Tornando alla Germania, nel clima creato dalla legge a favore della fruizione dei congedi da parte dei padri sono nate numerose iniziative: fra le tante sorte a livello regionale cito l’ “Aktionsforum Männer & Leben”, che ha tra i suoi aderenti rappresentanze di imprese, chiese, unioni di datori di lavoro e sindacati. Questa organizzazione opera da cinque anni con il preciso fine che un sempre maggior numero di uomini – intesi in senso proprio - possano conciliare famiglia e professione, occupandosi fattivamente della famiglia e non delegandone alla moglie gestione e responsabilità. Nel dicembre 2008 si è svolto un convegno, durante il quale sono state illustrate diverse iniziative avviate in questo senso con il risultato che all’interno del Forum da cinque anni a questa parte il numero dei padri in congedo parentale pieno è decuplicato. È stato sottolineato come siano importanti le offerte di informazione da parte del forum, per esempio sulle possibilità di lavoro a tempo parziale. In questo campo per esempio la fondazione “Hertie” “Beruf und Familie”( Professione e famiglia) offre consulenze a circa 700 imprese/ditte. In un’ottica più allargata, che non mira solo ad un aumento della natalità, ma ad un maggiore impegno civile dei cittadini riguardo al nodo “pubblico/privato”, mi sembra il caso di segnalare una recente iniziativa del ministero degli interni insieme al ministero per la famiglia, connubio unico nella storia della repubblica federale. Il 6 gennaio scorso sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung è stato pubblicato un lungo articolo a firma congiunta del ministro degli interni Wolfgang Schäuble e della ministra della Famiglia Ursula von der Leyen. I due ministri constatano che i grandi cambiamenti demografici hanno causato dei potenziali conflitti, che mettono in pericolo il senso di solidarietà e sicurezza, su cui poggia la democrazia. Sono sempre più evidenti conflitti tra categorie, il cui equilibrio è stato sconvolto dalla rivoluzione demografica in atto. Tra anziani e giovani, tra lavoratori a tempo indeterminato e precari, tra coppie a doppio reddito senza figli e famiglie monoreddito, tra anziani e malati bisognosi di cure e genitori che lamentano la mancanza di strutture assistenziali ed educative per i bambini, sembra si allarghi sempre più la forbice che li mette l’uno contro l’altro in gruppi portanti interessi contrapposti. Oggi la famiglia non è più portatrice di quel patrimonio di esperienze e saggezza acquisiti a cui usavano attingere i giovani, dato che le regole del mondo del lavoro e del vivere sociale sono così repentinamente cambiate. L’imperativo economico della flessibilità e della mobilità professionale contrastano con la possibilità di prevedere e programmare il proprio ciclo di vita con progetti di famiglia, figli e stabilità nella propria vita sociale. Ne risulta un processo di disgregazione delle basi, su cui si fondava la società. D’altro canto la modernizzazione e l’individualizzazione potrebbero dare ai singoli un potere di autodecisionalità e progettualità fino ad oggi sconosciuto, aprendo la strada all’utilizzazione di nuove opportunità di crescita culturale e riconoscimento del merito. Il problema è che non tutti sono nella posizione di poter utilizzare queste opportunità. Molti si sentono anzi incapaci o non adeguati, trascurati o addirittura esclusi dalle possibilità di crescita, che si offrono ad altri. In questa situazione i due ministri si appellano all’impegno della società civile, chiaramente ed in parole povere del volontariato,che lo Stato non può creare per decreto , ma che può favorire e riconoscere con iniziative ad hoc. Essi dicono espressamente che lo Stato non può influire sulla decisione dei singoli, di dedicare tempo ed energia nel volontariato, né può servirsi del volontariato come alibi per sfuggire alle proprie responsabilità. Queste devono essere esercitate con leggi e regole opportune, mediante procedimenti trasparenti e con azioni dirette ad estendere la partecipazione al processo democratico. Ma lo Stato deve mettere a disposizione dei cittadini spazi in cui l’impegno sociale possa crescere, esplicarsi e venir riconosciuto. Si sottolineano iniziative sovvenzionate dalle istituzioni come case, in cui abitano diversi gruppi di età (“Mehrgenerationenhäuser”)come forma di famiglia allargata. Proprio nel riconoscimento dell’importanza della famiglia come base dell’educazione al vivere sociale sta il messaggio, che riconosce nuove forme di famiglia e aggregazione sociale, specialmente dove la famiglia naturale/biologica non è in grado di assolvere al suo compito educativo.(Qui giova ricordare che in Germania negli ultimi anni si sono verificati casi eclatanti di bambini morti letteralmente di fame, per lo più figli di genitori tossicodipendenti. Dato che i nonni non subentrano automaticamente alla cura dei nipoti come avviene in Italia in caso sia necessario – anche perché generalmente abitano lontano dai figli- questi casi sono stati interpretati come un segnale dell’inadeguatezza del sistema famiglia e del suo controllo pubblico ).L’articolo dei due ministri si conclude con l’annuncio di una stretta collaborazione dei ministeri dell’Interno e della Famiglia, che si dovrebbe concretizzare sotto il titolo “Solidarietà sociale e prevenzione”in programmi di educazione della prima infanzia, di ricupero di soggetti incapaci di governare i conflitti senza ricorrere alla violenza, di accoglienza ed accompagnamento degli immigrati, in sostanza di una nuova forma di acculturazione, generale anche nel senso di avere attenzione al genere. Anche con il sostegno del volontariato, questo programma non potrà fare a meno di consistenti fondi governativi, come i già stanziati tre miliardi annuali per gli asili nido. Ultimamente Ursula von der Leyen ha rafforzato le sue proposte di programmi a sostegno delle famiglie anche e soprattutto nell’attuale crisi economica e finanziaria,ricordando che la conciliazione lavoro/famiglia produrrebbe attraverso il lavoro dei genitori effetti fiscali per circa 70 miliardi. Inoltre le misure di sostegno alla famiglia creerebbero da 200.00o a 400.000 posti di lavoro. Le “Lettere ai genitori” Nel quadro della rete di iniziative di appoggio alla funzione educativa della famiglia il ministero ha recentemente incaricato l’Arbeitsktreis Neue Erziehung (ANE), che dal 1969 pubblica ormai diffusissime “lettere ai genitori”, di scriverne due dedicate allo sviluppo ed al sostegno linguistico nella prima infanzia. Queste lettere, la cui prima edizione in tedesco è prevista per aprile, verranno edite nelle nove lingue più parlate in Germania, con lo scopo di diffonderle il più possibile tra le comunità immigrate. 2-07-2009
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