Per
voci recitanti

Paola Gandolfi
Il
prologo. Due voci si ascoltano: la
voce dell'esperienza e quella dell'interrogazione.
L'epilogo
Voce
narrante - il prologo - l'epilogo (Ilaria Dello Strologo)
Prima
voce -
dell'esperienza (Rosanna
Rosattini)
attraversa il tempo di undici anni
Seconda
voce - dell'interrogazione
(Donatella Bassanesi)
luoghi diversi dell'essere, l'interrogazione, intervengono sottolineando
PROLOGO
Voce narrante:
Il non visto il non detto l'altro il non io che mi obbliga a prendere
posizione.
Ombra luce colore luogo dell'origine.
Nel cerchio risuonano le parole viste ma non udite e i colori sentiti
ma non visti.
Parole e colori fluttuano nell'aria senza che riusciamo a fermarli.
Tutti i colori appartengono all'ombra la luce pura non ha colore.
Il colore che ha un peso una qualità e misura che definisce uno
spazio. La realtà oscura che l'anima illumina.
Quando scavalchi il maestro si illumina la scintilla: idea di conoscenza
come illuminazione = scintilla dell' anima.
Leonardo Klee Eckhart...
Tutte queste parole questi concetti questi nomi ci dicono qualche cosa
che noi abbiamo comunque in qualche modo percepito. Venezia, le vele colorate,
l'acqua blu perché riflette il cielo, l'universo, l'incontro tra
io e il fenomeno, gli elementi come eventi tutto è passato in mezzo
a noi tra di noi in noi attraverso la voce che ne è l'interprete
e l'occhio che ne percepisce la forma.
Gli angeli del "Cielo sopra Berlino" di Wim Wenders la biblioteca
l'angelo che si spiaccica a terra nella terra rossa la trapezista che
ballonzola prima poi viene incoraggiata addirittura a volare nell'universo.
Noi abbiamo troppe cose e non abbiamo abbastanza forme diceva Flaubert.
La forma è il vaso o i due profili visti di lato che lo compongono?
Il colore
rosso del quale abbiamo già parlato e scritto o il colore blu che
ancora ci aspetta? Diremo abbastanza o abbiamo già detto troppo
per capire e capirei? E' tanto ed è poco tutto è nulla e
il nulla è tutto. Come posso rendere il niente l'ombra il non colore
se non ho un'impostazione teatrale visiva uditiva se non ho un impianto
teorico dell'universo della luce del colore? Non so se ne sarò
capace. Ci proverò incominciando dall' attenzione che vibrava nell'
aria: noi pronte a captare ciò che potrebbe diventare uno strumento
utile al nostro impianto che deve essere capibile e fruibile anche per
chi non ha partecipato.
Il nulla il centro del cerchio questa volta si è riempito e ha
trovato forma più nell'aspettativa che nel rinvenimento. E' anche
logico è la prima lezione. A me il compito di narrare quello che
avviene dentro di noi e che non è esplicitato.
Non la verità dunque ma l'emozione.
Non ciò che si dice ma il non detto.
Vi sembra una cosa possibile? Mi obbliga a prendere una posizione neutra
ma allora dove va a finire il mio sentire?
E comunque come liberarmi del mio filtro attraverso il quale passa tutto
anche il mio io voce narrante?
Emozione certamente di essere tornate insieme a formare un cerchio emozione
e pescare nel cerchio dove volano e si versano i pensieri pensati e le
sensazioni percepite in quel cerchio in mezzo al quale spira una dolce
aria di voglia di crescere e dove fluttua tutto ciò che non siamo
ancora in grado di fermare.
Tenteremo di volta in volta di fermarle in un diario di bordo da un vascello
concettualmente fantastico e spiritualmente reale che solca in mezzo a
velieri colorati nelle acque blu di un oceano nostrano.
PRIMO TEMPO
"Le
case formano costellazioni in terra"
"Una immensa casa cosmica si trova in potenza in ogni sogno di casa
(...)
permette (...) di abitare l'universo (...)
e l'universo viene ad abitare la casa"
"Attraverso la finestra (...)
la casa intreccia col mondo un rapporto di immensità"
(Gaston Bachelard, La poetica dello spazio).
