Presentazione della Libera Università delle Donne

a cura di Paola Redaelli


Paola Melchiori e Paola Redaelli


L'Associazione per una Libera Università delle Donne, nasce nel 1987 come frutto di un'intensa e proficua relazione tra alcune femministe che avevano insegnato nei corsi 150 ore per sole donne, e alcune donne appartenenti al vasto movimento di quegli anni, che, nei Centri-donna, nei Consultori per la salute della donna, nelle Biblioteche di zona, aveva dato vita a momenti permanenti e autonomi di riflessione e attività.

L'incontro tra questi due gruppi, che rappresentano in parte anche due generazioni, caratterizza in modo inconfondibile la Libera università nella galassia del movimento milanese. Il progetto di allora si imperniava su "corsi" di durata variabile, al cui interno avveniva un processo di crescita e di elaborazione, di rivisitazione critica di vari campi della conoscenza, tra donne con esperienze sociali e culturali diverse: le insegnanti con i loro saperi disciplinari e quelli maturati nella pratica femminista, le corsiste con i saperi maturati nella loro esperienza di vita rivista nell'ottica della creazione di un soggetto femminile autonomo. L'approccio condiviso, che metteva al centro il vissuto di ogni singola partecipante e il nesso tra sessualità e saperi, mirava alla trasformazione individuale e collettiva, era dunque politico. Nel 1997 pare utile inserire tra le finalità generali dell'Associazione sancite dallo statuto anche quella formativa, perché alcuni corsi possano essere riconosciuti a livello istituzionale come momento di formazione delle insegnanti. In questo contesto nasce anche il primo progetto di formazione di mediatrici culturali, promosso dalle donne che avrebbero poi dato vita all'associazione autonoma Crinali.

Anno dopo anno, ai tradizionali corsi (in cui si cerca un rapporto nuovo con letteratura, scienze, filosofia, arte, cinema, scrittura) si affiancano dunque altre iniziative. La Libera università aspira a mettersi in relazione con il profondo mutamento in atto nella realtà sociale, culturale e politica: si tematizzano attraverso gruppi, dibattiti, seminari, convegni, pubblicazioni (ma anche attività come raccolte di fondi e manifestazioni) questioni come le tecnologie della comunicazione, il confronto con culture altre dalla nostra, il radicale cambiamento della qualità, dei modi, dei tempi e del significato del lavoro, lo sviluppo delle biotecnologie, la religiosità femminile e il mito, l'uso dell'immagine, l'articolarsi dei femminismi, le guerre, le politiche securitarie.

Se la via di assumere anche i compiti di un'agenzia formativa, sia pure di tipo particolare, non viene a lungo perseguita, l'evoluzione della Libera università non si arresta: nascono al suo interno gruppi di riflessione, discussione e pratica politica, di durata variabile (Soggettività lesbica, Procreativo, Lavoro, Paura e sicurezza); alcune donne più giovani che hanno avuto modo di partecipare a qualche sua iniziativa si pongono il problema del loro rapporto con il femminismo (proprio su questo tema, nel maggio del 2002, viene organizzato lo "Sconvegno"). La Libera università diventa un luogo da cui guardare a tutto ciò che avviene nel mondo attuale e non solo ai temi su cui tradizionalmente si è esercitata la pratica femminista, articolando un punto di vista che parte dalla consapevolezza che il pensiero dominante si costruisce a partire dall'astrattezza della coppia (oppositiva e complementare) maschile-femminile e su una catena di coppie da essa derivanti che serve a mascherare l'esistenza simbolica e materiale del soggetto unico, detentore di ogni visione e potere sul mondo, che opprime tutti, ma innanzitutto le donne.

Nel settembre 2004, la Libera università delle donne inizia un difficile dibattito interno per dar luogo a una trasformazione che la renda possibile agente del cambiamento nella sfera pubblica, rispetto alla quale si è impegnato il Comitato di gestione (responsabile della progettazione culturale, dell'organizzazione e dell'amministrazione) eletto nel marzo 2005. Si tratta di fare un passo in avanti e superare due questioni cardine che sono venute evidenziandosi negli ultimi anni: quella del rapporto tendenzialmente passivo insegnante/allieva e quello dell'eterogeneità delle molteplici iniziative non sufficientemente vagliate e discusse, che rischiano di rendere poco trasparenti il suo percorso di ricerca, il suo volto e il suo discorso su problemi di grande rilievo, i suoi rapporti con le altre associazioni e la sua pratica politica.

L'Associazione per una libera università delle donne, di cui è presidente Anita Sonego, si regge sul lavoro volontario e sulle quote associative di più di 100 socie, oltre che su modesti contributi delle istituzioni pubbliche, peraltro ulteriormente assottigliatisi da tempo.
Pubblica un Notiziario che esce due volte l'anno e le dispense dei corsi/seminari.

Negli ultimi anni si è data un sito Internet - <http://www.universitadelledonne.it> - con una versione in inglese, continuamente aggiornato e capace di diffondere informazioni sia sull'attività della Libera Università che su quella di gruppi affini a livello nazionale e internazionale.
Condivide la sua sede in Corso di Porta Nuova, 32 - 20121 Milano con altre associazioni di donne: Unione femminile nazionale, Archivi riuniti delle donne, Cooperativa Crinali, Fondazione Elvira Badaracco.

 


Associazione per una Libera Università delle Donne - APS - Associazione culturale fondata nel 1987
Corso di Porta Nuova, 32 - 20121 Milano - tel./fax 02 6597727 - C.F. 97059220158

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