Storia di una centaura narcisista ovvero di una filosofa materialista.
Daniela Pellegrini, Una donna di troppo

Carla Sanguineti


Il titolo provocatorio del libro autobiografico è in realtà la rivendicazione di una grande passione, l’amore per le donne e il sogno di rifondare il mondo, con loro e per loro. Un amore così assoluto e Total da soffrire per la non speculare risposta di assolutezza, per quella dispersione che non ha permesso di attuare, nella separazione e nella sorellanza, la rivoluzione di civiltà che, Daniela ne è sempre convinta, solo loro, le donne, avrebbero potuto attuare.
“Era la loro sordità che, in caso, mi tormentava”. (p. 33)
Sordità, conflitti, compromessi, mediazioni: “Ho dedicato la mia vita alla politica delle donne, /le donne “di mondo” me l’hanno sottratta.”
 In fondo, un vero abbandono, una cancellazione, un tradimento.
Così rivive Daniela la sua storia all’interno del movimento delle donne e la racconta  ricostruendo pensiero dopo pensiero, azione dopo azione, rapporto dopo rapporto: 50 anni entusiasmanti, folli, in cui l’estasi di certi affinità e sintonie precipita poi nella disperazione dell’incomprensione e dell’inimicizia.
“E io mi chiedo, come voi, cosa è accaduto.
Cosa ci è accaduto dopo tanto fervore e tensione, tanta scoperta e dolorosa fatica?
Cos’è questo impoverimento, di chiarezza, di intensità; questa stasi, questa regressione che ci fa sospirare di delusione con accenti ora lirici, ora comici, ora tragici o crudeli contro noi stesse, le altre, l’oscuro e quasi ormai nemico “femminismo” dilagante in “Ismo”?”. (p. 75)  Diceva nel momento più acuto della diaspora dalla casa delle donne di Col di Lana, ma credo lo ripeterebbe oggi.
Scrivere, raccontare, analizzare, è un modo di curarsi, anche. Ecco allora la storia di una donna bella, tanto, elegante, in carriera, corteggiata e compiaciuta di esserlo, dirigente di un’agenzia pubblicitaria che , poco più che ventenne, nel 1960, viene travolta dall’onda “dei pensieri che vengono da lontano, hanno una storia e un corpo che ha vissuto..” e  scopre il suo essere materia -donna e  quindi la sua “trascendenza, quella di tutte le donne passate, presenti e future”… “Sognavo la loro rinascita folgorante da quel genocidio di massa, il più immane e catastrofico mai perpetuato, in cui erano giaciute per millenni. ”( p.17)
Da quel sogno è nata la mai interrotta pratica politica all’interno del movimento delle donne “... Il primo gruppo in Italia, a Milano, è stato voluto e fondato da me. Era assolutamente di sole donne… Il nome del gruppo era ACAP (Associazione Contro Autoritarismo Patriarcale)...” in seguito “Il gruppo cambiò il proprio nome in Demau ( Demistificazione rimpiazzava la parola “contro” e dava il senso culturale della rivoluzione da me auspicata alla fine del 66 circa.”(p 144)
Il gruppo che nasce a Milano agisce con “inconsapevole sincronia” con il  movimento delle donne in Francia, in Europa, negli USA. La ricerca di una identità perduta  avviene nella separazione dal mondo maschile, vuole essere pratica solidale di vita tra donne e riflessione filosofica per la creazione di un nuovo simbolico e di una nuova etica. Momento fondante di questa immersione nella materia-donna è l’autocoscienza.
Daniela si rivela sempre più duplice, materiale e spirituale, razionale e poetica. Il nuovo modo di essere e sentirsi crea la parola. Poesie si alternano ai saggi, ma spesso anche la prosa ha un andamento poetico.
 “ Ragazze, non riesco più a divertirmi, mi annoio, mi inseguo chissà dove, non mi rallegro con voi, ho l’aria immusonita, preoccupata. Vorrei uscire dalla cupa cappa di definizioni e parole che troppo spesso si tramutano in non allegra brigata di insignificanze…(p 123)
”Vorrei scuotermi di dosso, ruotando e basculando tutto il mio essere, dalla testa ai piedi fino alla coda, come fa un bel cane peloso, tutti i sedimenti, le fanghiglie, i parassiti, i polveroni ed i collari annessi, e correre via con il mio pelo lucido e spumeggiante, Con voi” ( p 176)