Prima
voce: Città aperta, città chiusa, casa aperta, casa
chiusa, persone aperte, persone chiuse.
Seconda voce: Aprire-chiudere, aprire-chiudere, la città-la
casa-io-tu?
Prima
voce: È stato un flash immediato, spontaneo, ho pensato subito
alla mia Valle.
Seconda voce: È stato un riflesso abbagliante azzurro? Un
ritorno improvviso? Il revenant? Un fantasma?
Prima
voce: Sono nata a Sondrio, città di fondovalle circondata da
due versanti di montagne, le Orobie e le Retiche.
Il primo boscoso, zona di fitte selve e di ombre, con paesi che durante
l'inverno non sono mai raggiunti dal sole, l'altro soleggiato, zona di
vigneti e di frutteti, con paesi baciati dal sole dal mattino fino al
tramonto.
Seconda voce: Il bosco è abitato dalle ombre, dalle maghe?
E i vigneti, i frutteti, chi li abita?
Prima
voce: si dice che questa caratteristica geografica influenzi il temperamento
delle persone: quelli del versante orobico, del "purivo" come
si dice da noi, sono chiusi, introversi, facilmente irritabili, diffidenti
e invidiosi degli altri che si godono il sole in ogni stagione e in ogni
momento della giornata. Ma sono anche più furbi, più intuitivi,
proprio perché costretti a cavarsela in condizioni ambientali meno
favorevoli.
Quelli del versante retico sono invece più aperti, più allegri,
più disponibili, sempre pronti ad offrire agli amici quel bicchiere
di vino o quel pezzo di formaggio che è costato loro meno sacrificio.
Ma sono anche più ingenui e sotto certi aspetti più vulnerabili.
Seconda voce: Così si parla degli abitanti della Valle,
fra i geni del bosco e dei frutteti?
Prima
voce: È chiaro che se questo poteva essere vero alle origini
dei primi insediamenti caratterizzati dall'agricoltura come unica fonte
di vita, in una civiltà industriale, del benessere, può
solo far sorridere.
Ma io penso che un fondo di verità ci sia ed ho potuto constatarlo
personalmente nei miei genitori, nella mia parentela: la famiglia di mio
padre ha origine purive, la famiglia di mia madre e quella di mio marito
provengono dal versante solivo.
Ed è interessante notare come il patrimonio genetico, il gioco
del distribuirsi dei geni, influisca poi sul temperamento delle persone:
il fratello più estroverso e aperto assomiglia alla madre quella
del versante solivo, la nipote più chiusa ma più furba,
più attenta, sempre all'erta che assomiglia al nonno del versante
purivo.
Seconda voce: Ma sarà poi che la madre è sempre così
soliva-soleggiata-fruttuosa? E il nonno sempre così purivo-ombroso-boscoso?
Prima
voce: ma per fortuna queste caratteristiche influenzano solo il temperamento,
perché il carattere si forma con le varie esperienze, nelle diverse
fasi della vita e numerosi sono gli stimoli esterni che contribuiscono
alla sua formazione che è sempre in evoluzione, fin quando cessiamo
di vivere. Si può essere del "purivo" ma sentirsi in
certi momenti della propria vita aperti, socievoli e disponibili. Si può
vivere in una casa talvolta chiusa agli altri, in atteggiamento di difesa
e talora aperta a scambi, ad incontri. Si può arrivare in una città
e sentirla come una fortezza medievale, che ti esclude, non ti accetta
e poi magari scopri di essere sempre stata tu a non accettarla perché
non la senti come la "tua città".
Seconda voce: Si può essere, si può vivere, si può
arrivare... si può essere? si può vivere? si può
arrivare?.. essere cosa? vivere dove, perché? arrivare da dove?
cosa.. .dove.. .perché?
Prima
voce: Certo se uno abita a Cernusco e continua a vivere a Sondrio
non può pretendere che Cernusco diventi città degli incontri
e dell'apertura.
