Spogliarelli d’estate. Breve storia ravennate fra corpi e politica
Ma Aurelio Mancuso, ci ha ascoltato?

Maria Paola Patuelli

Maria Paola Patuelli

 

A poco più di un mese dall’affaire, visto che tutto si muove più velocemente di un tempo, è possibile trarre qualche conclusione dalla vicenda ravennate degli spogliarelli estivi, lavorando sui documenti variamente prodotti, su scambio di riflessioni avvenute all’interno della nostra associazione Femminile Maschile Plurale, abitata da molte donne e qualche uomo, prevalentemente ravennati, ma non solo, e su personali impressioni. La decisione di farne la breve storia è scaturita dopo la lettura dell’articolo di Aurelio Mancuso del 29 luglio scorso, così lontano dalle nostre passioni di quei giorni. Vale la pena confrontare, quindi, le diverse passioni, quelle di Mancuso e le nostre. Nel nostro sito http://www.femminilemaschileplurale.it/ è possibile leggere tutta la cronistoria (comunicati, documenti, riflessioni), di cui con questo articolo propongo una sintesi.

La pratica dello spogliarello estivo in feste del partito Pci, Pds, Ds, Pd, che, nella disinformazione, disattenzione o approvazione più o meno generale, era in atto dalla metà degli anni Ottanta ha, quest’anno, sollevato critiche e obiezioni da parte di Se Non Ora Quando di Ravenna.

Anni Ottanta, non a caso. Quando la TV commerciale ha cominciato a commercializzare tutto. Aprendo la strada a competizioni a testa bassa. Costi quel che costi, i pubblici vanno catturati.

E’ interessante invece che nel 2011, dopo trenta anni, un movimento politico di donne non solo si sia espresso con un proprio documento di critica molto severa ma, e qui è il nuovo, ponga interrogativi diretti a un partito, in questo caso il Pd, e alle donne di questo partito. Cosa che raramente i movimenti delle donne hanno fatto e fanno, e che invece, a Siena, le donne di Se non ora quando si sono solennemente impegnate a fare, senza sconti di alcun genere.

Interessante è anche la dinamica che ne è seguita.

Le donne della Conferenza provinciale del Pd di Ravenna hanno manifestato la loro piena sintonia con SNOQ e lo hanno detto pubblicamente.

Il Pd “maschile”, invece, in una prima nota di fatto ha banalizzato e solidarizzato con i propri volontari, che generosamente tanto fanno, e con abnegazione, e da sempre, per le feste del loro mutante, nel tempo, partito. Ma “mutante” quanto, se la pratica dello spogliarello è viva dalla metà degli anni Ottanta ed ha avuto la forza di resistere fino ad oggi, ben dopo la caduta del muro di Berlino? Non è che qualcosa si è fermato proprio lì, in quegli anni Ottanta? Infatti, quale risposta è stata data alle donne del PD che chiedevano di annullare la serata? Si è pensato di risolvere il contenzioso con una buffa e grottesca par condicio. Accanto a donne che si spogliavano, è stato “scritturato” un vichingo a suo tempo partecipante al Grande Fratello, perché anche gli sguardi femminili potessero avere la loro soddisfazione.

A questo punto la dinamica si è fatta interessante e all’interno di Femminile Maschile Plurale, che fa parte del coordinamento Se non ora quando di Ravenna, abbiamo cominciato a scambiarci informazioni e commenti. Particolarmente interessante una nota di Sandro Bellassai, a commento del primo comunicato “maschile” del Pd.
“A me pare soprattutto allucinante una frase del comunicato ufficiale del Pd. Nel corso dell’incontro i volontari hanno espresso la loro amarezza per il danno all’immagine della festa e del Partito Democratico, prodotto dalla singolare esposizione mediatica relativa allo spettacolo inserito nel contesto del motoraduno, che si è svolto venerdì scorso, enfatizzata rispetto alla portata goliardica che era nelle intenzioni degli organizzatori. In poche parole, il danno («all'immagine della festa e del Partito democratico», mica alla dignità delle donne) è stato prodotto in particolare dall'esposizione mediatica «enfatizzata» che ha avuto l'iniziativa, la quale in sé e per sé invece aveva una «portata goliardica», nelle intenzioni degli organizzatori (immagino che scrivere «delle organizzatrici» sarebbe stato difficile, per fortuna). Goliardica?
Un pubblico di simpatici maschi «di sinistra» (???) che gioiscono dello spettacolo prezzolato di tette e culi è quindi goliardia.
Pensavo che questo incredibile termine, che minimizza, spoliticizza e quindi alla fin fine legittima la peggiore cultura maschile, fosse un arnese consegnato al passato.
Amari tempi ci tocca vivere, in cui non pare più scontato neppure che la terra giri intorno al sole.

