Il lavoro domestico e di cura non pagato, una sfida politica e teorica sempre più attuale

seminario del 27 MARZO 2010 ore 14.30 - 18.30

Antonella Picchio

 

La questione del lavoro non pagato domestico e di cura svolto in ambito familiare, soprattutto dalle donne, è attualmente oggetto di rilevazioni statistiche sofisticate (ISTAT) e di analisi economiche esterne all’economia strettamente femminista (Rapporto Stiglitz, Sen, Fitoussi), mentre in ambito femminista sta circolando un documento della Libreria delle donne di Milano che pone la questione dell’intreccio tra lavoro pagato e lavoro di cura in un contesto politico di libertà femminile.

In questa fase mi sembra giunto il momento di riprendere la radicalità femminista di un vecchio dibattito sul lavoro domestico aperto in Italia nel 1971 dai gruppi di Lotta Femminista e dal libro di Mariarosa Dalla Costa, “Potere femminile e sovversione sociale”. Non si tratta di voler tornare al passato, ma di riprendere un percorso di analisi e di iniziativa politica che da allora si è perso in molti rivoli. Il lavoro di riproduzione sociale non pagato, costituisce un terreno normalmente  essenziale per la sostenibilità  dei sistemi capitalistici e cruciale nella crisi attuale nella quale l’attacco alle condizioni e al senso del vivere di donne e uomini reali è drammatico e tra le cause principali della crisi.

Il femminismo consente di assumere una prospettiva di analisi basata sull’esperienza delle donne particolarmente adeguata a cogliere i processi reali e le sue tensioni, deve tuttavia individuare anche connessioni più ampie e praticare una politica generale capace di attraversare la realtà anche nei suoi processi strutturali e sistemici: produzione di merci, distribuzione del reddito, mercato del lavoro salariato, welfare, globalizzazione.
Si tratta di questioni centrali per l’analisi del lavoro domestico e di cura non pagato ma anche di questioni su cui  questo lavoro può offrire una chiave di lettura potente per un attraversamento critico della realtà attuale, basti pensare alla sua quantità, alla sua funzione necessaria alla sostenibilità sociale, e soprattutto alla sua qualità etica e relazionale. 
Questo lavoro, inoltre, ci rimanda direttamente  ai nuovi lavori si servizio alla persona che si svolgono nel mercato del lavoro, pubblico e privato, e consente di leggerli in una chiave meno  femminile per quanto riguarda le responsabilità e più realistica quando usa l’esperienza delle donne che fanno e usano lavoro di riproduzione, pagato e non pagato.

2-03-2010