Seconda voce: abitare e vivere, abitare o vivere. O vivere?
Prima voce:
Ma ecco che qualcosa cambia in te, sei più disponibile verso gli
altri.
Seconda voce: dis-porsi è opporsi, porsi?
Prima
voce: Ne cerchi le motivazioni, sei proprio cambiata, sono modificazioni
tue, soggettive, ma anche la porta della tua casa si socchiude (sei una
del purivo e non potrà mai spalancarsi del tutto) e anche la città
ti sembra un po' meno ostile.
Seconda voce: la tua porta! Che porta?
Maggio
1993
SECONDO TEMPO
"La
luce è già la forma in cui l'assenza
si trasforma in presenza che,
invece di competere con le altre cose,
le mostra, le fa nascere.
La luce può illuminare tutto,
perché è la prima manifestazione
di quell'essere così prossimo al non-essere,
che non è né questo né quello.
Il nulla creatore"
(M. Zambrano, Luoghi della pittura).
Prima
voce: Nonostante abbia trascorso anche lunghi periodi in una casa,
nel ricordo rimane legata a qualcosa di particolare, che si è evidenziato
e posto in primo piano, quasi a rendere sbiaditi e sfumati tanti fatti,
emozioni, relazioni e sentimenti.
Seconda voce: Fatti emozioni relazioni sentimenti? come stanno
insieme? I fatti e i sentimenti? Le emozioni e le relazioni? E poi...
Prima
voce: La prima casa in cui ho vissuto fino a 16 anni - Sondrio, via
Scarpatetti 3 - diventa la casa della malattia di mia madre,quasi un simbolo
della sua sofferenza.
Seconda voce: La prima casa. La più profonda? Quella della
tua sofferenza?
Prima
voce: La seconda casa - via Tremogge 17 - quella in cui ho vissuto
fin quando mi sono sposata, è la casa dei conflitti (con me stessa,
con gli altri, degli altri).
Seconda voce: I conflitti sono secondi? vanno meno in profondità
rispetto al dolore?
Prima
voce: La casa di Milano - via Palmanova 95 - è la casa degli
affetti (mio marito e le mie figlie).
Seconda voce: È porta della città grande? Della modernità?
Prima
voce: La prima casa di Cernusco - via Mosè Bianchi 12- è
legata alla nascita di Paolo.
Prima
voce: Quella in cui vivo ora - via U. Giordano 17- rappresenta la
crescita dei miei figli.
Prima
voce: La casa di Sondrio - via Adda - è legata al ricordo dei
miei suoceri ed è in assoluto la casa in cui sto meglio, in cui
mi sento maggiormente a mio agio. È una casa in cui non ho mai
avuto conflitti di nessun genere, è la casa in cui, da quando sono
sposata, ci siamo sempre riuniti il giorno di Natale, prima con i miei
suoceri, poi con la zia Anna (un' anziana zia di mio marito), in seguito
con i miei genitori e in futuro spero con i miei nipotini. In un certo
senso è la casa che rappresenta la memoria, le tradizioni, gli
affetti che si tramandano.
La casa di Bormio rappresenta invece l'affetto che mi lega alle mie montagne
ed è la casa delle relazioni consolidate nel tempo, quelle con
gli amici valtellinesi.
Seconda voce: Da questo punto incominci a ritornare indietro? Verso
la radice?
Prima
voce: La casa in Umbria è la casa dell' evasione, della spensieratezza,
la casa aperta alle relazioni più recenti, alla mia parte più
in luce.
Seconda voce: Sono gli altri? I più lontani dalla radice
a rendere a te la casa? Ad aprirla per te?
Prima
voce: Così come la casa di Castello dell'Acqua è quella
della mia parte in ombra.
Seconda voce: Ombra inconscio? Ombra radice? Ombra guida?
Prima
voce: È la casa sulle Orobie, di quelli del "purivo",
casa della diffidenza, della discordia, della gente rancorosa sempre sulla
difensiva. Ma è anche la casa delle radici paterne, delle radici
storiche, dell'identificazione con la terra, del contatto più diretto
con la natura.
