzazione di ampi apparati critici, includendovi i suoi epistolari, le note, le appendici,i manoscritti inediti. Emerge una vera e propria infrastruttura interpretativa, che rafforza, approfondisce i concetti esposti, per essere trasmessi direttamente in aula o per essere trasferiti ai docenti, mediante ampia corrispondenza, materializzatasi in piattaforme per l'apprendimento supportato a distanza. Numerosi suoi testi sono stati adattati, riproposti, ma almeno altrettanti manoscritti restano inediti, saranno pubblicati postumi. Questa auto-recensione di una autrice atipica, che si esprime sui suoi stessi capitoli, reca il sottotitolo potenziale di “Le forme del libro”. La scienziata intende presentare il suo saggio più recente, intitolato “Notiziabilità”, che può essere considerato come il sequel del suo precedente “Una autrice post-accademica”. Si fa riferimento a due forme editoriali provvisorie, sospese fra narrativa ed epica, intese descrivere la confusione esistente, persistente dell'epoca attuale. L'autrice indica il ruolo estremamente importante e significativo, che le donne direttrici e redattrici sono chiamate a svolgere nella editoria contemporanea.

 

“Donne di pagine” potrebbero essere definite. Curatrici encomiabili, correttrici attente, che raccolgono le pagine altrui impaginandole, rendendole più eleganti, ben leggibili, ma anche donne che sanno intercettare refusi, per evitare che importanti concetti siano sminuiti da errori malcapitati, anche semplicemente infilatisi fra una revisione automatica ed una successiva improvvisamente attivatasi.
Donne meno visibili, ma non per questo meno importanti: sono le levatrici di nascituri articoli, di volumi destinati a crescere e a fare crescere i lettori.
Donne che hanno un potere grande, anche sulle autrici stesse, che possono contare su di loro , affidando loro le proprie prose, fiduciose nella attenta rilettura delle bozze.
Donne ideatrici di giornali come fu Matilde Serao,  prima scrittrice a fondare e dirigere un giornale o iniziatrici di collane come furono Rosellina Archinto ed Elvira Sellerio e altre poi seguendo il loro esempio.
E come oggi è Emilia Lodigiani che con la sua casa editrice ha fatto conoscere in Italia la letteratura nord-europea in particolare con traduzioni di numerose opere di premi Nobel.
Oggi le donne in editoria sono numerose; si confrontano con il problema urgente, difficile della accurata selezione, della conservazione della qualità informativa nell'era della dissipazione delle conoscenze, della sovrabbondanza di mal verificate notizie, restano pioniere forti, sempre alla ricerca in cerca di parametri solidi per la valutazione.

Ebbene sì una donna autrice, proprio per supportare chi la pubblichi, oggi può perfino decidere, senza per questo svilire il senso oppure togliere il vero significato al sacrosanto diritto d' autore, di rinunciare spontaneamente lei stessa agli eventuali emolumenti, lasciando ogni guadagno maturato dalle vendite alle rispettive case editrici, per rafforzare redazioni, che spesso traballano sotto i colpi della globalizzata gratuita, accessibilità assoluta. Per ribadire il ruolo a rischio di estinzione del comitato di redazione.
I diritti di autore sono indiscutibili, valori indiscussi, ma possono essere spontaneamente spostati in molteplici direzioni; la mancanza di fondi non potrà quindi essere più ragione di sconfitta, per quelle redazioni  che non riescano a provvedere se non un correttore automatico, ove chi coordina i listini non possa neppure rileggere rapidamente, per accertarsi che non ci siano refusi, un testo che arrivi già formattato. Si devono ripristinare le antiche abilità editoriali, le pregiate professionalità, che facevano della revisione dei racconti un patrimonio prezioso a salvaguardia della qualità del prodotto finale.