Il buco nero è sempre quello: una sessualità maschile che mette in scena il penoso (anche nel senso di fallico...) spettacolo di una virilità compulsiva e feroce, gettando i corpi delle donne in pasto a un branco di uomini patetici, che si illudono così di esorcizzare la secolare paura della libertà femminile.” E Bellassai concludeva la sua nota con un simpatico No pasaran!, sostitutivo della bella risata che seppellisce. Non nascondo che sentire pronunciare queste parole da un uomo è per me di grande soddisfazione, perché è evidente che qualche crepa nell’immaginario maschile si sta aprendo e questo ci consente sia di verificare l’efficacia del discorso femminista che di resistere alla tentazione di non demonizzare, generalizzando, il genere maschile. In effetti, quello che si registra con il movimento di Se non ora quando è l’avvio di una maggiore efficacia del discorso femminista, che comincia a permeare in modo incisivo e capillare lo spazio pubblico e ad essere presente in donne di diverse generazioni e condizione sociale.
E quello che prima non si vedeva o non si prendeva in considerazione, gli spogliarelli estivi ed altro, comincia ad essere questione politica, da segnalare e discutere. Gli spogliarelli sono sempre quelli, la novità è che ci sono donne che dicono al PD: ma perché hai aderito alla manifestazione del 13 febbraio, se poi fai nelle tue feste quanto di peggio fa la TV commerciale? E’ una contraddizione, discutiamone.
E alla infelice nota del Pd “maschile” hanno risposto con parole pubbliche e forti le donne del Pd. Ci pare evidente che, come dicono le donne del PD nella loro nota, il problema sia culturale e politico. Direi ancora prima culturale che politico, non essendo la politica una dimensione astratta, separata. La dinamica ha avuto fasi successive, con un secondo documento della Direzione provinciale del Pd che ha registrato uno spostamento, rispetto alla prima nota banalizzante, con impegni presi di approfondimento politico e culturale che saremo in grado in futuro di verificare.
Una crepa nel precedente immaginario fermo agli anni Ottanta? Un avvio di consapevolezza che si tratta di compiere un lungo e serio lavoro di analisi e di decodificazione di stereotipi? Se così sarà, non sarà poco.

E Se non ora quando di Ravenna ha apprezzato, con una propria seconda nota, l’impegno efficacemente profuso dalle donne del PD. Ma è stato a questo punto, dopo una settimana di scambi di opinioni, una settimana che ritengo densamente politica e che la nostra associazione stava seguendo con riflessioni intense anche al proprio interno (di nuovo vedere nel sito di Femminile Maschile Plurale), che abbiamo letto in gli Altri l’articolo di Aurelio Mancuso. Un articolo strano, che abbiamo fatto fatica a decifrare. Un intreccio di preoccupazioni comprensibili (derive moralistiche) e di giudizi slegati dalla realtà. Mi viene un dubbio. Mancuso può avere avuto impressioni contraddittorie del 13 febbraio, perché è stato del tutto vario e diversificato, visto che si è svolto in moltissime piazze italiane.