Dove l'avvicendarsi delle stagioni ti coglieva di sorpresa perché
era più evidente che in qualsiasi altro luogo.
Le pennellate di verde tenero nel bosco e i bucaneve in primavera.
La fienagione e le selve così ombrose d'estate, con i funghi porcini
(l'unico posto in cui ne ho raccolti veramente tanti!).
La raccolta delle mele e i boschi fiammeggianti di giallo e di rosso in
autunno.
E il gelo livido e opprimente tipico dei luoghi in cui in inverno non
giunge mai il sole.
Seconda
voce: I colori delle tue più segrete stagioni? Il verde chiaro
e il bianco inizia l'anno, il tempo? Il giallo e il verde ombroso dell'estate
la stagione meridiana? Il giallo e il rosso dell'autunno, del tramonto?
I colori lividi del gelo, della morte?
Prima
voce: Mi capita raramente di tornare in questa casa, della quale peraltro
sono state cancellate molte tracce che mi erano care. Ogni volta provo
un senso di disagio perché riaffiorano i vecchi rancori e gli odi
tra le famiglie, e rivivo quell' aspetto del carattere di mio padre che
mi piaceva meno. Ma nel ricordo (attraverso il quale spesso avviene la
sublimazione) quella di Castello è
rimasta la casa dei bucaneve, dei crocus, delle violette, del muschio,
della fioritura dei meli, delle arrampicate sugli alberi con il papà
per cogliere le cIliegie, la casa degli odori, dei sapori, dei profumi,
quello del fieno o del latte appena munto, della polenta e delle caldarroste.
Seconda
voce: l'ultima casa, della Valle e della parte d'ombra, la più
'antica', la più segreta conserva i sapori e gli odori, come impronte
di corpi, i segni più sensuali.
Aprile
1995
TERZO TEMPO
"I
medesimi dati,
che prima erano subiti
divengono ora sistemi significanti.
Scavati, lavorati dall'interno,
liberi infine dal peso che ce li rendeva dolorosi o ci feriva,
divenuti trasparenti o perfino luminosi,
e capaci di rischiarare non solo gli aspetti del mondo che somigliano
loro,
ma anche gli altri,
essi continuano a essere presenti nonostante la loro metamorfosi"
(M. Merleau-Ponty, Segni, Milano, 1967).
Prima
voce: Ci siamo chieste che senso hanno i nostri corsi dell'Università
delle Donne.
Tra le varie risposte, una mi piace più delle altre. Metterci in
gioco e tentare di rincorrere dei pensieri che ci portino alla chiarificazione
di luoghi oscuri.
Seconda voce: Tu, metti in gioco i tuoi pensieri? È la pena
dell'oscuro a vincere? Il lampo che la illumina?
Prima
voce: È dal maggio del '93 che i miei pensieri si rincorrono
su luce e ombra. Da quello scritto sulle case che credevo avesse portato
un po' di luce sulla mia parte in ombra. Mi rendo conto che era solo l'inizio
di un percorso.
Seconda voce: Per il fatto di essere un inizio porta in avanti, ma va
anche indietro nel tempo. È un tessere? È implicito un disegno
nel tessuto che si va facendo?
Prima
voce: Luce e ombra erano all'inizio collegate solo a delle case particolari.
Seconda voce: Erano parti di una casa più grande? Nascono da una
casa-madre? Ognuna un nuovo inizio? Un iniziare?
Prima
voce: Spontaneo e naturale il passaggio dalle case ai versanti delle
montagne, al sole e all'ombra, alle persone che vi abitano e al loro temperamento.
Per concludersi come in un cerchio, nella parte in luce e in ombra dentro
di me. Due parti solo apparentemente in contraddizione. Mia madre mi ripeteva
spesso che ero una somma di contraddizioni. In realtà è
proprio questa somma di opposti che mi rende quella che sono. Con il trascorrere
degli anni ho imparato ad apprezzare e a non rinnegare la mia parte in
ombra che non è
mai completamente negativa, che oltre ai suoi difetti ha i suoi pregi.
