"Come nasce il desiderio di politica"

Pensare e scrivere il rapporto tra sé e mondo

di Nicoletta Buonapace e Liliana Moro

 

Il gruppo, arrivato al suo secondo anno, è andato consolidando una sua fisionomia intorno al progetto, ambizioso, di interrogarsi sul desiderio di politica, su una sua possibile ridefinizione o assenza o dimensione necessaria, attraverso la pratica della scrittura. Nel tentativo di intrecciare e mettere in luce i nodi che legano esperienza intima e vita sociale, percorsi personali e politica, abbiamo visto quanto sia forte l’oscillazione tra incanto e disincanto, tra senso di impotenza e voglia di ‘scendere in piazza’,  tra perdita di senso e fiducia nelle parole.


Cosa vuol dire riformulare la politica partendo dalle nostre esigenze, da tutta quella gran parte di esistenza che chiamiamo privato, fare una politica che non escluda una così gran parte di realtà?
Che cosa si intende precisamente quando si esprime la necessità, l’esigenza di diminuire quel divario che esiste tra la politica normalmente intesa e la vita degli uomini e delle donne?

Laura Disilvestro

Non si tratta di fare letteratura o filosofia, ma di dare valore e voce e peso a pensieri e parole che spesso sembrano non entrare nella storia ma che con essa hanno a che fare, si tratta della fiducia nella possibilità di un diverso sapere, che possa modificare la cultura, le relazioni in un mondo sempre più difficile da interpretare.


Non c’è solo il dare rappresentazione, c’è l’idea di comunicare e condividere sentimenti, pensieri, dolori, trarne forza o consolazione. La parola, quando attinge alla vita, cambia il proprio modo di vedere il mondo. Richiede una forma di fede, effettivamente. Una fede laica nella modificazione delle cose attraverso il dialogo, la produzione di sapere o di bellezza.                                                                                                                                     

Nicoletta Buonapace

Leggendo le nostre e le altrui voci, con andamento anche “ondivago” dalle nostre personali riflessioni a quelle indicate da altri/e da cui ci sentiamo interrogate, abbiamo costruito un percorso che vogliamo continuare ad approfondire facendo memoria di quanto emerso negli scritti delle partecipanti.

 

La mia ricerca di equilibrio, di armonia o di senso diventa assunzione di responsabilità in quello che faccio e che dico – sciocchezze e stonature comprese. E’ la mia realtà in questa finitezza che sono.
Finitezza che sono: il mio corpo quindi con tutto il suo interno: materia organica, inesorabilmente deperibile, contenitore anche dei miei sogni, desideri, custode della mia essenza: fragile e forte.                              

Anna Novellini


Il cerchio che si crea ad ogni incontro ci dà “forza e identità” come emerso durante le letture e le discussioni sui nostri scritti, così come si sente qui di “avere compagnia nella riflessione sul mondo”. Ancora una volta procediamo con un metodo autocoscienziale ma, ci auguriamo, non autoreferenziale, sostenute in questo anche dalle sollecitazioni dei testi e dei temi frequentati da Lea Melandri e dalla più ampia riflessione femminista.

Ci sono parole che ci chiedono spazio, ridefinizione, ad esempio corpo, verità, solidarietà, ma anche fiducia, relazione, potere

Come ci collochiamo rispetto alle sempre più frequenti forme di controllo, di influenza sulla nostra vita intima in un momento in cui vita, morte, nascita, amore diventano oggetto di legislazione e regolamentazione e attenzione da parte di stato, scienza, chiesa? Come mai le donne sono state di nuovo espropriate dalla parola sulla sessualità e il corpo, loro patrimonio di riflessione ed esperienza?

 

Il gruppo si riunisce il martedì ogni quindici giorni, in Corso di Porta Nuova 32 a Milano, dalle 18 alle 20