Quasi perfetta

di Gemma De Magistris

 


Paola Gandolfi

 

Spettacolo teatrale: QUASI PERFETTA, Testo di Valeria Cavalli, con Giulia Bacchetta, progetto delle compagnia Quelli di Grock
In scena c'è solo un'attrice, Giulia Bacchetta, bravissima, coinvolta e coinvolgente. L'argomento è delicato: l'anoressia.
E poi Giulia diventa Alice, la protagonista del monologo e racconta di come è cominciato il suo disagio e delle figure che le gravitano intorno, impersonandole tutte ma senza mai perdere di vista Alice.

Il monologo dura un'ora ma è serrato, c'è movimento. Si parla di una malattia psichica che passa attraverso il corpo, quindi il corpo cambia. Il cambiamento si rende visibile attraverso i gesti di Giulia che simboleggia la volontà di scomparire mostrando una leggerezza che fa stare male. E gradualmente entriamo nel nuovo mondo di Alice, non solo nel suo dolore ma nella nuova persona che sta nascendo, nei suoi bisogni finalmente svelati, nel suo indicibile che finalmente viene espresso, nei suoi desideri. E tutti i pregiudizi che accompagnano questa malattia ("è vanità", "queste ragazze vogliono dimagrire per diventare tutte veline" "attirano l'attenzione") sono smentiti sulla scena.

L'anoressia sembra avere preso un po' il posto dell'isteria ottocentesca. Disturbo prevalentemente femminile (ma non esclusivamente), ci informa la psicologa dell'ABA l'associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, bulimia e disordini alimentari della cui consulenza si è avvalsa l'autrice dello spettacolo, Valeria Cavalli, che ha costruito un testo efficace e vero.

La rappresentazione finisce, guardo le studentesse e gli studenti in sala, età diverse, scuole diverse insomma quello che gli statistici definirebbero un campione casuale quindi significativo. Mentre le luci si accendono e partono gli applausi c'è come una sospensione. Stanno elaborando velocemente, li ha prese/i. Non hanno fretta di andare via (strano, vero, da parte di "questi giovani così superficiali? eppure è pomeriggio non è orario scolastico), fanno tante domande, si avvicinano all'attrice, si complimentano.

Riprenderemo in classe, partiremo dai loro spunti, perchè è uno spettacolo sulla difficoltà di relazionarsi con il proprio io e con il resto del mondo, sulla costruzione della identità, sul rapporto madre-figlia, lavoreremo sui contributi delle psicoanaliste.
Perchè questo è FARE filosofia.