Seconda voce: Un cerchio come una danza nella quale la parte in
ombra (d'ombra) affronta si confronta con la parte in luce (di luce)?
Prima
voce: Ed ora torniamo alle case.
Nelle case che ho abitato dalla mia infanzia fino ad oggi la luce e il
sole hanno sempre avuto un ruolo fondamentale. Solo apparentemente legato
all'ubicazione della casa. Ora mi rendo conto che luce, sole, oscurità
hanno sempre avuto una forte valenza simbolica.
Nella prima casa in cui ho vissuto fino ai 16 anni vi era pochissimo sole.
E dentro di me è rimasta la casa simbolo della malattia di mia
madre e del timore di perderla.
La casa successiva era connotata da luce, sole, ombra, balconi, da una
ritrovata salute per mia madre. Eppure la casa che sistematicamente ritorna
nei miei sogni è la prima. Quella casa non amata che sembra essere
la parte dominante del mio inconscio. I sogni legati a quella casa non
sono mai lieti e mi conducono sempre a dei risvegli poco sereni. Ma in
modo ricorrente è lì che ritorno, in quelle ombre che con
il tempo ho imparato ad accettare.
La casa di
Castello dell' Acqua, quella sulle Orobie, la casa del "purivo",
è una casa in ombra perché il sole non vi entra direttamente,
ma luce e sole dominano fuori casa, nel giardino e nel frutteto.
Ecco quindi
che l'oscurità non è solo negativa ma è una parte
di due componenti sempre in relazione tra loro.
E questa relazione, questa circolarità chiarifica e spiega la luce
e l'ombra fuori di noi, nella natura e nel paesaggio, ma soprattutto legittima
le nostre contraddizioni interne.
E così
anche nei due versanti delle montagne, quello solivo e quello in ombra,
anche le due case solo apparentemente si contrappongono.
Tanto è vero che la casa dove sto meglio in assoluto, quella in
cui mi sento maggiormente a mio agio, è la casa di via Adda a Sondrio,
nel fondovalle, dove luce e ombra confluiscono e si integrano.
È una casa inondata dalla luce e dal sole, ma è volta al
versante delle Orobie, quello delle selve e delle ombre. Rivolta a sud,
è proprio di fronte al versante in ombra - a cui non si contrappone
ma con il quale è costantemente in relazione.
Luce e ombra,
mai completamente distinti e separati, si alternano, si compensano. Sempre
una compresenza luce-ombra, una con-fusione, un confondersi insieme. I
colori si nutrono dell'ombra.
Aprile
2004
EPILOGO
Voce narrante:
Come mettere insieme scritti apparentemente lontanissimi uno dall'altro?
dodici lunghi anni intercorrono tra di loro ma non solo, non sembra esserci
nessun nesso logico, sono stati scritti per fini diversi in circostanze
diverse, con orizzonti diversi, che cos'è che li può intersecare?
Ci si deve
spostare, porsi come altro al di fuori, alterare il tempo prevedibile.
Forse un crocevia di pensieri dal quale si dipartono altri pensieri fino
a ritrovare un qualche cosa di ricorrente, almeno nelle domande che ci
poniamo sui pensieri stessi. Partendo dalle nostre riflessioni buttate
là, riprese, trattate come un'esca per catturare ciò che
può servire per capire io te, tu me, ma anche e soprattutto io
me, tu te.
Origine -
radice. Aperto - chiuso. Tempo costante uguale che non è il proprio
tempo. Trappola - trappola della ripetizione. Divino - maschera. Pausa
- emozione (emozione è il silenzio, la pausa è ciò
che dà il ritmo, altera il tempo prevedibile).
Domande -
risposte. Quanto sono belle le domande, come sono pesanti le risposte
= pesantezza della cosa da res-pondus. Le risposte contano molto meno
perché limitano il credibile, sono variabili e appesantiscono il
pensiero sono come dei pesi che tengono ancorato l'aquilone a terra e
allora finisce che l'aquilone vola solo per il tratto della corda cui
è legato e poi sbatacchia nell'aria finché non ritorna a
terra o richiamato dai pesi o perché ferito. Voglio volare libera
in mezzo alle risposte continuando a farmi domande.
