Pollo alle prugne



Marzia Gandolfi

 

 

 

Tehran, 1958. Nasser Ali è un virtuoso del violino, che la moglie ha fatto a pezzi, infrangendogli il cuore. Perduto il suo strumento, Nasser prova inutilmente a sostituirlo, spingendosi in botteghe di città lontane. Fallito ogni tentativo e incapace di essere altro che un musicista, Nasser si lascia morire nel suo letto davanti agli occhi smarriti dei suoi figli e di una consorte mai amata. Negli otto giorni che precedono la sua cercata dipartita, Nasser ripercorrerà come in una favola la sua vita e il dolce segreto che l'ha ispirata. Incantandola per sempre.

"Le penne che non scrivono di valori islamici vanno spezzate", sosteneva Khomeini, spingendo le 'voci' indocili dell'Iran all'esilio o alla clandestinità. Non basta allora un 'pollo alle prugne' a rimediare il danno e a riempire il vuoto di una perdita, quella di una donna, di un amore, di un Patria. Avvolgendo il live action con l'animazione fiabesca e il sogno felliniano, la regista Marjane Satrapi continua la sua ricerca artistica ed esistenziale, traducendo per lo schermo la sua graphic novel (Pollo alle prugne), ribadendo l'inaccettabilità della lontananza e avvalorando il suo lavoro come riflesso della propria vita di 'esule'. Perché ancora una volta i suoi protagonisti verranno banditi, allontanati dalla fonte della propria ispirazione e costretti a cercare un luogo dove sentirsi sicuri e vivere pienamente la propria ossessione.

Se la protagonista di Persepolis sceglieva per sé e per la sua libertà un 'giardino' reale (Parigi), il violinista senza violino di Pollo alle prugne muore di consunzione dentro un Eden mentale che bandisce ogni regola a favore dell'immaginazione. Un'immaginazione che può tornare alla propria patria e alla propria memoria, abitata da chi abbiamo amato e mai dimenticato. Sotto la favola, lo humor e il neorealismo fantastico della Satrapi, batte (e ribatte) un'idea politica, che non dimentica di saldare i conti (anche) con l'America (colpevole del colpo di Stato del '53) in una sequenza mordacemente sprezzante sull'ottusità genitoriale e la cultura 'ingrassante' degli States.

Nasser Ali, interpretato da Mathieu Amalric, singolare alchimista del fantastico, funziona allora come l'allegoria complessa e sofisticata di un movimento dell'anima contro le odiose persecuzioni di regime consumate nella società iraniana. Una resistenza che dopo la fuga di Persepolis, (ri)cerca la morte e il silenzio come ultima (ri)soluzione.

 

13- 4 2012, da MyMovies.it