Donne affidabili, che intendano porre fine alla sciatteria e alla evidente trascuratezza che oggi si rilevano spesso allignare, penetrare nella filiera della produzione fino al capitolo finale in stampa.
Donne che possono optare per fare assegnare alle redazioni, alle curatele eleganti, quelle somme che vengano maturate dalla vendita dei manufatti realmente consoni alle esigenze dei bibliotecari.
Per fare fluire quelle liquidità indispensabili a formare prima e impiegare poi, revisori dei testi, non automatici, umane ed umanistiche presenze, che sappiano individuare refusi, numerare capitoli, costruire indici, progettare copertine, controllare accuratamente paragrafi, evitando ammanchi di frasi, spaziature spiacevoli, perfino intercettando errori morfologici, che si siano indebitamente infiltrati nei testi poetici.
Non è quindi una rinuncia spicciola la cosiddetta generosità di prosa, di una scienziata iniziatrice di tale corrente, bensì la testimonianza diretta di un atteggiamento responsabile nel sostegno di quelle sedi editoriali e culturali, che, devono potere proseguire nella loro esistenza, senza cedere sotto i colpi della gratuità pseudo-umanistica, para-umanitaria, che inibisce il ragionamento analitico.

Essenziale oggi sostenere e promuovere il lavoro editoriale di qualità, esortando a evitare le scorciatoie, le frasi fatte, le iniziative scontate, che vedono nelle “spin off” improvvisate un segnale positivo di libertà del pensiero. Insistendo piuttosto che le redazioni rileggano accuratamente ogni frase, risultino loro stesse nelle rispettive diramazioni, le uniche responsabili delle versioni finali dei saggi.
Con il suo leggero volume “Notiziabilità” che potrebbe essere anche intitolato, come nel caso di certi film, che hanno un seguito “Una autrice post-accademica 2” l'autrice ha inteso proporre lei stessa un esempio, realizzando nel corso delle pagine, un percorso formativo di editing con apprendimento della lingua, inteso coinvolgere la redazione della casa editrice.
Nella progettazione del saggio è implicitamente inserito un modulo didattico di cui si notano le fasi di formazione progressiva all' interno, nella formattazione.

Secondo Graziella Tonfoni, liberi si è non quando si sia sommersi di offerte editoriali costanti, impellenti, continuative, oberati di volumi spesso ridondanti, ma quando sia assicurata la qualità di ogni manufatto stampato finale. Soprattutto quando non si trovino sul mercato, miriadi di semilavorati provvisori, mai definitivi, oggetto di continue revisioni tecniche, aggiuntive note, con apparati e glosse spalancate retroattivamente, su scenari apocalittici di disordinato e disallineato ritorno, che affannano i lettori, sottraendo loro tempo utile, necessario per essere investito filologicamente altrove.
Un numero elevato di scrittori, una affluenza alta alle urne della visibilità spicciola non fa cultura automaticamente, neppure il pubblicare tutto sempre e comunque può garantire la crescita culturale. Ne deriva piuttosto la inflazione dei titoli, dei sottotitoli, delle recensioni.
Esiste una emergenza acritica oggi: sommersi da troppe pagine, di cui parecchie imprecise, erronee, perfino devastanti nelle ambiguità, tutti noi necessitiamo piuttosto che molti elaborati inutili escano dal mercato, velocemente, per lasciare posto, sugli scaffali, già troppo affollati, che scricchiolano sotto il peso delle eccessive copertine, dalle coste smembrate, alla prosa solida e stabile, che sia di effettivo valore.

L'anno 2019  si caratterizza come l' avvio virtuoso e virtuale di una nuova epoca che diventi “epica  di uno smaltimento di pagine in eccesso” succedendo all'era della “globale confusione” che, si auspica, sia terminata definitivamente. Lasciandosi dietro uno strascico di refusi di cui alcuni decisamente tossici, da differenziare, da smaltire.
La prosa porosa, ariosa realizzazione della stessa scienziata, nella sua fase post-accademica, intende essere del tutto diversa, distinta per contenuti e forme da quella di tutte le sue precedenti, numerosissime opere. Distanziandosi anche da ogni antecedente epistolario allegorico, analogico, metaforico. Mai si deve infatti trascurare l' intensa produzione di lettere, veri e propri epistolari epistemologici, che l'autrice ha disseminato intorno, con precise indicazioni retoriche, con allusioni stilistiche strategiche, per indirizzare i poeti a compiere le giuste opzioni ritmiche nella più sublime parallassi, per staccarne poi frase per frase quello spessore  allusivo e allitterante, che si collega facilmente al rispettivo contesto nella storicizzata emissione. Emerge l'esigenza di avviare studi specifici sulla rilevanza del paratesto ai tempi di facebook.

