Laura Lepetit
Una donna di troppo. Questo è il titolo del libro di Daniela Pellegrini pubblicato da qualche mese nella collana diretta da Lea Melandri della Fondazione Badaracco. Nella premessa Daniela si descrive così : Non so per quali meriti, virtù o vizi assurdi, ho avuto in dote l'onnipotenza. Non è stato comunque facilissimo, anzi direi molto sofferto, essere arrivata a saperlo. Questo inizio dà il tono e descrive tutto il libro. L'autoironia accanto alla assoluta coscienza del proprio valore, la missione e l'immaginazione accanto alla delusione di non essere compresa e seguita sul terreno di una nuova visione del mondo delle donne. Daniela comincia molto presto a pensare e a leggere nei testi quella che poi sarà la scoperta del femminismo. Fin dagli anni '60 inizia creare gruppi di riflessione e di lettura per trovare un nuovo metodo di ricerca, per dar voce alla trascendenza femminile di fronte alla cultura dominante. Già allora Daniela si prefiggeva di elaborare nuovi valori complessivi e condivisibili. Sono i germi di un pensiero che la porterà lontana dal condividere appieno quello che fu chiamato il pensiero della differenza sessuale. Invece di auspicare l'avvento di una donna protagonista alla pari con il genere maschile, prevista da Luce Irigaray per prima, Daniela prefigura un luogo terzo, dove appunto la differenza sessuale non sia più ontologica ma sappia lasciare spazio a un essere umano capace di superare e prevalere sui limiti del genere per raggiungere una desiderabile pienezza. Un pensiero che ancora oggi è difficilmente accettato e che sarebbe utile e interessante rimettere in discussione. Daniela resta dunque una donna di troppo anche adesso! Arrivano intanto gli anni '70, con l'autocoscienza importata dall'America dal gruppo Anabasi di Serena Castaldi, nasce Rivolta Femminile di Carla Lonzi, anche il gruppo DEMAU fondato da Daniela qualche anno prima si dedica a quella pratica. C'è un grande fermento collettivo, si tengono convegni nazionali a San Vincenzo e a Paestum, ripetuto poi di recente, ci si avvicina all'analisi dell'inconscio proposta dal gruppo francese Psycanalise et Politique con cui Daniela ha molti contatti, si parla di potere, piacere, materialità e così via. L'occasione di mettere in pratica tutta la ricchezza di quelle riflessioni avviene negli anni '80 dopo l'incontro fatale di Daniela con Nadia Riva, coi suoi buffi calzettoni gialli e la sua energia e voglia di fare. Comincia un'avventura straordinaria, che riesce a mettere insieme materialità e pensiero, riflessione e divertimento, a dar vita a un luogo capace di accettare tutte le differenze, di età, di censo, di preferenze sessuali o di astinenza, di seduzione o indifferenza. Nonostante tutte queste imprese e tutto questo movimento, personale o delle donne, una vena di malinconia attraversa romanzo di una vita scritto da Daniela. La malinconia di essersi sentita sola e poco riconosciuta sul terreno nuovo in cui si era avventurata. Ho dedicato la mia vita alla politica delle donne Comincia così una poesia intitolata “Un inizio di impossibili conclusioni” posta quasi alla fine del libro. E' un invito a leggere questo testo, interessante e unico, a riflettere e continuare il pensiero di una donna ancora di troppo!
Daniela Pellegrini, Una donna di troppo. Storia di una vita politica "singolare”
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