Charlene Spretnak, Le Dee perdute dell'antica Grecia

di Silvia Pietrovanni

 

"Non ci sono dubbi che, nelle primissime epoche della storia umana, la forza magica della donna apparisse altrettanto misteriosa di quella dell'universo;e questo dava alla donna un potereprodigioso, che la parte maschile della popolazione ha fatto di tutto per controllare e impiegare ai propri fini; è infatti singolare come in molte popolazioni primitive di cacciatori esista la leggenda di un'età ancora più primitiva in cui le donne erano le sole a possedere l'arte magica" -Joseph Campbell, Mitologia primitiva: Le maschere di Dio

Quando pensiamo alle dee dell'antica grecia le immaginiamo irose, gelose, apatiche, cornute, immobili, figure per lo più secondarie del dio, figure dell'haremdi Zeus, dio della violenza, dello stupro, della rabbia.

Con questo libro l'autrice ridona la lucenteza perduta alle figure femminili pre elleniche, legate alla terra e ai suoi cicli, e alle genti che sapevano rispettarle. Prima dell'arrivo della spada- come direbbe Riane Eisler.
I miti riportati alla luce sono quelli del popolo dominato, la storia la scrive il cacciatore, e cacciatori ligi al dovere del padre erano Esiodo, Omero, capaci di capovolgere e destrutturare la potenza e l'immanenza delle dee pre-elleniche.
A mancare nella nostra ottica forse è proprio la storia, il plot, quello in cui accade qualcosa, abituati talmente tanto all'eroe e all'antagonista, al bene contro il male: in questi miti accade poco o accade tutto, accade la potenza della creazione e il fluire armonico del tempo, c'è solo la vita nella sua creazione e nei suoi cicli.

L'autrice riscopre dunque il mito di Gaia, nata danzando dal vuoto, di Pandora, depurata dall'ottica di Esiodo che l'aveva bollata come prima donna portatrice d'ogni male, di Temis, la forza che tiene unite le genti (unione e protezione che non prevede la costruzione di mura difensive), di Afrodite, di Atena e della triplice dea lunare Artemide, Selene, Ecate.

Le illustrazioni di Patrizia Merendi fanno di questo libro un dipinto. Un testo capace di osare: osare raccontare un'altra storia, una storia intima, scritta nel dna biologico della nostra umanità, osare mostrare il calice del femminile.
Ad osare prima di tutto è la casa editrice Venexia, con il suo catalogo improntato a dare carta e voce- finalmente- ad un'antropologia che ci riconnette alle radici vive e noninquinate del nostro potenziale.

"Lo scopo di tutta questa ricerca non è quello di ripristinare le strutture culturali preistoriche, ma piuttosto, di trasmettere una possibilità"

 

Charlene Spretnak,
Le dee perdute dell'antica Grecia
Venexia editrice, 2010
Pag. 150, € 22

19-09-2010

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