Già nel corso dell'annata 2018, era stata prevista una ulteriore compattazione editoriale di significativo spessore.  L'autrice aveva proposto una sintesi teorica delle sue prose più pratiche. Progettata originariamente per diventare una quadrilogia, proprio come la sequenza narrativa dei romanzi di Elena Ferrante, come si andava trasformando nella serie televisiva in onda. Si sarebbe articolata, a puntate, affiancando i suoi saggi composti e pubblicati nella unica annata.
Poi ne propose una trilogia sommaria, in simmetrica proporzione, come le varie precedenti  espressioni a triade della stessa autrice. Sarebbe diventata una edizione unica, per celebrare le ricorrenze future del sommo poeta Dante Alighieri, che tante metafore ed allegorie utilizzava. Cui indubbiamente l' autrice si ispira.
Ma rendere compatibili fra di loro modalità redazionali distinte, conciliare esigenze di sedi, fra loro distanti, i cui comitati e redazioni avevano ciascuna priorità e tempi ben differenti, risultò una impresa ardua, rivelatasi impossibile.
Integrare pagine formattate secondo criteri disomogenei, che avevano comunque una loro ragione di essere nei loro rispettivi territori, avrebbe provocato forzature nella ricompattazione, dando luogo a distorsioni paradossali, estremizzazioni foriere di tensioni interpretative destinate a moltiplicarsi negli anni.

Il progetto di integrare un concetto, destinato a un gruppo di lettura ben preciso, inserendolo in una platea di recitazione a monologo, di diversa provenienza, si rivelava sconsigliabile. Quindi fu la stessa autrice a non volere procedere per evitare il rischio di frizioni e scompensi. Confezionò appositamente, per avvolgere elegantemente questo tentativo, rimasto sospeso, il titolo provvisorio di  “Storia di una mancata riformattazione”.
Se tre fossero stati i saggi potrebbero essere rispettivamente dichiarati cantiche di un inferno di un purgatorio e di un paradiso, purché parte di una necessaria laicità post-ideologica, mai derivati da dogmatico precetto.
Si rispetterebbe così la necessità di capitalizzare di inediti, che l'autrice aveva donato e sparso per riformattarli in una edizione unica, che tenga conto delle rigidità dei moduli, senza dovere a tutti i costi ridurre titoli e sottotitoli, per condensare in fretta concetti, tanto complessi, complicati, da non potere essere necessariamente compressi in limitate righe.
La fragilità liquida delle sue rimanenti rime in prosa, come appaiono sottese in questo unico saggio stocastico, da lei trasformato in oggetto di osservazione acuta, rivela un' unica narrazione intesa diventare addirittura tema centrale, titolo di un nuovo conclusivo, allusivo monologo, il cui contenuto si basa proprio sull'interminabile carteggio, intercorso fra lei stessa digitante con lei medesima riformulante.
Si rileva come la scrittrice, pur accettando di sintetizzare, non arrivi mai a tradire l'essenza delle sue composizioni, mozzandone le frasi, per ottemperare a norme astratte, che mai rispecchierebbero l'autenticità del suo pensiero interdisciplinare. Che non diventi la sua mai, prosa di buon senso interrotto.

