Luisa Morgantini
, parlamentare europea, ha diffuso una dichiarazione congiunta delle donne palestinesi e israeliane del Jerusalem Link.
E' stata raggiunta con molta fatica, sopratutto da parte delle direttrici dei due centri, Terry Greenblat e Amneh Badran.
E' stata presentata anche al Parlamento Europeo con le delegazione delle donne palestinesi e israeliane e nella seduta plenaria di mercoledì 24 aprile ne è stata letta una gran parte dall'eurodeputata perchè, come afferma lei stessa: "Mi è sembrato giusto e bello dare voce alle voci delle nostre amiche."


Dichiarazione congiunta
di Bat Shalom & Jerusalem Center for women del Jerusalem Link

Le donne palestinesi e israeliane chiedono
la cessazione immediata dell'occupazione.

Israele ha lanciato una guerra aggressiva contro la popolazione civile palestinese inerme. L'esercito israeliano sta attaccando e terrorizzando intere comunità, uccidendo centinaia di civili e distruggendo ed espropriando la proprietà, le infrastrutture e le istituzioni pubbliche palestinesi.

L'uso criminale della forza militare è una risposta legalmente e umanamente inaccettabile all'intifada del popolo palestinese contro l'occupazione illegale e prolungata, che continua a violare i loro più fondamentali diritti nazionali, individuali e collettivi. E' anche una risposta vendicativa ed umanamente inaccettabile agli orribili attacchi sui civili israeliani (per i quali le politiche dei governi israeliani che si sono succeduti hanno una significativa responsabilità), che sono stati condotti nel contesto del fallimento della protezione, in maniera efficace, del popolo palestinese da parte della comunità internazionale, come da mandato della legge umanitaria internazionale.

L'attacco deliberato di civili innocenti, sia palestinesi che israeliani, non dev'essere giustificato. Acuire la sofferenza della popolazione palestinese porterà solo all'aggravarsi della sofferenza e dell'insicurezza di entrambe le popolazioni, e distruggerà ogni prospettiva di pace.

Accanirsi nel dare sofferenza alla popolazione palestinese porterà solo al prolungarsi e all'aggravarsi dell'insicurezza e della sofferenza di entrambe le popolazioni, e distruggerà ogni prospettiva di pace. Né l'assedio imposto al Presidente Arafat dal governo unitario di Sharon porterà pace o sicurezza al popolo israeliano. Per ristabilire un clima favorevole alla ricostruzione di un dialogo politico, i diritti della popolazione civile palestinese devono essere protetti con la legge umanitaria internazionale, e le violazioni sistematiche di Israele devono cessare.

I nostri due popoli non possono cominciare a lavorare per la realizzazione della pace e della sicurezza senza sradicare la causa profonda di questo conflitto, il vero nemico della pace, l'occupazione.

Un clima di paura e l'ossessione di rappresaglia ora attanagliano i nostri due popoli. Noi donne ci rifiutiamo di essere paralizzate o polarizzare da queste paure. Non chiuderemo gli occhi davanti alle cause reali di questo sconvolgimento politico. Non possiamo chiudere gli occhi davanti alle politiche e alle pratiche che sono state progettate allo scopo di umiliare, intimidire e forzare la sottomissione dei Palestinesi al disegno strategico di Israele di espropriazione, insediamento e colonizzazione portato avanti nel corso di 34 anni di occupazione. Non possiamo chiudere gli occhi davanti al fatto che tentativi non-violenti, da parte del movimento palestinese, di opporsi alla negazione dei loro diritti umani fondamentali si sono storicamente scontrati con la violenza e misure repressive da parte israeliana e con il silenzio da parte della comunità internazionale delle nazioni.

Non siamo in grado di chiudere gli occhi davanti alla dolorosa lezione che è stata impartita ad entrambi: l'uso militare della forza, per costringere la sottomissione di una nazione ad un'altra, porta inevitabilmente a trasformare i civili innocenti in bersagli e a commettere crimini di guerra.

Per contenere e mettere fine a questo circolo vizioso va avviato un dialogo politico civile basato sul rispetto e la fiducia reciproci, e si deve porre fine a tutti gli atti che causano danno a gente innocente.
Le sistematiche violazioni della legge umanitaria internazionale, alle quali la popolazione palestinese è stata soggetta, devono terminare.

Facciamo appello agli Stati della comunità internazionale affinché ottemperino alla loro obbligazione di assicurare il rispetto da parte di Israele della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 e di altri strumenti della legge umanitaria internazionale applicabili nei territori palestinesi, ed affinché intraprendano urgentemente misure protettive efficaci a questo scopo.

Per realizzare la pace e la sicurezza, bisogna porre fine al perpetrarsi della negazione del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, nel contesto di un negoziato politico giusto e globale.

In questo momento, di fronte alla tempesta politica e militare, che siamo incapaci di controllare, abbiamo urgentemente bisogno di un efficace intervento internazionale e della protezione della popolazione palestinese. Intraprendiamo insieme il lavoro per questo obiettivo.

C'è un solo futuro per entrambi. Lavorando insieme aumenteremo le nostre possibilità per un futuro migliore. Crediamo che le donne possono sviluppare una voce alternativa per promuovere un sano approccio ed effettive iniziative di pace tra le nostre due nazioni e due popoli.

Le donne hanno già cominciato a dare sostanza alla consapevolezza che una pace giusta è una pace tra eguali. Quando facciamo appello per uno stato palestinese (sui territori occupati il 4 giugno del 1967), a fianco allo stato d'Israele, noi guardiamo a una reale sovranità per ogni stato, compreso il controllo sulla terra e sulle risorse naturali.

Noi guardiamo a un accordo basato sulla legge internazionale che imporrebbe la condivisione della città di Gerusalemme, lo smantellamento delle colonie e una giusta soluzione alla questione dei rifugiati secondo le risoluzioni dell'ONU rilevanti in merito. Nel dare continuità al nostro lavoro comune, non vogliamo solo porre fine all'occupazione, ma contribuire a creare le condizioni per una vita di sicurezza e dignità per entrambe i popoli.

Facciamo appello alle donne e agli uomini, giovani e anziani, di unirsi a noi nella nostra richiesta sincera per preservare la vita, la dignità, la libertà e la speranza per un futuro sicuro nella nostra regione. La costruzione di un'altra generazione di gioventù palestinese frustrata, la disumanizzazione, l'odio, la vendetta e l'oppressione non contribuiscono a risolvere un secolo di conflitto. Il riconoscimento reciproco ed il rispetto dei reciproci diritti individuali e collettivi aprirà la strada alla costruzione della pace.

Jerusalem Center of Women e Bat Shalom
Jerusalem 14 aprile 2002