Parto medicalizzato vs parto naturale

di Paola Banovaz

Divinum opus sedare dolorem. Così sostenevano gli antichi. E così è arrivato a noi.
Nessuna indicazione se sia più doveroso sedare il dolore di un malato o di una persona in salute, nessun aggettivo per dolorem. Dolore patologico, fisiologico, il divinum è nella sedazione delle pene nulla di più nulla di meno.
Quest'adagio è alla base del giuramento ippocrartico, vale per tutti i pazienti, o quasi. Perchè le donne gravide, dalla nullipara alla multipara, oggi nel 2009 dC in Italia non vengono sedate - se lo chiedono - in uno dei momenti più belli e spesso dolorosi della loro vita.

Partorire fa male. Il progresso scientifico ha messo a punto una tecnica, l'analgesia in travaglio di parto, che può lenire se non addirittura eliminare il dolore. Una tecnica nata durante la Seconda Guerra Mondiale per poter operare sulle navi i feriti. Il catetere flessibile che veniva inserito nello spazio peridurale permetteva una continua somministrazione di analgesico anche in presenza di forte rollio.
Sono passati più di 60 anni, la tecnica ha subito variazioni nel mix farmacologico ma sostanzialmente è rimasta inalterata nella modalità di somministrazione. Oggi si usa per interventi alle anche, al ginocchio, per togliere le emorroidi, per tutti gli interventi all'addome inferiore. Quasi mai per il parto.

Il parto in analgesia peridurale è garantito 24 ore su 24 e gratuitamente solo nel 16% delle strutture ospedaliere. Nel 2001 (fonte ISTAT) solo il 3,7% delle donne ha potuto partorire in analgesia. Nello stesso anno il Comitato Nazionale di Bioetica sosteneva che "il diritto della partoriente di scegliere un'anestesia efficace dovrebbe essere incluso tra quelli garantiti a titolo gratuito nei livelli essenziali di assistenza". L'appello viene raccolto due anni dopo dalla Ministra per le Pari Opportunità, l'onorevole Stefania Prestigiacomo, che dedica l'8 marzo proprio al parto. La Prestigiacomo sottolinea come dall'essere madri, anche nel momento topico del parto, discendono diritti e che questi diritti, soprattutto in una società che chiede alle donne di fare più figli, dovrebbero essere garantiti al più alto livello e senza disparità sul territorio nazionale.

Il dibattito politico si fa acceso, ma non così tanto da uscire fuori dal Transatlantico e interessare le dirette interessate. Se di parto si discute lo si fa secondo una logica calcistica. Per l'opinione pubblica il problema è tra una medicalizzazione estrema del parto e una naturalità dell'evento quasi sempre negata. Parto medicalizzato contro parto naturale. Parto medicalizzato come scempio e violenza sul corpo della donna, come cesareo inutile, come episiotomia rituale. Dall'altra parte il parto naturale, rispettoso dei tempi della donna, dolce, formativo e fortificante (V. Schmid). Sono molte le associazioni femminili, femministe, di ostetriche e di accompagnamento alla gravidanza che propongono il parto naturale, in acqua, a casa. L'Ospedale è un luogo di violenza, un feudo maschile dove la donna e il suo bambino non avranno né rispetto né dignità.

L'epidurale è l'ultima frontiera della medicalizzazione del parto. Interviene e disturba il processo fisiologico, ritarda il travaglio, arriva al bambino predisponendolo alla tossicodipendenza o all'alcolismo da adulto (Michel Odent), rende difficile se non impossibile l'allattamento al seno, indebolisce moralmente la futura mamma.

Poco importa se non esistono studi seri al riguardo, se persino sul supposto allungamento dei tempi di travaglio ci si basi su statistiche provenienti dai paesi anglosassoni, dove il quantitativo di analgesico è maggiore rispetto a quello somministrato in Italia. Paesi che tradizionalmente utilizzano con una certa disinvoltura forcipe e ventosa e che quindi alimentano la convinzione che un parto in peridurale finisca spesso con l'utilizzare questi arnesi.

Il mondo politico e istituzionale continua ad interrogarsi sull'allarme lanciatro dal Comitato di Bioetica. Colpisce come negli ospedali italiani non esistono altre circostanze - ad eccezione del parto -  in cui si ritenga accettabile per una persona affrontare una così grande dolore, pur in presenza di tecniche antalgiche efficaci e sicure.

Sarà la Ministra della Sanità Livia Turco a tentare il giro di boa con il DPCM del 23 aprile 2008 inserendo nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) l'epidurale per il controllo del dolore nel travaglio e nel parto naturale. Un'iniziativa che spinge le ostetriche a manifestare sotto Montecitorio.
Cade il Governo Prodi e alla Turco succede Maurizio Sacconi. Il neo-ministro lamenta l'assenza di fondi per garantire il parto indolore nelle strutture pubbliche. Le Regioni quindi si arrangiano come possono. Ci sono le virtuosissime Lombardia e Veneto che si avvalgono di una legge ad hoc per tutelare il parto fisiologico e la lotta al dolore. Il Veneto in particolare già nel 2003 si era dotato di un ampio disegno normativo per lo sviluppo delle cure palliative e la lotta al dolore (DGR 2989/2000 e la DGR 309/2003) e nel 2007 con la legge regionale 25/2007 indirizza la norma espressamente al parto fisiologico.
La 25/2007 parla di rispetto del diritto di libera scelta della donna sulle modalità e sullo svolgimento del parto, di diritto ad un parto fisiologico che le eviti o le riduca la sofferenza (art. 1) ma questo diritto ha degli orari d'ufficio. Dalle 8:00 alle 20:00.

Accade così che nel comune di Venezia l'Ospedale Civile non abbia i fondi per l'epidurale e riesca a finanziare il servizio grazie ai soldi del Casinò e al lavoro volontario di alcuni anestesisti. Che all'Angelo di Mestre l'epidurale non ci sia affatto. Che alla clinica convenzionata Villa Salus della stessa città l'epidurale sia garantita ma solo tra i 4 e i 6 cm di dilatazione e solo dopo aver verificato l'inefficacia antalgica del parto in acqua. Accade che a meno di 20 km da Venezia, a Dolo, l'epidurale sia garantita 24 ore su 24, 365 giorni all'anno. Senza chiedere un soldo in più alla Regione e tutto in isorisorse.

E le donne? Quello che colpisce è il loro silenzio. Silenzio assenso? E' probabile visto che a predominare è la tesi secondo cui in Italia ci sia solo il parto medicalizzato. Siamo infatti i primi in Europa per taglio cesareo (37,8%) seguiti subito dopo dal Portogallo. Eppure proprio l'epidurale potrebbe ridurre il numero dei cesarei. La paura del parto (tocofobia) infatti costringe molte donne a scegliere il cesareo elettivo per potersi sottrarre al dolore. Primi in tagli cesarei e praticamente gli unici in Europa a non garantire l'analgesia in travaglio di parto.

Parto medicalizzato, parto naturale. Forse in Italia esiste un solo modo di partorire. Un modo che non è né medicalizzato né naturale ma semplicemente anticostituzionale e sessista.

Anticostituzionale perchè vìola l'articolo 32 della costituzione ogni qual volta vengano somministrate flebo di ossitocina, episiotomie e tricotomie inutili. Sessista perchè negare l'epidurale a chi la chiede è discriminare e  negare alle donne - in virtù o a causa del loro stato di gravide - il progresso medico che ad altri invece è sempre garantito.

 

Petizione per garantire alle donne l'epidurale gratuita

20-04-2009

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