Indica il valore didattico di molteplici messaggi, che educano alla gestione redazionale responsabile,  fa notare come si sia prodotto un deficit di lezioni positive in lingua italiana, che citino le tante esemplarità nazionali, in particolare quelle femminili.
Si pronuncia lei stessa a sfavore della gomorrizzazione televisiva mondiale, che scredita  l'immaginario collettivo relativo al Paese Italia, contrapponendovi lei stessa realizzazioni narrative e poetiche, che producano invece effetti di ammirazione.
Pensata per essere complessivamente intitolata “la liquidità del giudizio” questa sequenza di paragrafi pubblicabile, si può considerare come una vera e propria summa filologica, articolata in  digressioni, narrazioni divulgative, prefigurate dalla scienziata per essere raggruppate in una futura antologia potenziale.
Sono versi e capoversi in narrativa stabile, sicura, ad accertarsi che si sappia anche in futuro, che sono stati tutti questi nuovi lemmi, dall'autrice concepiti e composti per essere lessicalizzati.
Come parole chiave, che generano capitoli fra loro coerenti e coesi, sono decifrabili, in più direzioni, in variante ordine di successione, diramandosi fra pagine,con molteplici sensi di scorrimento, seppur tutti siano destinati a costituire un unico volume virtuale e potenziale di sinonimi e di contrari, collegato da nessi logici, reso coesivo da ragionamenti di buon senso.
Sono il risultato di una ricerca autonoma di scienziata indipendente, che si concretizza in una produzione letteraria interdipendente della autrice letteraria che fa riferimento a se stessa autrice scientifica, che si avvale solo delle sue verificate ricerche, esprimendosi in sequenze di pagine, che si richiamano al proprio interno, per essere solo così, coerentemente interpretate.
Pare a lei, e lei ci dimostra, come nel corso degli ultimi anni i lettori italiani residenti, siano diventati insicuri, sottoposti a sfide e proposte editoriali, che sono del tutto sproporzionate rispetto alle loro disponibilità di tempo da investire, dedicando tutta la loro attenzione alla consultazione, sulla base di classifiche, numeri e cataloghi che perdono il controllo filologico delle antologiche riflessioni.

Il volume complessivo, virtualmente concepito, ricomponibile in lingua italiana dal titolo “Anno 2018” pare intraducibile, proprio perché intende mettere un punto e accapo, non daccapo ad una realtà occupata da eccessive offerte, finalizzate al raggiungimento di ideali di premiazione impossibili da raggiungere.
Solo in questo senso, Graziella Tonfoni nelle sue trame astratte e nelle sue sequenze modificabili per ordine di lettura, come sono spesso i capitoli di Roberto Bolano, può essere avvicinata, ma solo per un momento critico, alla fantasmagoria narrativa, in un fantasy politico e poetico, destinato a lettori specialistici di più discipline, alla parabola espressiva del ben più noto scrittore sudamericano.
Nell'era dello spread, inteso come “specialized readings” ovvero sp-read,  la scienziata afferma la possibilità di trasmettere ancora una volta retoricamente, realtà oggettive, ipotesi verificate ma controcorrente, ricorrendo alla modalità del paradossale,esprimendosi quindi con toni e stili surreali.
Per commentare le prose, che rasentano il fantastico, ma non sono per nulla fatiscenti di una Graziella Tonfoni di oggi, dovrà ogni suo critico, che si proclami a lei contrario, rendere lineari le obiezioni, che abbia pronte, rendendole paragrafi di pagine solide, in un unico corpus paratestuale di domande, cui solo la autrice sarà in grado di rispondere.
Chi intenda avvilupparne le strofe, strizzandole fino a renderle improponibili, attivando algoritmi spurii, accenni sguaiati, che conducano ogni di lei verso, ad un possibile insuccesso, proliferando danno ecdotico, l' autrice replica che per mai offendere nessuno, non cessa di procedere con metafore, vere e proprie cautele aggiuntive, che dissemina nelle proprie stanze poetiche.
Di fronte al rischio di fare inutilmente aumentare di numero le sue pagine, inflazionando il potere evocativo del suo racconto, per non dovere lei gravare, con appendici di eccessivo spessore  lessicale, sulle sue prose interne lorde, resta in fiduciosa attesa di una eventuale rivalutazione complessiva al netto, se a cura di esperto unico, competente filologica figura, che conosca approfonditamente la lingua, la cultura, la civiltà, le arti visive, la letteratura, la economia italiane.

Mai più dovranno sussistere elargizioni di obiezioni senza senso, gratuità di illazioni, distribuzioni arbitrarie di frasi estrapolate, che non portino allo sviluppo di abilità redazionali acute, che non conducano le nuove occupazioni maturate, a rilevare ogni errore e ogni refuso rimasto fra le righe o residuo di ambivalenze semiotiche insinuatosi nelle stesse copertine. Per recuperarne loro il senso perduto.
Perché mai più debbano restare in pagina stampata tanti errori gravi, difetti clonati, refusi raffazzonati in serie, errori mixati, mescolati in sequenze, diventando, tutti insieme  confusamente un aggregato spurio di malainformazione permanente.

 

 

18-03-2019