Un uragano dirompente senza confini

Adriana Perrotta

 


Antonella Picchio e Giuliana Pincelli nel libro Una lotta femminista globale. L’esperienza dei gruppi per il Salario al Lavoro Domestico di Ferrara e Modena, 2019, Milano, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore, ricostruiscono la storia dei gruppi di Lotta Femminista e del Salario al Lavoro Domestico di Modena e Ferrara, una rete nazionale del femminismo degli anni Settanta, collegata alla International Wages for Housework Campaign.

Documenti, articoli, volantini, manifesti, foto, nazionali e internazionali, prodotti nel decennio di attività, con lo sforamento cronologico di un articolo del 1982, costituiscono la parte più rilevante del libro, e restituiscono la funzione più importante di un Archivio, che non si limita, come a volte si intende in maniera riduttiva, a conservare la memoria, preservandola dalla dispersione, cancellazione, e falsificazione, ma a organizzarne i contenuti per attivare processi di riflessione sui nodi teorici e politici affrontati da una parte rilevante del femminismo italiano e internazionale degli anni Settanta.

Nodi che oggi sono di evidente e incontestabile attualità, ma che allora vennero fraintesi dal resto del Movimento e marginalizzati, se non cancellati, nel dibattito politico e nelle immediate ricostruzioni di memorie.

Il resto del libro consiste di due scritti delle autrici, nei quali ciascuna racconta la propria esperienza di vita e di pensiero e le modificazioni intervenute negli anni della partecipazione al gruppo, alla luce delle consapevolezze maturate oggi, e di un Epilogo sotto forma di intervista dell’una all’altra che rende il senso dell’operazione.

Afferma Antonella alla domanda di Giuliana perché abbia deciso di aderire alla richiesta della Fondazione Badaracco di ripercorrere quell’esperienza politica:

“…l’ho fatto perché sento aleggiare un nuovo vento che rigenera e spinge a condividere le esperienze fatte, a riprendere un cammino che tanti anni fa ha cambiato le nostre vite, facendole fiorire. Sento anche un senso di urgenza e un bisogno di radicalità che però ha bisogno di molta forza collettiva per essere sostenuta. I diversi refoli di aria nuova devono essere incanalati in un forte vento, capace di spazzare via le correnti reazionarie che stanno ammorbando l’aria… Il problema è quello di costruire la forza collettiva in grado di rendere questa radicalità chiaramente dicibile e effettivamente agibile. Una forza in grado di incanalare a livello globale le tante correnti d’aria che stanno smuovendo il femminismo a livello globale in un uragano dirompente, senza confini.”

La bella immagine dei refoli d’aria che unendosi possono trasformarsi in uragano dirompente rimanda alla leggerezza e al contempo alla forza in grado di travolgere gli ostacoli opposti alle lotte delle donne in tutto il mondo e disperde la sensazione di smarrimento che può cogliere di fronte alle tragedie nazionali e internazionali che le coinvolgono oggi, in un clima culturale e ideologico che tende a riproporre regole e gerarchie economiche e sociali atte a ridare fiato a livello planetario a un patriarcato traballante, pur con diversi gradi di intensità e violenza a seconda delle condizioni materiali di vita, e a un capitalismo che, alla ricerca continua di nuove fonti di profitto, intensifica le disuguaglianze sociali e appare sempre più determinato a giovarsi dell’enorme mole di lavoro non pagato erogato dalle donne a sostegno quotidiano e capillare di una massa di uomini deboli e fragili di fronte allo sfruttamento e alla frustrazione derivanti loro dal sistema, nonché alla perdita degli unici poteri dei quali rivalersi sulle donne, quello di essere i guerrieri protettori, in tempo di armamenti sempre più sofisticati, e quello di essere breadwinner, in tempi di smaterializzazione dei processi produttivi, causati dalla automazione.