Parole dette
- parole scritte - parole recitate.
L'importanza delle parole - la fede nelle parole.
Se è vero che le parole volano è anche vero che le parole
scritte restano.
Mi piace volare tra le parole scritte sul foglio. Anche scritte le parole
possono spiccare il volo per un altrove. Anzi più sono apparentemente
immobili nel foglio più si possono riprendere sentire analizzare
vedere pensare interpretare.
La parola scritta permette di essere presa in più seria considerazione
per se stessa, allora si stacca dal foglio e penetra nell'anima, come
un segno una incisione e allora perde l'immagine e diventa pensiero.
La parola recitata diventa spettacolo: impostazione uditiva e visiva la
visione teatrale che percepiamo del mondo ci può arrivare anche
attraverso una maschera ma allora siamo capaci di individuare la realtà
che si cela dietro a una copertura? Siamo in grado di rivelare a noi stessi
la nostra verità? Sì purché non cadiamo nella trappola
della rappresentazione che noi facciamo a noi stessi. Con o senza maschera
prendiamo parte a uno spettacolo. La scelta è tra essere attori
o spettatori se guardare attraverso alla maschera o saper vedere dietro
alla maschera.
Vedo aperto
o chiuso le persone, la casa, la città, il bosco.
Il bosco può essere visto come il luogo che il desiderio infantile
di esplorazione ti fa vedere ombroso buio chiuso oppure come un luogo
dove il sole riesce ad aprirsi un varco perfino tra i rami più
intricati, e allora si creano le ombre che disegnano in terra gli alberi
in un'altra dimensione non più verticale ma come una sorta di personaggi
sdraiati sulla scena di una narrazione orizzontale che si svolge in un
altro tempo anche se sempre di tempo reale si tratta. Allora il bosco
diventa il luogo segreto pieno di luci di colori segreti. Ritornano alla
mente i nostri pensieri. Gli alberi visti come personaggi fanno pensare
al teatro dove tutto viene agito dove ciascuno è il suo personaggio
ma è anche la maschera.
Realtà e finzione. Tu sei l'albero o la sua ombra che di esso racconta?
L'ombra non esisterebbe se non ci fosse l'albero ma l'albero non basta:
ci vuole il sole che ti permette di vederne l'ombra. L'origine dell'ombra
pertanto è chiarissima, ma l'origine dell'albero lo è altrettanto?
Che cosa significa origine? e le radici? Dalle origini si arriva alle
radici o dalle radici torni indietro fino alle origini attraverso la specificità
dell'albero? Che differenza c'è tra origini e radici?
Le origini stanno in alto le radici sono in basso. Le origini si possono
'perdere nella notte dei tempi' dunque includono un concetto temporale.
Le radici sono nella terra a volte affiorano sulla terra a volte sono
aeree comunque includono un concetto di spazio. Le radici sono la base
ma anche il nutrimento dell'albero senza il quale l'albero muore. Le origini
sono il volo di un uccello che lascia cadere un seme senza il quale l'albero
non nasce. Nasce-muore. Quante domande! Nasce però non vuol dire
non muore chè anzi nasce vuol dire che morirà. Le origini
sono un qualcosa che ha attinenza agli altri; le radici sono individuali.
La collettività da una parte, la persona singola dall'altra. Le
radici sviluppano la pianta. Le origini non sviluppano niente: implacabili
sono e saranno sempre le stesse non si muovono: stanno. Se dico radice
vedo una immagine vedo l'albero, non ho davanti agli occhi solo le radici
bensì la terra il tronco i rami le foglie un vero albero che da
lì si diparte. Se scrivo radice penso al nutrimento della piante
penso a che cosa è nutrimento per chi. Se dico origini vedo i pirati
che solcano i mari o i boscimani che intagliano le uova di struzzo. Se
scrivo origini non vedo più niente si perde tutto nella notte dei
tempi ma sento l'influsso forte e sempre presente dell'appartenenza a
un gruppo. Perché la radice è singola, l'origine è
collettiva.
13-05-05
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