Marianne Wex, Partenogenesi tra mito e realtà

di Rosanna Fiocchetto


Natalia Goncharova

      

Vorrei attirare la vostra attenzione su una circostanza singolare: quello di Marianne Wex è l'unico libro esistente sulla partenogenesi umana. Perchè? L'autrice sottolinea che il mondo scientifico, pur evitando di approfondirne la portata e il significato, non ha difficoltà a riconoscere la grande diffusione di questa modalità di riproduzione per quanto riguarda le piante e le specie animali cosiddetti "inferiori" (che sono circa un migliaio, dagli insetti ai pesci, dai ragni alle lucertole); ma quando si tratta di confrontarsi con il fenomeno della partenogenesi "nei vertebrati, nei mammiferi e infine nelle donne, incontriamo un grosso tabù". Infatti, sebbene i casi di concepimento partenogenetico tra le donne di origine europea siano attualmente altrettanto frequenti delle nascite di gemelli monovulari, "la coscienza della partenogenesi umana esiste soltanto come una sorta di sapere segreto, amministrato da pochi scienziati/e". Quali sono i motivi di tale silenzio, e per quali ragioni e in che senso ci troviamo di fronte ad un vero e proprio tabù sociale?

 Prima di rispondere a queste domande, per comprendere meglio il punto di vista di questo libro, vale la pena di sintetizzare come, e attraverso quali canali conoscitivi, la partenogenesi sia diventata oggetto di ricerca dell'autrice. Marianne Wex è nata nel 1937 ad Amburgo, e dal 1963 al 198O ha insegnato pittura e fotografia presso l'università artistica di questa città. Ricordo in particolare una sua bellissima mostra realizzata alla fine degli anni Settanta sul linguaggio del corpo come effetto delle strutture di potere patriarcali, nella quale aveva analizzato l'influenza esercitata dagli "ideali sociali interiorizzati" sui portamenti e sulle forme fisiche. Nel 198O Marianne lasciò la Germania per compiere una serie di viaggi in diversi paesi, dove ha studiato i metodi di autocura e di rigenerazione. Il suo scopo era guarire se stessa: un collasso del suo sistema immunitario l'aveva fortemente indebolita, provocandole sintomi molto simili a quelli della sclerosi multipla e rischiando di confinarla su una sedia a rotelle. Mentre si trovava in Nuova Zelanda, cominciò ad imbattersi con sempre maggiore frequenza in informazioni sulla partenogenesi, un campo di ricerca di cui non si era mai occupata e verso il quale non nutriva un particolare interesse personale: quarantacinquenne, era già madre di una figlia ormai adulta ed era totalmente concentrata sui propri problemi di salute. Dunque, come spiega lei stessa nell'introduzione, si domandava perchè, in quel periodo, queste informazioni sembravano inseguirla: "Non trovavo una spiegazione, ma una cosa era sicura: da quando questa tematica era entrata nella mia vita, stavo cominciando a scoprire le mie forze autoguaritrici e ad abbandonarmi completamente ad esse". Nel 1985, tornata in Europa, Marianne Wex venne invitata a tenere varie conferenze, nel corso delle quali i suoi accenni a ciò che aveva imparato a proposito della partenogenesi suscitarono un interesse così vivo da stimolarla a sviluppare ulteriori ricerche e poi, nel 1992, a pubblicarle: "Trovavo, come in un puzzle, sempre più 'frammenti'. Alla fine si formò in me un quadro complessivo sulla partenogenesi da un punto di vista medico, biologico, antropologico, storico, e da molti altri punti di vista, che ho fissato nel testo del libro". Nelle successive edizioni il volumetto, tradotto anche in giapponese, è stato progressivamente arricchito dalle segnalazioni delle lettrici e dall'apporto dei gruppi di donne che si sono spontaneamente aggregati per approfondire la ricerca; fino a quest'ultima edizione italiana, interamente riscritta e aggiornata dall'autrice. "Considero la nascita di questo lavoro un avvenimento collettivo", dice Wex. E racconta: "Durante questo processo, mi si rivelavano con spaventosa chiarezza i contesti del nostro mondo di stampo patriarcale in connessione con la riproduzione umana e soprattutto con la clonazione e la tecnologia genetica". Infatti, insieme alla gioia per la scoperta di questo sconosciuto potere di creazione femminile, una delle sue principali motivazioni di scrittura è stata il preoccupante intensificarsi degli esperimenti sulle donne, sugli animali e sugli embrioni sotto forma di "finzione terapeutica".

   Lo sviluppo delle tecniche di fecondazione artificiale e di ingegneria genetica è legato all'ambizione maschile di avere un pieno e autonomo controllo sul concepimento e sulla riproduzione: una capacità che è invece esclusivamente femminile. Le più recenti scoperte sulla struttura del DNA in relazione alla nostra origine evolutiva (mappatura del genoma umano) hanno dimostrato che il DNA femminile o mitocondriale (cromosoma X) risale ad oltre 143.OOO anni fa ed è di circa centomila anni più vecchio di quello maschile (cromosoma Y), comparso sul nostro pianeta appena 59.OOO anni fa. Dunque la più antica, e per molto tempo unica, forma di riproduzione sulla terra è stata quella partenogenetica. La formazione del cromosoma Y, responsabile della nascita di esseri umani maschili, è probabilmente frutto di una mutazione genetica. Questo cromosoma, che nella convenzione grafica viene rappresentato uguale per dimensioni al cromosoma X, è in realtà molto più piccolo (ha circa un quinto della sua grandezza) e osservato al microscopio appare piuttosto come una piccola "v", ovvero una X monca di due filamenti: quelli che controbilanciano eventuali difetti e predisposizioni deleteri per la salute. E' il motivo, osserva Wex, per cui "nel complesso gli uomini hanno una salute molto più cagionevole delle donne" e una vita meno lunga già a cominciare dalla condizione prenatale, visto che gli aborti spontanei sono più frequenti nei feti maschili.