Ma il 9 e 10 luglio, a Siena - tutto può essere rivisto ed ascoltato integralmente - non può in nessun modo essere interpretato come Mancuso dice. La maternità? Uno dei temi, è ovvio. Anzi, vorremmo che anche gli uomini, padri e non, si occupassero di paternità in modo intenso e continuativo, proprio per evitare che la questione sia solo o prevalentemente materna.
Certo che si è parlato anche di maternità. Ma come questione sociale irrisolta, come la cura e il lavoro di riproduzione. Non ho ascoltato nessun intervento che sia stato di santificazione della maternità, né le tante donne che ne hanno parlato lo hanno fatto in termini mistici, di ragion d’essere prima e ultima del destino femminile. Altro grande tema affrontato, il corpo delle donne. Perché no, non è il caso che le donne prendano in mano il problema, del corpo e della sua rappresentazione? Vogliamo lasciare la cosa solo ai semiologi, ai sessuologi, ai medici, agli artisti, al marketing pubblicitario? Siamo certi che, in tutte le sue declinazioni, non sia una grande questione politica? E, anche in questo caso, vorremmo che ad occuparsene in modo intenso fossero anche gli uomini, qualunque sia il loro orientamento sessuale.
Non a caso, una collaborazione di donne ravennati e non solo con alcuni amici di Maschile Plurale ci ha consentito di pubblicare recentemente un lavoro durato anni, Partire dal corpo. Laboratorio politico di donne e uomini (Ediesse 2011).

Ero a Siena, e di moralismo non ne ho sentito l’ombra. Anzi, a proposito di “sensualità” e del pericolo che Mancuso vede di un movimento di donne “antisensuale”, con pericoli di derive cattoliche e clericali, desidero ricordare che ho apprezzato in particolare, a Siena, l’intervento della giovane Carlotta, rappresentante di Arcilesbica, e di Pia Covre, che ha svolto un intervento di grande dignità e intelligenza a nome delle sex workers. A proposito di dignità. E di libertà. Che possono benissimo andare insieme, mentre su questo Mancuso sembra avere dubbi. O dignità o libertà?
L’articolo di Mancuso è stato oggetto di riflessione all’interno di Femminile Maschile Plurale.
Che i corpi e gli stili sessuali stiano diventando sempre più questione politica ha avuto, di nuovo a Ravenna, una conferma. Un settimanale locale ha informato di recenti casi di omofobia e transfobia in una scuola superiore della città, segnalati da Arcilesbica, ad opera, pare, di una insegnante di religione. Con molta dignità e consapevolezza dei propri diritti le/i giovani interessati hanno informato la Rete Regionale antidiscriminazione.
In attesa che siano fatte le dovute verifiche, Femminile Maschile Plurale ha prodotto una propria nota di apprezzamento per la denuncia coraggiosa.

Un’ultima considerazione. Degli spogliarelli estivi per merito soprattutto delle donne di Se non ora quando e delle donne del PD si è discusso molto, a Ravenna e non solo. Le donne stanno occupando la scena pubblica con efficacia crescente. Sul caso di omofobia, invece, si è parlato molto poco. Eppure siamo sempre sul piano della dignità, della soggettività, della libertà. Ma i corpi, le vite “delle/degli altri” sono ancora ai margini, poco visibili, o resi invisibili, o tacitati. Ci vorrà tempo, più tempo. Ma a Siena c’è stato un buon inizio.

Concludo con alcune parole dette da Carlotta di Arcilesbica “Le differenze possono crescere insieme, chi si ribella lo fa per tutte, senza vincoli di interessi, dalla sex worker alla madre di famiglia.” E ha ricordato una battaglia da fare insieme, per ottenere le unioni civili, perché “noi lesbiche, in Italia, non possiamo essere né mogli né madri”. No, credo proprio che il nostro movimento non corra il pericolo di derive clericali. Il suo problema, come quello di tutti i movimenti, sarà di trovare coesione e permanenza. La mia impressione, quindi, è che Mancuso non si sia adeguatamente informato, o abbia ascoltato in modo distratto.
L’amica Raffaella Lamberti, a Siena, ha pronunciato una frase d’oro: al diritto di parola dovremmo aggiungere il diritto ad essere ascoltate/i. Se milioni di donne si mobilitano, e propongono, non possiamo dire soltanto, parlate pure. Credo che siano da ascoltare. Ma anche una sola voce quando parla di dignità e di libertà, va ascoltata. Anche se il governo è vacillante, e le ferie sono incerte. Non mi aspettavo che per Mancuso queste fossero priorità che azzerano tutto il resto.


27 agosto 2011

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