Potiche

( La bella statuina)

di Marzia Gandolfi

 

 

Suzanne (la bella statuina del titolo) è la moglie borghese e casalinga di un facoltoso industriale, sgradevole in famiglia e impopolare presso i suoi operai. Sequestrato durante uno sciopero dai suoi esacerbati dipendenti, Robert Pujol viene rilasciato grazie all'intercessione della moglie e all'intervento di Babin, deputato comunista e vecchio amante di Suzanne. Liberato ma infartato, Robert è costretto al ricovero e ad affidare l'azienda e la responsabilità di negoziare coi sindacati alla sua svagata consorte. Dietro la scrivania e con sorpresa di tutti, Suzanne si rivela capace di corrispondere le rivendicazioni operaie e di rilanciare l'attività aziendale. Le fanno corona i due figli e Babin, che riprende a corteggiarla. Il rientro di Robert complicherà la vita ritrovata di Suzanne, decisa a non cedere il passo e a procedere oltre.

Soltanto a François Ozon poteva riuscire l'impresa di ricongiungere in un film e dentro un medaglione la coppia Deneuve-Depardieu che, perso l'ultimo metrò a un passo da Montmartre, aspettava da tempo un'altra corsa e un'altra occasione. Ma non si limita a questo la commedia di Ozon, che racconta una storia di emancipazione femminile e fa i conti con un personaggio che reclama il suo posto. Catherine Deneuve, algida femme fatale e specchio del desiderio maschile ieri, diventa negli anni Settanta ricreati da Ozon una donna che si fa carico del proprio destino e della propria storia.

Costretta in una gabbia dorata da un marito fedifrago (frequenta il Badabum - un night equivoco), Suzanne da oggetto ornamentale ( potiche è un vaso privo di valore che ha il solo scopo di arredare) diventa soggetto divorante, capace di muovere i fili di una deflagrazione e “seppellire” (in casa) un marito incapace di arginarla.

È di nuovo una donna a incarnare il cinema discontinuo, singolare e inarrestabile di Ozon, vestito di oggetti che contribuiscono a creare un paesaggio domestico seducente, fatto di divani, tavoli, scrivanie, sedie, telefoni, soprammobili. E il piacere del suo cinema nasce ancora una volta dal riconoscimento del modello del cinema classico, elaborato criticamente e nostalgicamente, traboccante di pulsioni anarchiche, siparietti musicali, spettacolo della vita, teatro dello straniamento, set da melodramma e ancora poesie, canzoni, palpiti, applausi. Applausi prolungati per un giro di danza che guarda in macchina e un abbraccio che abbraccia Gérard e Catherine.

 

Da My movies