Vale a dire il lavoro, naturalizzato in dimensione essenziale della femminilità, di donne impegnate sull’intero globo, il lavoro di riproduzione nei molteplici aspetti: biologico, sociale, psicologico, sessuale. Tutto quanto è riassunto nel concetto di “cura”, proposto da vari filoni dei movimenti come elemento fondante per trovare un nuovo paradigma di convivenza, in grado di eliminare la divisione sessuale del lavoro, cioè la struttura portante delle relazioni tra uomini e donne all’origine del patriarcato, strettamente intrecciato con il neocapitalismo.,

Dai documenti riportati nel libro e dalle parole delle autrici emerge che il fuoco delle particolareggiate analisi delle condizioni materiali di vita delle donne e delle conseguenti lotte intraprese dai gruppi di Lotta Femminista e del Salario per il Lavoro Domestico era relativo ai temi del doppio lavoro, della violenza domestica, della salute, della maternità, della sessualità, dell’amore, della prostituzione, con analisi di temi che troviamo oggi ripresi nel dibattito femminista, e non solo. Mi riferisco ad esempio alla denuncia dell’eterosessualità obbligatoria imposta dal patriarcato (p. 189), e al conseguente scambio sessuo-economico principio ordinatore della relazione tra uomini e donne, al quale sono sottoposte sia le mogli che le prostitute (p.89), esiti opposti di approvazione/disapprovazione sociale.

Viene da chiedersi, e se lo chiedono anche Pincelli e Picchio, come sia possibile che una tale ricchezza di analisi e di proposte politiche di un Movimento di dimensione nazionale, radicato in venti città italiane, collegato con realtà impegnate in lotte dello stesso tenore in Inghilterra, USA e Canada, abbia avuto così poca risonanza mediatica e sia stata quasi ignorata dal resto del Movimento di allora in Italia, così da determinare una deplorevole separazione tra due filoni di pensiero e pratiche che avrebbero dovuto procedere strettamente connesse; una separazione che ha nuociuto non poco al contrasto di processi messi in atto dalle istituzioni politiche e sociali del paese, contro i quali ci troviamo oggi a combattere.

Mi riferisco al Femminismo che faceva dell'autocoscienza la pratica fondamentale, perché considerava prioritaria per una reale modificazione dello stato delle cose la ricerca della complicità delle donne con l’ordine del discorso vigente, con il corredo di abilità, funzioni e compiti storicamente determinati ma naturalizzati come costitutivi del maschile e del femminile.

Le analisi e le pratiche dei gruppi di Lotta femminista e del Salario per il Lavoro Domestico mancavano dello sguardo dentro le soggettività, in merito alle fantasie, alle paure, ai desideri, alle aspettative delle donne derivanti dalla interiorizzazione dell'ordine patriarcale.

Il linguaggio usato nei documenti risentiva molto di quello delle lotte operaie in atto in quegli anni, periodo nel quale era diffusa la diffidenza nei confronti degli strumenti analitici marxiani impiegati nelle analisi, per timore di un assorbimento e conseguente neutralizzazione dei contenuti di lotta femministi nella più generale lotta di classe.

A questo proposito è interessante notare che invece i gruppi di Modena e Ferrara praticavano l’autocoscienza, come facevano i due gruppi di Lotta Femminista di Milano, bollati come eretici dalle donne dei gruppi padovani.

Si può anche pensare che forse i tempi non erano ancora maturi per discorsi che si battevano contro processi sociali e politici allora all’origine, che si sarebbero dispiegati massicciamente e più chiaramente nei decenni successivi, sta di fatto che la mancanza di lavoro comune tra i due filoni del Movimento italiano non è stato un elemento positivo per il Femminismo italiano.

Una domanda e la risposta a conclusione del lavoro di Pincelli e Picchio illustrano il senso dell’operazione:

G. C’è qualche aspetto del movimento di lotta delle donne oggi, a livello globale, che ha legami e affinità con le posizioni teoriche e le prassi seguite negli anni Settanta dai gruppi per il Salario al Lavoro Domestico sia in Italia che nella rete internazionale?

A. In realtà con il movimento di Non Una di Meno è facile trovare punti in comune per quanto riguarda gli obiettivi del Piano femminista contro la violenza maschile contro le donne e la violenza di genere, come si coglie dai documenti presentati nel capitolo precedente. Temi ora ripresi con forza a livello globale, della violenza domestica, del lavoro non pagato, del lesbismo, della prostituzione, della intersezionalità, erano molto presenti nel dibattito dei gruppi del Salario al Lavoro Domestico in Italia e in precise azioni politiche portate avanti soprattutto dalle compagne di Wages for Housework in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Canada.

A livello globale, I carichi di lavoro domestico, e la conseguente mancanza di un reddito autonomo, condannano le donne a povertà, stanchezza, isolamento e disparità di potere in tutte le negoziazioni sociali, con gli uomini e con lo Stato, nelle città globali di New York e Londra come in quelle provinciali di Modena Ferrara.” L’incontro tra le due realtà di Movimento che le autrici vedono già in atto in alcuni gruppi del Femminismo fanno sperare bene per il futuro.


14-11-2019

 

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