L'ospite
L'immaginazione
dei poeti e i progressi della tecnica conoscono talvolta vicinanze sorprendenti.
Nelle Eumenidi, Eschilo scriveva: "Colei che viene detta madre
non è la genitrice del figlio ma la nutrice dell'embrione appena
seminato. E' il fecondatore che genera, lei invece porta il seme a salvezza,
come ospitante nei confronti di un ospite". Non poteva immaginare
che molti secoli dopo la semina sarebbe passata dai corpi di un uomo e
di una donna alle pareti fredde e trasparenti di una provetta. A restare
immutata, o a divenire addirittura più vera, è invece l'immagine
del corpo femminile come urna, dimora di un ospite eccezionale. Con la
fecondazione assistita, che sposta le fasi prime del concepimento fuori
dall'utero, sparisce infatti anche l'ultimo velo di quell'imprendibile
"vortice creativo" che l'uomo ha segretamente conteso alle madri. Ma, affinché questo viaggio a ritroso non sia solo allucinatorio, è necessario che almeno la "secrezione genitale" possa trovare riparo "in un luogo sicuro e appropriato" all'interno del corpo femminile. La fecondazione in vitro non porta solo "fuori di metafora", ma, separandosi dalla sessualità, incrina l'equivalenza simbolica -pene/seme/bambino-, spinta primordiale del desiderio. Se saltano alcuni anelli immaginari, altri tuttavia si riattivano. Passando il potere generativo nelle mani della scienza, la paternità, vista tradizionalmente come "progetto", tramite indispensabile per uscire dalla fusione con la madre, finisce per essere non più che un ingrediente chimico. L'uomo è sempre il seminatore, ma non tocca più la terra dove il suo seme va a cadere, proprio mentre quel suo 'naturale' possesso diventa, in virtù dell'umano artificio, capace di generare nelle condizioni che l'uomo ha sempre temuto: un corpo che genera da sé, o in un rapporto tra simili, come nel caso delle single e delle coppie lesbiche. Contro l'onnipotente figura femminile che si delinea dietro il "diritto a procreare", la legge 147, da poco approvata al Senato, inalbera il "diritto a nascere" dell'embrione, riconosciuto persona giuridica. La possibilità di separare fin dal concepimento il figlio dalla madre, sia pure solo sotto il profilo della legge, introduce dentro l'inquietante indistinzione di due esseri in uno lo sguardo di un terzo, quel "curator ventris", con cui si inaugura in modo più visibile di quanto non sia stato finora il controllo della sfera pubblica sulla fertilità femminile.
(Carnet - aprile 2004)
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