   Che cos'è scientificamente la partenogenesi? Chiariamo subito che non ha nulla a che fare con la clonazione manipolatoria, la quale è un procedimento artificiale, cioè condotto in laboratorio, che priva una cellula sessuale femminile del suo nucleo, sostituendo ad esso il nucleo di un'altra cellula. Il processo della partenogenesi è invece spontaneo - pur potendo anch'esso essere stimolato artificialmente in laboratorio - e consiste nel concepimento e nello sviluppo di un'embrione mediante un processo di divisione cellulare chiamato "mitosi", nel quale l'ovulo femminile venuto a maturazione si raddoppia da sè, per autofecondazione. Nella riproduzione bisessuale o eterosessuale, invece, interviene lo spermatozoo maschile che si fonde con l'ovulo provocando una divisione cellulare chiamata "meiosi". In questo caso sono necessarie due cellule germinali (una femminile con 46 cromosomi XX, e l'altra maschile con un XY nell'ultima coppia di cromosomi). Nel concepimento partenogenetico è necessaria una sola cellula femminile e ci sono soltanto cromosomi X: quindi nascono esclusivamente femmine. Per di più, si tratta di bambine estremamente robuste e resistenti, perchè nella partenogenesi ogni informazione genetica è doppia. Tale circostanza, com'è ovvio, rende questo tipo di riproduzione molto impopolare tra i maschi, i quali tuttavia la utilizzano ampiamente nella zootecnia per ottenere, ad esempio, solo mucche da latte.

  Per quanto riguarda le femmine umane, invece, come evidenzia Marianne Wex nel suo interessante excursus storico e antropologico, gli uomini hanno cercato di cancellare con ogni mezzo nella società la conoscenza e la coscienza della capacità partenogenetica. In contrasto con il precedente culto della Dea Madre (che simbolicamente partorisce da sè l'universo) e con la centralità sacrale, economica e culturale della donna (capace di autofecondazione) nelle società matriarcali, ai primordi del patriarcato sta il tentativo di fondare miti sostitutivi al maschile, come Zeus che partorisce dalla testa o dalla coscia la figlia Atena, o come la leggenda giudaico-cristiana di Adamo dalla cui costola nasce Eva. "Anche nei popoli già diventati patriarcali, ancora per molto tempo ci furono uomini che vantavano un'origine partenogenetica, fra i quali Pitagora, Platone, Zoroastro, Buddha, Alessandro il Grande, l'imperatore romano Augusto, Cristo"; e questo allo scopo di "accreditarsi" una sorta di superiorità naturale. All'ultima Dea occidentale, Maria, viene concesso di conservare una traccia dell'antico potere partenogenetico nella formula dell'"immacolata concezione": ma anche in questo caso il frutto di essa - evento del tutto improbabile - è un maschio. E  l'attributo di "Vergine" che le viene assegnato subisce un totale cambiamento di contenuto: "il significato originario, che indicava come la donna fosse del tutto indipendente dall'uomo, è andato completamente perduto". La sindrome dell'"invidia partenogenetica" maschile attraversa la storia con incessanti e allucinanti tentativi di imitazione, dall"Homunculus" degli alchimisti medievali ai robot, dai cyborg ai cloni. E che cos'è la fiaba di Pinocchio se non una fantasia partenogenetica maschile artigianale, un Giuseppe falegname che ci riprova con le sue mani e con gli "strumenti del mestiere", clonandosi un bambino di legno?

  Sebbene nella nostra cultura la partenogenesi sia stata resa invisibile, tuttavia la sua esistenza non può essere negata. Lo dimostrano le ricerche mediche e scientifiche, i casi e le testimonianze di cui Wex fornisce la documentazione. Dalla pubertà alla menopausa, è un potenziale che è sempre in noi e che può essere vissuto inconsapevolmente, anche nell'ambito di un rapporto eterosessuale, oppure coscientemente, preparandosi all'unione con una "figlia dell'anima". Come stimolare il concepimento partenogenetico? Oltre all'elenco dei metodi usati nella partenogenesi artificiale, sono illuminanti, da questo punto di vista, proprio le strategie patriarcali di repressione che Wex analizza dettagliatamente, dal controllo del corpo femminile e dalla sua sottrazione al contatto con la luce tramite l'abbigliamento e la segregazione, all'alimentazione fisica ed emotiva contenente elementi in prevalenza "acidi" e ai fattori ambientali, dalla violenza sessuale alla clitoridectomia e al "condizionamento dualistico della coscienza". Avanzando nella lettura di questo libro per molti versi eccezionale, si chiarisce anche il collegamento tra partenogenesi, salute e rigenerazione, un nesso che l'autrice si è trovata di fronte in modo ancora oscuro all'inizio del suo percorso di autoguarigione e che poi si è progressivamente saldato ad una visione ampia e multiforme della creatività universale, del modo in cui la natura preserva e trasmette la vita: prevedendo anche, tra l'altro, la possibilità (preoccupante per alcune di noi, auspicabile per altre) di una scomparsa o di una drastica riduzione del genere maschile.

 

Marianne Wex,
Partenogenesi oggi
- La forza primordiale della donna di concepire da sè, senza partecipazione di un secondo sesso,
Edizioni Lilaurora, Sovicille (SI), 2OO3,
pp. 135 con ill., euro 1O,8O. lilaurora@motrano.it