Tiziana Plebani, Le scritture delle donne in Europa

Liliana Moro


 

Un libro fondamentale, detto senza ombra di retorica, che dovrebbe essere presente in ogni biblioteca soprattutto scolastica. Una fonte copiosa di informazioni, notizie, profili biografici, testi, che tiene fede all'assunto del titolo “Le scritture delle donne in Europa” ricordando le donne europee che hanno prodotto scritti, a partire dal Medioevo fino alla Prima Guerra Mondiale.

Ogni genere di scritti correndo, quindi, parallelamente al possesso dell'abilità della scrittura, strettamente connessa, ma non sovrapposta alla lettura. Leggere e scrivere: capacità contese alle donne, che quindi dedicarono le loro energie a rivendicare il diritto all'istruzione, quando erano in grado di poterlo fare, e ciò è vero non solo per i periodi più antichi presi in considerazione, ma fino a Ottocento inoltrato, quando diritto di voto, parità d'istruzione, parità di salario, accesso alle professioni divennero gli obiettivi dei movimenti delle donne.

“Il conflitto sulla scrittura come mezzo espressivo, su cui pesava il richiamo al silenzio, ha attraversato la storia delle donne, ha consumato molte energie femminili e ha indebolito il loro desiderio” (pag. 273)

Guida il lungo percorso esplorativo di Plebani, il riferimento a Virginia Woolf e in special modo al suo richiamo a distinguere l'uso, da parte delle donne che scrivono, della penna oppure del piccone.

Tuttavia questa non è affatto una storia della letteratura al femminile, anche se vi trovano posto le letterate, le romanziere e le poete, in realtà l'indagine è molto più vasta e si rivolge a ogni tipologia di scritto: lettere, appunti, ricette, testamenti, prove di scrittura per l'autoapprendimento nei primi secoli, diari nei periodi più recenti. In effetti all'autrice sta a cuore sottolineare la trasversalità, la permeabilità delle varie scritture di donne che si influenzano e si contaminano. Come dichiara fin dall'inizio l'autrice:

“Ho cercato di creare un ponte o un terreno di incontro fra scritture comuni e scritture letterarie, tra le molte donne che presero la penna in mano per necessità, bisogno comunicativo, esigenze amministrative, memoria esclusivamente personale e quelle che invece ambivano a essere conosciute da un “pubblico” per le loro creazioni” (pag.12)


Interessante, poi, è un altro nesso che viene introdotto: quello tra la scrittura e il denaro, tra lo scrivere e il riuscire ad ottenere un buon successo e quindi un guadagno da questa attività. A partire dal Settecento ciò fu possibile: si strinse una sorta di patto tra autrici e lettrici, la fetta maggioritaria del pubblico, che fecero la fortuna di prolifiche e indigenti romanziere pressate dalla necessità di sostentare se stesse e la famiglia, oltre che dalla passione per la narrazione. Si porta qui un buon contributo alla comprensione della complessa, difficile relazione tra desiderio, passione e denaro.


Il cammino attraverso cui l'autrice ci conduce illumina diversi aspetti della storia delle donne, e della storia tout court: la storia della cultura, dell'alfabetizzazione, della scuola, degli strumenti di diffusione del sapere e dei luoghi della sua produzione: si scopre, ad esempio, quanto la stampa fu alleata delle donne, facilitando la riproduzione di testi, volantini, almanacchi che circolavano anche tra i meno colti.

Particolarmentre interessante la parte dedicata al grande rinnovamento del Settecento e alla prontezza con cui le donne si inserirono in quell'ampio movimento innovativo e liberatorio, cogliendone le opportunità.

Difficile dar conto di tutte le suggestioni e le informazioni che vi si trovano; in realtà questo saggio, rigoroso nella amplissima e originale documentazione, si legge come un romanzo per la grazia e la fluidità della scrittura di Tiziana Plebani.

Completa la trattazione un'imponente bibliografia e un utile indice analitico.



Tiziana Plebani, Le scritture delle donne in Europa. Pratiche quotidiane e ambizioni letterarie (secoli XIII-XX),

Carocci, 2019, pagg 367 € 32

 

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