Il mondo comune delle donne
Cos’è accaduto a quel mondo comune delle donne in cui la molteplicità dei pensieri delle vite delle storie delle appartenenze navigava sul mare della solidarietà e del rispetto, sulla base dei diritti conquistati? E poi ci sono state, (lo ricordiamo?) certe incaute dichiarazioni di principio sull’avvenuta libertà femminile, quando nei fatti si trattava del compimento di quell’emancipazione che consentiva l’accesso ai diritti così come la politica dal ‘700 ad oggi li aveva costruiti. In fondo sapevamo, quando, all’inizio, la parola d’ordine era per tutte “Liberazione”, che non di un fatto o solo di qualche legge si trattava, ma di un processo che avrebbe potuto coinvolgere tutte e tutti. Oggi di fronte alla violenza che minaccia le nostre vite, e c’impone neppure troppo subdolamente vecchi stereotipi del femminile a ingabbiare i nostri sogni e mortificare la realtà, dovremmo avere il coraggio di fare una moratoria sulle differenze e ricominciare a tessere il tessuto della vicinanza. Quando le donne rinunciano a pensare alla propria esistenza libera come luogo di costruzione di un processo pacifico di giustizia sociale, di pari opportunità per le generazioni successive (e non solo per i propri bambini e bambine), quando si chiudono dentro le piccole strategie di conquista del proprio microterritorio, (che sia una casa o una carriera) il patriarcato vince su tutte e i diritti vengono corrosi ad ogni livello. Assistiamo indignate e offese all’erosione dei diritti come alla volgarità delle dichiarazioni pubbliche, gli uomini si esibiscono tra arroganza ignoranza e paternalismo, ma noi sappiamo che il patriarcato non vince senza le nostre piccole/grandi quotidiane complicità, senza i nostri silenzi, le nostre omissioni, la nostra accondiscendenza, il nostro rinchiuderci nel piccolo orizzonte delle sopravvivenze personali, delle necessità di accudimento famigliare, dei piccoli privilegi faticosamente raggiunti, dello smarrimento di fronte alle troppe cose da fare, del perbenismo, della rassegnazione, della stanchezza. La più potente delle donne è comunque assoggettata ai giudizi di un’immaginario collettivo sempre più immeschinito così come l’ultima delle ragazzine che si prostituisce sulla strada. Oggi nessuna donna è esente dalla paura della violenza e non è certo un privilegio che amplia la libertà quello di potersi pagare magari qualche guardia del corpo. La sicurezza è inscindibile dalla libertà, perché è prima di tutto quella certezza felice che abbiamo dichiarato gridando “io sono mia”. Scrivo noi perché ho ancora memoria di quel mondo comune delle donne che non è stato solo un sogno, ma la pratica generosa e coraggiosa di un modo d’essere che ha reso le nostre vite migliori e di questo “meglio” ha saputo contagiare tante e tanti che non possono aver dimenticato. Scrivo noi perché resta in ogni dialogo in ogni scambio della mia vita quella straordinaria eredità Ognuna sa di quali e quante risorse dispone davvero, noi siamo abili amministratrici, possiamo metterne un pezzetto a disposizione di luoghi e tempi in cui costruire possibilità?
3-02-2009 |