Ecco la filosofa materialista o, come piace a me vederla, la centaura narcisista che lancia le sue frecce verso il cielo. ( Devo la bella immagine a un errore di lettura, centaura invece di centratura, come aveva scritto Daniela, ma l’errore ha tolto il velo alla parola, e la visione di lei è balzata fuori scalpitando). Il colloquio è con tutto il mondo delle donne, dal  gruppo parigino Psycanalyse et Politique di Parigi agli innumerevoli gruppi italiani, I libri di Donna Haraway, Luisa Muraro, Luce Irigaray, Rosi Braidotti, Teresa de Lauretis, Lea Melandri, per citarne alcuni,  vengono discussi in convegni e incontri. Si verificano scelte diversificanti,  separazioni dolorose.
Tutto è relazionato con precisione meticolosa nel libro: luoghi, nomi, polemiche, riconoscimenti o dimenticanze. La lettura, palpitante nelle parti narrative di sentimenti e vita, ardua e impegnativa nella sequenza quasi ininterrotta di scritti teorici e programmatici, fornisce un panorama esteso di relazioni teoriche e parole chiave per addentrarsi nell’universo di significanti del movimento delle donne. Intorno a ogni scelta - Autocoscienza e non Pratica dell’inconscio; corrispondenza e non affidamento; rifiuto del rapporto a due, imposto da millenni, e da talune femministe riproposto, e scelta di un luogo terzo -  ci sono distacchi da persone o gruppi con cui Daniela avrebbe voluto rimanere in sintonia. Ogni polemica è una presa di posizione precisa.
 Un lavoro enorme, con centinaia di donne, ricordate con il proprio nome e il proprio volto. E’ quasi impossibile relazionare sui vari  collettivi  cui Daniela ha partecipato con grande effusione di energie fin dalla loro fondazione, da  Via Cherubini a Col di Lana 8, sui suoi molti  saggi,
( temi quali il materno, il linguaggio e le parole, l’inconscio, il denaro, il rapporto teoria azione e molto altro ancora), sui convegni che ha organizzato. Ha coeditato le  riviste “Sottosopra” nel 1973 e, nel 1987, “Fluttuaria”, fortemente voluta da Nadia Riva, la compagna con cui fonda, nel 1981, il Circolo Politico e Culturale delle Donne, Cicip e Ciciap.

Qui sono arrivata io, all’insegna del mio antimilitarismo, nei miei pellegrinaggi in Italia e in Europa da un luogo delle donne a un altro, dove già avevo incontrato Daniela e il movimento delle donne di Milano; io, provinciale di campagna, per il margine che mi ero scelta, la Lunigiana, tra Liguria e Toscana, in un andirivieni continuo con il centro, quasi uscissi dal libro di Bell Hooks. E qui sono stata accolta, nel mio modo di essere, nella mia diversità: i miei libri sono stati presentati e anche elogiati. “Il “terzo”è ciò che è disposto alla accoglienza delle infinite possibilità che ogni soggettività vivente, finita, può porre in essere e praticare. In questo senso il sesso biologico è ben poca cosa!”( p 154)
Quanto ho amato il CiCip per quello che dava a tutte! Compresa la posizione contro la guerra presa con il gruppo  “Libere di Stato” nel 1991 dopo l’attacco all’ Iraq. E non sono mai stata delusa, anzi.
Come le oche di Lorenz, ho continuato a seguire le mie amate streghe nei loro percorsi e voli notturni, anche quando mi affumicavano senza pietà. Ma mi sentivo riconosciuta, come in nessun altro luogo del movimento delle donne,  e ora mi è anche stato chiesto, altro dono, che sento, direi con un po’ di odiata retorica militarista, un onore, di dire la mia su questo libro. Voglio quindi ribadire il grande ruolo da loro svolto, da Daniela e poi da Nadia, nel resistere, nonostante tutto, a perseguire la  possibile altra realtà da immaginare, cioè da trovare dentro di noi, per darle un corpo. Riconoscimento che la Fondazione Badaracco, a nome di tutto il femminismo milanese,  ha tributato a Daniela con questa edizione.
Bisogna leggere questa memoria –diario –confessione per vedere il grande amore che c’è dietro a ciascuna di noi, e non solo quello che vediamo e spesso ci fa soffrire.   
Abbiamo ricevuto anche grandi doni, e Daniela, proprio per questa gratitudine, non deve e non può sentirsi “una donna di troppo”. Anzi, deve persistere nei suoi sogni e tirarci tutte dentro, con discussioni e ricerche, sul fumo delle sue sigarette.

 

Daniela Pellegrini, Una donna di troppo. Storia di una vita politica "singolare”
Franco Angeli, Fondazione Elvira Badaracco, 2012,
€ 33

 

19-02-2013

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